La base di Teulada uccide la marineria sulcitana

13 Ottobre 2014
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Andrea Pubusa

Sembriamo tornati indietro di 30 anni, quando da P. Pino si assisteva alle battaglie simulate di carri armati nelle colline della base di Teulada, dietro le montagne di sabbia candida, le dune. Vabbé, allora era estate, adesso siamo già ad ottobre, i turisti non ci sono più, anche se il caldo è estivo. Ora non si vedono i carri, ma si sentono le cannonate. Mi aspettavo d’incontrare Mauro Pili, con cartelli di protesta, invece nel porticciolo tutto è calmo, incontro Efisio, un pescatore di belle speranze, si fa per dire…
- Efisio, ma Pili non si vede da queste parti?
- Ma quandomai, se viene qui i pescatori lo menano?

- Ma che dici? I pescatori sono dialoganti e rispettosi…
-Non sempre, chi chiede la chiusura della base, indirettamente mette le mani in un vespaio..

- Un vespaio? Esagerato! In fondo anche i pescatori senza i divieti imposti dalla base se la passerebbero meglio…
- Meglio? Non direi…

- Ma come, non è la base ad affamare i pescatori, impedendo loro di fare il loro mestiere, ossia pescare?
- Questa è la storiella per voi intellettuali di sinistra. Ma la vuoi sapere la verità?

- Sentiamo il nuovo verbo…
- Il Ministero ha comprato la marineria locale, o meglio i proprietari di barche da pesca. Voi tenete la barca all’ormeggio e io vi dò l’indennizzo…

- Ma sono quattro soldi, se non sbaglio circa 15.000 euro a cranio…
- Sì, ma se tu imbarchi moglie e figlio fanno 45, mica male…E se imbarchi solo tuo figlio fanno 30, una famiglia ci può campare, facendo qualche altra cosetta…

- Quindi, mi vuoi dire che c’è sintonia fra Ministero e pescatori…
- Beh, sì, i proprietari delle barche da pesca chiedono l’incremento degli indennizzi, ma non la chiusura della base… Mi sembra evidente…ma c’è un risvolto ancor più negativo?

- Cioè?
- Questo indennizzo è una sorta di rendita che induce alla passività. Se noti le barche escono poco, son quasi sempre ferme, tanto ciò che conta è l’indennizzo, e quello non lo peschi con le reti…

- Questo lo hai già detto. Ma il risvolto ancor più negativo?
- Mi meraviglio che tu non lo colga. Tenere le barche ferme fa morire la marineria sulcitana. Crea difficoltà ai pescatori non proprietari di barche e non imbarcati. Costoro, come me, non hanno l’indennizzo, ma neppure riescono a lavorare perché i proprietari delle barche non vanno in mare. Sai chi lavora nelle acque antistanti la Sardegna?

- Chi?
- I siciliani. Che sviluppano così la loro marineria. Talvolta ingaggiano anche qualche pescatore sardo. Stanno a mare per molti giorni…

- E voi a casa, senza far nulla…
- Proprio così, a spasso e senza indennizzo…

- Quindi, mi vuoi dire che sarebbe meglio chiudere le basi e far sì che i pescatori tornino ad essere tali?
- Proprio così, noi marinai senza barca, potremmo lavorare, così se non sei imbarcato dal proprietario di barca che ha l’indennizzo, non lavori e non hai la tua rendita annuale…

- Ancora una volta, aveva ragione il vecchio Marx, che combatteva il profitto, ma lo preferiva alla rendita, fonte di passività e di parassitismo…
- Non so bene chi fosse questo Marx, certo è che gli indennizzi favoriscono chi ha i pescarecci e vuol stare a casa e impoveriscono i pescatori senza barca che non possono lavorare…

Sono arrivato in spiaggia. Vado a fare un bagno in questo ottobre caldo come agosto. Nel salutare Efisio, penso che questo povero pescatore, o meglio pescatore povero, mi ha dato una lezione di economia. Mi ha anche rafforzato nel convincimento che la base va buttata a mare. Chissà perché mi torna in mente la vecchia canzone sessantottina che faceva così ”Buttiamo a mare le basi americane, cessiamo di fare da spalla agli assassini, giriamo una pagina lunga di vent’anni, andiamo a guadagnare la nostra libertà…”
 

1 commento

  • 1 Giacomo Meloni
    13 Ottobre 2014 - 09:07

    Venerdì 26 settembre 2014 ero presente alla Conferenza Stampa indetta dai Movimenti che hanno organizzato la grande manifestazione del 13 settembre a Capo Frasca contro le servitù militari. Nel mio intervento ho invitato i giornalisti presenti a recarsi a S. Giovanni Suergiu ed a Teulada per intervistare direttamente i pescatori e le marinerie per conoscere le loro posizioni nei confronti delle basi militari. Citavo il mio amico pescatore Digiovanni Pietro Paolo, convinto che fosse ancora schierato contro le basi militari, avendolo conosciuto durante la manifestazione di Capo Teulada quando le loro barche e pescherecci avevano impedito le esercitazioni militari a mare.
    Ebbene mi son dovuto ricredere perché ora Digiovanni conduce il fronte a favore dei militari e delle basi perché, mi ha spiegato al telefono, le basi sono la fonte economica certa in quanto il Ministero della Difesa durante le esercitazioni militari assicura per ogni posto barca 15 euro di indennizzo .Ha precisato poi che chi come me è contro le basi militari non offre ai pescatori le stesse garanzie di guadagno e che per questo motivo è meglio che stia alla larga dai pescatori di Teulada che non gradiscono interferenze.
    Confesso che sono deluso ed indignato perché questi pescatori, ma soprattutto padroncini di barche e pescherecci ,che ho conosciuto combattivi, ora preferiscono pescare bombe…piuttosto che pesci. Per la verità neppure pescare bombe perché in questo caso si renderebbero utili per le bonifiche. Invece accettano di stare fermi e passivi, uscendo raramente a pescare, lasciando a terra per buona parte dell’anno i pescatori a chiamata che sono perennemente disoccupati. Si preferisce l’assistenzialismo e la dipendenza dal Ministro o dal sottosegretario alla Difesa di turno ,mentre si ritirano i remi in barca e si preferisce appendere le nasse e le reti al sole. Che tristezza e brutta fine.

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