Andrea Pubusa
Buttiamola così: stavolta non considereremo nostro candidato chiunque si autocandidi o sia candidato dalla sua segretaria o ancora chiunque conquisti la “nomination”, barattando Consorzi, Asl, fondi pubblici con satrapi piccoli o grandi.
E non sentiremo alcun senso di colpa. Né aderiremo ad alcuno richiamo postumo all’unità. Per dirla fuori dai denti: riteniamo che sia quel candidato e non noi il responsabile della divisione e della prevedibile sconfitta del centrosinistra.
Abbiamo sempre inteso il nostro impegno civile e politico come combattimento contro le pratiche oligarchiche e a tale impegno intendiamo rimanere fedeli. Siamo disponibili a partecipare a qualunque seria procedura democratica di scelta del candidato. E, proprio per questo, non siamo disposti a subire alcuna imposizione. E non veniteci a dire che favoriamo la destra. Non è di destra solo ciò che fa la destra, è di destra anche ciò che di destra fa il centrosinistra o la sinistra. Non è di destra solo chi da destra pretende di comandare il Paese, ma è di destra anche chi nel centrosinistra pretende, anche a livello regionale e locale, di decidere da solo. Ed allora o c’è una procedura formalmente e sostanzialmente democratica di scelta del candidato, a cui tutto il popolo di centrosinistra possa partecipare oppure ci sentiremo liberi. Più che utilizzare la nostra mano per turare, al seggio, il nostro naso mentre con l’altra votiamo, stavolta useremo il nostro piede per dare un calcio all’altrui fondoschiena, precisamente a quello dell’autocandidato o dal candidato dalla sua segretaria o a quello di chi busca la nomination commerciando con oligarchi piccoli o grandi.
Chiaro? Ed allora alla segretaria di Soru più che del PD, alla Barracciu, diciamo che non ha alcuna legittimazione a dettare regole e men che meno a porre condizioni o a impartire direttive. Se anziché essere donna di servizio vuole essere al servizio del popolo del centrosinistra, lavori a favorire un serio coinvolgimento dei progressisti nella scelta. I partiti della sinistra non si avventurino in patti senza coinvolgerci, perché non noi ma l’elettorato, non più di qualche mese fa, l’ha spazzata via, negandole appunto qualunque legittimazione a rappresentare il popolo di sinistra. Tutti nel centrosinistra possono legittimarsi soltanto attraverso un vero iter di scelta popolare del candidato. E c’è estremo bisogno di questa rilegittimazione dal basso se si vuol vincere.
In questo condividiamo la spinta di SD, dei socialiisti e di altri vari ambienti del centrosinistra e della sinistra verso primarie serie di coalizione. E’ una posizione ragionevole e coglie l’esigenza del momento. Speriamo che non rimanga una voce nel deserto. Di un rilancio dei processi democratici, di una forte mobilitazione ha bisogno il popolo del centrosinistra. Ma anzitutto la Sardegna.
5 commenti
1 Sergio Ravaioli
19 Novembre 2008 - 16:17
Bravo Andrea.
Attento però a non cadere nell’inganno della competizione, “ad armi pari”, tra Mike Tyson e Salvatore Burruni: … che vinca il migliore!
Da tempo vado dicendo che le primarie nel centrosinistra, Soru regnante, sarebbero la foglia di fico per nascondere la vergogna della situazione in cui lo stesso centrosinistra si è cacciato con quattro anni di colpevole silenzio alle mattane, alle prepotenze ed alle furbate del nostro Presidente.
Se veramente non si vuole cedere la Sardegna alla destra per i prossimi 5 anni (o 10 anni: l’esito sul PD Sardo sarebbe devastante) l’unica possibilità è quella di mettere su il terzo polo.
Strada difficile, ma altre non ne esistono.
Un accenno ne ha già fatto Balia del PSI; altrettanto Palomba dell’ IDV (per meglio dire di Riascimento Sardo); Sardisti e UDC sono da tempo in standby aspettando che qualcosa si muova anche a sinistra.
La società Sarda intanto impoverisce, e Berlusconi impazza !
Ci vogliamo svegliare ?!?
2 Tore Melis
19 Novembre 2008 - 17:40
Pur condividendo nel merito la questione democratica avanzata da Andrea sulla scelta del candidato, considero questo un falso problema. Anzi, preso atto dello stato dell’arte, sono convinto che Soru uscirebbe vincitore da qualunque competizione interna al centrosinistra. A parer mio l’unico risultato sarebbe l’acuirsi dell’immagine negativa che il centrosinistra sardo ha nei confronti dell’opinione pubblica. Inoltre, è stata appena presentata la finanziaria 2009: Pulman gratis agli ultra 65enni; 100,00 € X 18 mesi per ogni nato nel 2009; raddoppio dei fondi ai confidi; raddoppio dei fondi per l’acquisto della 1° casa; ingenti somme per l’apertura di asili nido; seimila € ad ogni studente che si iscrive all’università con voti alti (aldilà del reddito), ecc ecc. Insomma una finanziaria dal carattere fortemente elettoralistico, che di fatto, da il via formale alla campagna elettorale. Che dire quindi, tutti sono concentrati sulla “Seggia” da difendere. La questione Sardegna (vista da sinistra), non può essere relegata intorno al tema Soru si, Soru no. Il tema a sei mesi dalle elezioni, è scaduto. Serve, invece, una proposta politica. Ciò che i Sardi si aspettano è un progetto credibile in grado di costruire scenari di crescita e di sviluppo. Il terzo polo potrebbe essere una conseguenza di una tal proposta. O comunque, potrebbe determinarsi uno schieramento forte, in grado di condizionare, non Soru, ma qualunque presidente. Allora mi chiedo, ci accontentiamo di essere censori, delatori, opinionisti, commentatori e suggeritori, oppure iniziamo a organizzare una nuova proposta politica?
