L’opposizione riparte dagli studenti

15 Novembre 2008
1 Commento


Gianna Lai

“Uniti per difendere la Scuola, l’Università, la Ricerca”: anche a Cagliari la politica ricomincia da qui. L’opposizione ricomincia dalle studentesse e dagli studenti in sciopero, nel variopinto e vivace corteo di ieri, cui ci si era dati appuntamento durante la manifestazione del 30 ottobre e del 7 novembre. In continuità con il 30 ottobre, quando l’Università ha solidarizzato con la scuola, oggi è toccato agli studenti medi unirsi ai fratelli maggiori agitando, insieme alle loro e a quelle per la pace, le bandiere del Sindacato Scuola e persino quelle dei lavoratori della Funzione Pubblica, che manifestavano, a migliaia, a pochi isolati più avanti. In 10 mila hanno sfilato dietro lo striscione della CGIL, “Noi ci siamo - Scuola Sardegna Università” che apriva il corteo, per dire no ai tagli, alla privatizzazione, al blocco del turn-over; e dietro al mostro laureato, la bocca incerottata, degli universitari ancora dolenti e sanguinanti per le ferite da taglio del Governo.
“Ateneo di Cagliari unito - No alla legge 133 – www.unicamente.it, per sottolineare che a questo indirizzo ci si deve rivolgere se si vuole difendere la scuola pubblica, per sottolineare la funzione di guida che l’Università si sente di assumere in questa straordinaria rinascita del movimento. L’Onda è forte nella sua autonomia dagli schieramenti politici, e aggrega strati sempre più ampi di giovani, consapevoli di fare una battaglia lunga ma a tutto campo, per il presente di chi studia, per la denuncia del lavoro precario, per la difesa dei diritti di tutti. Nella composita varietà degli striscioni e cartelli, “La cultura è di tutti - No ai tagli”, “Per una Università pubblica e di massa”, “Educazione per gli adulti”, “La scuola è aperta a tutti - Art.34 della Costituzione”, la cittadinanza sembra riconquistare i suoi spazi, e torna la rivendicazione della scuola di massa che, dagli anni sessanta in poi, con l’istituzione della scuola media obbligatoria, ha fatto uscire dall’analfabetismo gli italiani e ha fatto crescere l’Italia. “Ora e sempre Resistenza - Ora e sempre libera scienza”, e C.N.R. non vuol dire Consiglio Nazionale delle Ricerche, ma “Contratti Non Rinnovabili”, per almeno il 64% degli assegnisti e tecnici cagliaritani dell’Ente, come spiega chi ha ideato questo acronimo, bello, grande e provocatorio in mezzo a giovani, e meno giovani, camici bianchi.
Cantano “Bella ciao” e “Bandiera Rossa”, e se gli chiedi da dove viene “Anche l’operaio vuole il figlio dottore” che si legge sullo striscione del Liceo di Isili, cantano “Contessa” al modo dei Modena City Ramblers. Si discute della sentenza della Diaz, in fondo è da allora che non si vedeva un movimento così ampio, della rottura sindacale, la UIL è solo formalmente presente, dice Peppino Loddo della CGIL, mentre la CISL si è sfilata, cadendo nella trappola dell’incontro con la Gelmini, che non ha rimesso in discussione nulla dei provvedimenti già presi, e che doveva servire, semmai, a bloccare lo sciopero. Così la firma degli accordi per il pubblico impiego con la Confindustria senza la CGIL, in violazione della piattaforma sindacale unitaria.
Un ultimo sguardo sul lungo corteo, prima che si chiuda lentamente, entrando in piazza del Carmine: spiccano i palloncini con la scritta delle scuole cittadine e della provincia, De Sanctis, Alberti, E. D’arborea, Pitagora, Azuni Casteddu. E se nel corteo del 30 ottobre era la scuola a ragliare per i tagli all’istruzione, questa volta tra gli studenti medi troneggia un’enorme testa della Gelmini con le orecchie d’asino: quali sonorità avrebbe potuto emettere se fosse stato a attivato l’audio, lo spiega lo striscione seguente “E’ arrivata la Gelmini per la scuola dei cretini”. Allora “Mariastella cadente” del Liceo Pacinotti, è l’auspicio che non possiamo non fare nostro, tutti insieme.
L’appuntamento è per lo sciopero e la manifestazione del 12 dicembre. Né le minacce del Governo, né la sua politica di attacco al Sindacato possono fermare il movimento.

