La buona scuola a Cagliari

26 Ottobre 2014
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Gianna Lai 

Attenzione, viene la Ministra a Cagliari, e il Direttore generale si mobilita, e anche i bambini della scuola elementare saltano la lezione per dare il benvenuto all’ospite. In fiocco e grembiule occupano la prima fila della Fiera di Cagliari, come in una coreografia dei vecchi bei tempi, verrebbe da dire, quando il rapporto tra istituzioni e popolo si fondava esclusivamente sulla propaganda. Per il resto, due docenti e due classi di ogni scuola. Senonchè trattasi semplicemente del Sottosegretario, uno di Forza Italia passato poi al Partito di Alfano (capita, ahimè, quando si fa il governo con Berlusconi), così poco preparato sul tema, da limitarsi malamente a ineggiare alla ‘Buona scuola’, mentre montano le critiche degli studenti e le proteste degli insegnanti. I quali ultimi, non son stati neppure invitati attraverso le loro forme associazionistiche, e neppure contemplati tra gli interventi, se la prof. Mulas dell’Azuni, per poter esprimere il loro dissenso, sul progetto del governo e sul comportamento degli organizzatori cagliaritani, ha dovuto faticare non poco, in quei risicati tre minuti benignamente concessi. La Confindustria, il Coni, il Direttore generale Feliziani, che cerca inutilmente di giustificarsi, ‘una riforma per la partecipazione’ definisce il testo del Governo, e così pure chi coordina il dibattito, che lascia tuttavia tutto il tempo che vuole alla rappresentante della scuola paritaria, tale Addis. Mentre l’Assessore regionale Firino non sembra mostrarsi per niente a disagio a sedere alla presidenza di tale Convegno, che esclude i Sindacati, non ascolta gli insegnanti, e sembra voler parlare di buona scuola solo con la scuola privata. Nè può rispondere, il Convegno, al dissenso e alle domande polemiche degli studenti universitari e dei licei: noi siamo dei numeri? dei costi? noi siamo un investimento? E cosa sappiamo, ad anno scolastico inoltrato, dell’esame di Stato? E perchè non è presente il Presidente Pigliaru? O agli striscioni di protesta che i ragazzi, impediti di entrare, agitano fuori dalla sala, su questa buona scuola rimasta senza risorse, mentre fortissimo continua il finanziamento alle private. La buona scuola di questo buon governo che, secondo principi e pratiche neoliberiste, vuole abolire la contrattazione collettiva e la presenza sindacale, rinviando a chissà quando gli scatti di anzianità, per assicurare poi solo al 66% degli insegnanti il diritto all’aumento dello stipendio. E sbandiera un grottesco piano del merito, finalizzato semplicemente al risparmio e alla lacerazione ulteriore della categoria e della cultura della scuola, che si fonda invece sulla cooperazione, il Consiglio di classe, il Collegio dei docenti. Destinati tutti ad implodere, se ciascun insegnante potrà, secondo ‘La buona scuola’, fare ricorso contro il collega al quale sia riconosciuto un curriculum non superiore al suo. La buona scuola del 66% potremmo chiamarla, dopo che il movimento democratico aveva ridotto il potere dei presidi e combattuto le gerarchie, dopo che un altro ministro ha dovuto dimettersi, in un passato non così lontano, avendo usato il merito a fini di puro risparmio, con la pretesa di riconoscere, attraverso un improbabile e ridicolo quiz, impegno e qualità dei docenti. Che invece nella scuola della Costituzione vuol dire ben altro, vuol dire assumersi, gli insegnanti stessi, quel ‘compito della Repubblica’ dell’art.3, consistente nel ‘rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese’. Il ‘merito’ del docente va riconosciuto su questa base, ed è la relazione culturale a mettere in risalto le qualità e l’impegno di ciascuno, che si esplica nella comunità professionale, quasi in contrapposizione al burocratico ruolo del dirigente scolastico, ormai sempre più lontano dalla vita della classe e sempre meno investito delle problematiche legate al rapporto insegnamento-apprendimento.

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