Francecso Cocco
Oggi insieme a Enrico Berlinguer ricordiamo un altro compagno comunista, meno noto, ma non per questo meno esemplare, Fausto Ibba, deceduto nei giorni scorsi.
Anche Fausto Ibba ci ha lasciato. So che il suo nome ormai dice poco o nulla ai giovani di oggi e sono ormai pochissimi i vecchi militanti del movimento operaio ancora in vita che possono ricordare il suo impegno come giornalista de L’Unità intento a curare quotidianamente con Giuseppe Podda la pagina sarda del quotidiano comunista. Fausto negli anni 50 non era solo il brillante giornalista capace di esercitare un ruolo di guida tra i giovani militanti della Federazione giovanile e del PCI, era anche uno studente della Facoltà di lettere e Filosofia che si imponeva per il suo alto livello culturale apprezzato sia dai colleghi che dai docenti dell’ Ateneo.
A tal proposito va sottolineato che l’iscrizione all’ Università era motivata dal fatto che gli studenti comunisti, dopo l’invasione sovietica dell’ Ungheria nel 56, erano quasi scomparsi e così Fausto, pur impegnato totalmente nel lavoro di giornalista e di dirigente politico, si sobbarcò la fatica della routine studentesca al fine di assicurare una presenza militante in quella Facoltà. Poi nel 57 Fausto lascia Cagliari, prosegue i suoi studi a Mosca dove si laurea brillantemente.
Ed è in questo suo impegno giovanile che va individuata l’ insegnamento che Fausto lascia alle nuove generazioni. Oberato del lavoro come giornalista e come militante, capisce che bisogna assicurare una presenza “ideologica” in una Facoltà universitaria strategica. Capisce che non bisogna arrendersi alle avversità del momento politico. Si iscrive non per far numero ma per assolvere con impegno ai suoi doveri di “studente comunista”
Quando nei primi anni ’60 Fausto rientra in Italia riprende il suo lavoro nella redazione nazionale de L’Unità, dove si afferma per la sua preparazione culturale. E così, l’ultimo grande segretario del PCI, Alessandro Natta, lo sceglie per seguirlo nei costanti impegni ai quali è chiamato come segretario generale. Fausto ne era particolarmente contento perché nel rigoroso impegno al quale Natta non si sottraeva mai, vedeva la continuazione della miglior tradizione del PCI , da Gramsci a Berlinguer.
Fausto se n’ è andato nel giorno in cui l’ Unità cessa la pubblicazione. Quasi una metafora. Ma vi è la certezza che un quotidiano che ha avuto collaboratori del suo valore, riemergerà dalle difficoltà e sarà nuovamente il quotidiano di chi “non molla”.
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