1 commento

  • 1 Giacomo Meloni /CSS
    16 Novembre 2008 - 20:57

    Ovunque posso esserci e partecipare sto evidenziando che la crisi è sistemica e che soprattutto è in crisi una classe politica che, invece, caparbiamente non lascia i posti di comando senza voler fare alcun passo indietro.Questo vale in tutti i settori,in politica come nelle Università e nella Scuola.C’è una forte necessità di ricambio.Non si tratta di fuggire dagli impegni della politica e delle varie Istituzioni,ma di lasciare spazio e promuovere il ricambio generazionale.
    I giovani con le loro lotte e manifestazioni di questi giorni mi sembra che abbiano dimostrato di avere le idee chiare.
    Leggo su uno striscione a fianco alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari:
    “LA NOSTRA LOTTA NON E’ VIOLENZA MA DIFESA DELLA CONOSCENZA”.
    I nostri giovani universitari non gradivano la presenza di politici e sindacalisti alle loro iniziative.E questa è una novità positiva.Volevano chiaramente dimostrare la loro maturità e staccarsi da un modo di fare anche le lotte che potesse essere confuso con la voglia di trascurare lo studio e le lezioni.Ho avuto la netta sensazione che questi giovani ,già esclusi da tanta parte della società,affermassero la voglia di esserci come tali e di rifiutare qualsiasi delega ad essere rappresentati a partire dalle loro istanze.
    Lo stesso mio figlio Marco,studente di Scienze Poltiche,nel mentre che dava una mano all’occupazione della Facoltà e alla organizzazione delle manifestazioni,continuava a studiare e a preparare gli esami fino a tarda sera e notte inoltrata.
    Gli hanno chiesto di fare un breve intervento alla Manifestazione di Venerdì 14 novembre 2008,era quasi geloso del testo che ha preparato,ma,quando l’ho letto a sua insaputa, sono rimasto positivamente sorpreso ed ho capito che è giusto che questi giovani vadano avanti in prima persona e che noi “anziani di lotta ” continuiamo il nostro impegno in politica e nei sindacati dietro le quinte.
    Sentite cosa ha scritto e detto alla Manifestazione dal palco in Piazza del Carmine il mio Marco,studente universitario al primo anno di Scienze Politiche;
    “Volevo porre l’accento su tre questioni,tre obiettivi che vanno assolutramente perseguiti, se vogliamo che questa lotta dia i suoi frutti e non sia l’ennesimo sforzo donchisciottesco.
    Dobbiamo essere uniti,uniti perchè, se pure siamo molto diversi tra noi,abbiamo un unico obiettivo,siamo anime dello stesso sistema.Uniti perchè cercano in tutti i modi di dividerci,di scoraggiarci e di farci desistere e purtroppo a volte vi riescono;nuove lotte,vecchi sistemi.
    Dobbiamo essere informati.Ad ogni nostra disinformazione ed incoerenza la nostra contropoarte prende forza,tentano di delegittimarci,sfruttando la loro dialettica tentano di confonderci,di portarci su inutili discorsi tralasciando la sostanza.Ricordatevi e dimostrate sempre che questa non è la protesta di quattro fessi o di facinorosi,ma di noi che siamo il futuro del nostro paese,di noi che lo costruiamo oggi e costriuiremo domani.
    Ed infine.Dobbiamo essere rappresentati.
    L’attenzione dei Media che ci siamo guadagnati sulle piazze sta via via scemando;l’indifferenza è il nemico peggiore e la loro forza più grande.Rimbocchiamoci le maniche,non vogliamo essere meramente analizzati come fenomeno.Siamo stanchi di gente che parla di noi e mai con noi.Quello che vogliamo è partecipare ed impegnarci.
    L’Università non è un’isola felice,ha dei grossi problemi,è malata,ma certo quella della Gelmini non è la sua cura;non è tagliando i finanziamenti e spingendoci a venderci al privato che le cose si risolveranno.
    La crisi è davanti agli occhi di tutti,ma è solo con la nostra conoscenza che potremo rialzarci e vincere le sfide dell’ oggi e del domani”.
    Ho letto sui giornali i resoconti e la cronaca delle Manifestazioni.Poco spazio alle dchiarazioni dei giovani protagonisti.Molto spazio alle dichiarazioni dei sempre noti politici e sindacalisti.Le stesse trasmissioni televisive ed i Forum vedono presenti gli “altri”,ma i giovani che fanno le lotte e le occupazioni col libro in mano continuando a studiare dove sono ? Nessuno li interpella nè da loro la parola!.

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