Francesco Cocco
E’ in libreria l’ultimo libro di Gianfranco Sabattini: “ Stato, Democrazia, Socialismo nel dibattito risorgimentale”, ed. Tema. Ecco una recensione di Francesco Cocco.
Gianfranco Sabattini, dopo lo stimolante lavoro su Mazzini, di cui ci siamo occupati su questo blog nel 2012, pubblica un altro interessante volume, edito dalla Casa Ed. Tema, in cui la figura del grande patriota genovese è analizzata raffrontandola con due suoi grandi contemporanei (Marx e Bakunin) in relazione ai temi dello Stato, della democrazia e del socialismo.
Analisi, quella di Sabattini, in cui il pensiero economico fa da sottofondo a tutta la sua riflessione, ma è anche e soprattutto ricerca su temi politico-istituzionali che derivano dalle rispettive visioni dello Stato della democrazia e del socialismo. Ed è un sottofondo, quello economico dell’ autore, che sostanzia l’attualità di tutta la ricerca. Questo perché G. Sabattini non è solo un fine economista ma , sulla scia dei grandi maestri del pensiero economico, rivela un interesse che sa guardare alla società con un orizzonte a 360 gradi.
Certo il discorso dell’ autore va letto con un’ ottica che sappia guardare lontano Senza cioè pensare che sia possibile una qualche utilizzazione immediata perché siamo in presenza di categoria apparentemente utopiche, dietro le quali si agitano però i temi centrali del tempo presente.
La propensione per Mazzini è evidente i. E’ un aspetto sottolineato anche da Manlio Brigaglia nella stimolante prefazione. Ed è questo un particolare importante perché recupera al dibattito politico attuale un pensatore al quale non è stata prestata la sufficiente e meritata attenzione. Ciò per il modo in cui storicamente è andato configurandosi il dibattito politico a partire dalla seconda metà dell’ Ottocento e poi per tutto il Novecento.
Mazzini è stato messo in ombra dalla crescita dei movimenti politici che ideologicamente si sono rifatti al pensiero marxiano. Eppure è stato un pensatore socialista, e come tale avrebbe potuto ricevere maggiore attenzione anche da parte delle componenti che si sono richiamate al movimento operaio. Come pone in evidenza Sabattini, Mazzini è un pensatore socialista “se il socialismo è concepito come strumento per la diminuzione dell’ ineguaglianza”. Un socialismo diretto “ ad evitare che gli incrementi di ricchezza…… favoriscano la costituzione o la conservazione di gruppi privilegiati…..” Questo perché “Mazzini condivide con Stuart Mill l’idea della realizzazione di una comunità democratica in cui ottenere una più equa distribuzione del prodotto sociale a favore dei lavoratori”.
Solo brevi enunciazioni più che sufficienti a collocarlo nel panteon dei pensatori socialisti italiani e soprattutto a dargli un’attualità alla luce delle gravi distorsioni che la distribuzione della ricchezza è andata assumendo in Italia negli ultimi decenni. Attualità che acquista spessore anche alla luce della dimensione morale del pensiero mazziniano, perché è lo Stato nello sua dimensione etica che si deve far garante della realizzazione di un tale obiettivo.
Certo siamo lontani dalle basi del pensiero marxiano, dove l’obiettivo non è la garanzia etica di un’equa distribuzione della ricchezza, bensì il controllo dei mezzi di produzione della stessa. Ed è lo Stato che si fa garante della proprietà degli strumenti di produzione a favore di una certa classe sociale. Lo Stato nasce infatti col nascere delle classi. E’ pertanto un prodotto della storia di classe ed in quanto tale è destinato a morire. Con la scomparsa delle classi scompare lo Stato, ed al potere sugli uomini subentra il “ potere sulle cose” . Cessa, cioè, di essere un potere politico (di classe) per farsi “potere amministrativo” (amministrazione sulle cose).
Certo sono teorie che vanno affrontate in una prospettiva che sappia guardare molto lontano. Cioè vanno affrontate in una prospettiva di liberazione umana perché sono nate in un’ ottica di libertà, anche se poi ad un certo punto (si pensi allo stalinismo) hanno finito per farsi strumento di oppressione anziché di libertà.
Anche In questa considerazione va ricercata l’attualità del lavoro di Gianfranco Sabattini. Attualità che non va esclusa neppure per il pensiero di Bakunin, “fortemente ostile verso ogni forma di potere centrale, per cui si oppone, sia allo Stato marxiano……… sia allo Stato repubblicano-democratco di Mazzini”. Per L’anarchico russo ”la presenza di uno Stato autoritario e la dittatura del proletariato portano al dispotismo di una nuova classe, la burocrazia che impedisce la formazione e la pratica di qualsiasi forma di solidarismo sociale” . Non vi è dubbio che Bakunin aveva individuato questi processi che attraverso la burocrazia portarono poi l’ Unione Sovietica al trionfo di Stalin e per esso al trionfo di una nuova classe privilegiata.
Ma sbaglieremmo a pensare che sia solo in questa percezione l’attualita del pensiero bakuniano. Si pensi alla rilevanza dei problemi attinenti al territorio, alle identità , alla salvaguardia delle comunità per capire come quel pensiero possa essere letto in una dimensione di attualità. Oltretutto può certamente aiutarci a capire aspetti non secondari di come oggi va configurandosi la “questione settentrionale”.
In ultima istanza sia in Mazzini , che in Marx, che nello stesso Bakunin è individuabile un sottofondo ed un anelito di libertà che possono aiutarci nelle difficoltà del momento presente. Naturalmente a condizione che sappiamo liberare la loro elaborazione teorica dalle molte distorsioni nate dalla polemica politica del secolo scorso . Ed anche per questo dobbiamo essere grati al lavoro di Gianfranco Sabattini
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