3 GIORGIO COSSU
20 Novembre 2008 - 01:03
SORU vorrebbe il rovesciamento completo della democrazia, un partito al suo servizio con la donnina fedele, l’imposizione della candidatura all’interno e all’esterno. Ma l’altro pericolo non è solo di candidature frutto di patti dei gruppi, ma anche di candidature deboli e equivoche sul piano politico, non emerse da un confronto e una verifica.
Considero importante che oggi si riconosca che la strada del confronto aperto attraverso “primarie di coalizione” sia utile alla ricerca di una politica comune rinnovata negli obiettivi, nelle persone e nei metodi.
Ma deve trattarsi di un processo corretto che parte da un progetto politico unitario fatto di riforme progressiste ed innovative, di istituzioni e regole, e di rappresentanti legittimi e riconosciuti.
La democrazia prevede infatti processi di emersione di linee e programmi come condizione e premessa di un gruppo dirigente, da cui emerga un candidato o più di sintesi ed un gruppo rappresentativo.
Significa che prima del candidato ci deve essere almeno una Conferenza politico-programmatica in cui le linee emergano e si confrontino liberamente per far emergere una selezione politica e le basi su cui andare alle fasi successive. Senza l’emersione di linee serie e complessive, in una situazione di conflitti e di non crescita, si continua in divisioni per gruppi e interessi, per raccolta di gregari e voti privi di legittimità politica, di un minimo di verifica reale.
La cosiddetta sinistra, in parte, è priva di una politica seria, priva di una politica economica e istituzionale, ma si affida a qualche divieto e interventi di assistenza: 780 milioni su cui si sono sfiorate le due crisi di giunta.
Fare le primarie deve significare l’emergere di linee politiche di risposta ai problemi di crescita e sviluppo competitivo attraverso il confronto delle potenzialità dell’area di CS con uno sforzo di progetto complessivo. La risposta alla visione Soru non può limitarsi ai problemi grossi di autoritarismo ma investe i risultati, l’insufficienza degli effetti reali, di quelle scelte solitarie. Un errore accettare un modo in cui i vantaggi sono già attribuiti per potere e esercizio spregiudicato di tutte le risorse ad un candidato, attraverso tutti gli atti accentrati, come con le primarie del PD, compresa la Finanziaria elettorale. Il metodo della “piramide rovesciata” porta solo distorsioni per insufficienza politica, cooptazioni e gregarismo ed aumenta i conflitti. Partire dai nomi non è metodo corretto, ma anche inefficace perché può vanificare l’esigenza di un cambiamento politico sostanziale.
I partiti sembrano puntare su Pigliaru come indicazione di contrasto a Soru. Ma finora Pigliaru non ha rappresentato una politica alternativa a quella di Soru, ma continua a puntare sui patti territoriali e sul M&B come politiche prevalenti di crescita e sul solo turismo interno. Sviluppo basato sugli incentivi monetari, sul “piccolo è bello” e su spontaneismo di mercato. I risultati della progettazione integrata 700 milioni e del M&B non ci sono.
Esistono da tempo linee più avanzate e chiare che chiedono ad istituzioni ed enti pubblici un intervento su tutti i settori attraverso sostegno a tutte le forme di innovazione e con piani di coordinamento, e piani territoriali mirati ad insiemi di attività. Lo sviluppo dipende dal grado di pluralismo dell’intervento pubblico programmato, da processi democratici di selezione.
Le primarie devono partire dal confronto sulla ricerca di soluzioni ai problemi comuni e non dalla notorietà di qualcuno.
4 Enea Dessì
21 Novembre 2008 - 10:20
Io credo che ormai sia troppo tardi e che la candidatura Soru sia inevitabile. Che cosa farà l’altra parte del PD per ora nessuno lo sà. Onde evitare che una considerevole parte di elettori di sinistra si astengano o voti per l’altra lista (se due sono le liste) è pensabile un terzo polo basato su un accordo di programma ma che coinvolga sia una parte del PD che una parte della PDL. Con le sole forze indicate da Ravaioli la partita è persa. L’accordo di programma, secondo me, è perseguibile.
5 Sergio Ravaioli
21 Novembre 2008 - 17:21
Caro Enea,
si hai ragione, con le sole forze che ho indicato nel precedente intervento la partita sarebbe persa.
Ma questo benedetto terzo polo avrebbe una grande forza di trascinamento non solo nei confronti di altre forze politiche cosiddette minori. Anche - e sopratutto - riaccenderebbe la speranza nella società Sarda, sfiduciata, impoverita e impaurita.
E potrebbe intercettare il voto dei tanti (come me del resto) che non escludono la possibilità di andarsene al mare anziché a votare (sarebbe la prima volta nelle mia non breve vita)!
Il popolo DS ed il popolo Margherita (evito di nominare l’ectoplasma PD) in gran parte si riconoscerebbe più in una coalizione di questo tipo che nell’armata del nostrano Brancaleone. Usiamo pure il plurale: nelle armate dei nostri Brancaleoni: anche a destra non sono messi per niente bene.
Occorre studiare bene la legge elettorale regionale: i colllegi provinciali sono puramente proporzionali e quindi c’è spazio per tutte le liste della coalizione: ciascuna conservi le proprie bandiere, il proprio radicamento e cerchi di ampliarlo.
Il segreto per vincere, si non sogno: dico VINCERE, è scegliere un buon candidato presidente con il metodo delle primarie.
Primarie vere, senza superstar (cioè senza Tyson) e senza liste bloccate: sarebbero un ottimo strumento per fare campagna elettorale e per far emergere leader locali.
Scommetto che si ripeterebbe il miracolo di Davide che sconfigge Golia.
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