Il costo dei diritti

24 Luglio 2014
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Gianna Lai

In questi giorni al Senato c’è un dur0 attacco delle truppe cammellate di Renzi e Berlusconi, spronate da Napolitani, contro la Costituzione, e c’è una minoranza formata dal M5S, da SEL e da una pattuglia del PD che si oppone meritoriamente con ogni mezzo. Non è fuor di luogo, dunque, pubblicare un intervento del Magistrato Gilberto Ganassi, nella sintesi di Gianna Lai, alla Festa della Costituzione e della repubblica, 3 Giugno, Biblioteca Universitaria di Cagliari, organizzato da Anpi e Cidi.
 

Parlare di Costituzione con gli studenti è di primaria importanza. Perchè quel senso di isolamento che abbiamo vissuto in passato, e che è stato spazzato via dalla vittoria del Referendum del 2006, contro il progetto di modifica, ci aiuta   a capire meglio questo presente. Ebbe allora più del 40% di voti la Costituzione, grazie all’impegno della società e dei cittadini, nel contesto di una grande partecipazione popolare in difesa dei diritti.
 Il tema della Costituzione si intreccia con il tema della memoria, e perciò rende necessario il lavoro delle scuole: mancherà la testimonianza diretta della Seconda guerra mondiale, dalla quale è nata la Costituzione, resta certamente il dovere importante di conservare la memoria, custodirla come un bene prezioso. Perchè mio padre fu partigiano combattente, e io voglio trasmettere questa memoria come un dovere.  Bisogna partire dal ricordo storico, dalle circostanze in cui è nata la Costituzione. Che aiutano a capire e a valutare criticamente l’atteggiamento comune,  il comportamento di una maggioranza parlamentare, quando vuole  esprime una sua linea precisa, e il significato della  legittimazione popolare, l’unica veramente a contare in termini difesa dei diritti. La Costituzione nasce per dire il contrario, per dire che una serie di  garanzie sono più forti delle varie maggioranze, ed è questo il senso della sua rigidità: nucleo fondante è che  beni e  diritti son più forti delle maggioranze politiche contingenti, in qualunque tempo si formino. Dura e spessa più delle maggioranze, la Carta repubblicana  nasce dopo la distruzione dell’Italia in una guerra voluta dal regime fascista, che aveva vinto le elezioni, e che aveva ottenuto il consenso popolare. Perciò  la Costituzione è molto esplicita quando dice che  ci sono diritti e garanzie più importanti del consenso di massa. La Costituzione nasce in un paese devastato dalla guerra, ma  riscattato dalla Resistenza e dalla Liberazione, che mette intorno a un tavolo gli avversari di domani, comunisti, socialisti, cattolici, liberali. E il senso va ritrovato, non nell’espressione del sentimento comune di chi prevale in quel momento, ma piuttosto nei principi fondanti, così forti tra persone che venivano da culture diverse, e consapevoli di essere avversari nella lotta politica.  Animati, nell’eccezionalità del momento, da uno spirito più alto, che fa leva su un accordo ritrovato, e che si basa sulla lotta contro gli orrori del nazifascismo. Allo stesso modo, a livello mondiale, l’ONU. Con le armi ancora in mano, prima di costruire case, si costruiscono edifici civili, Costituzioni, perchè non accada più. E oggi la guerra in Ucraina può essere sconfitta solo da questi edifici, che hanno messo su un piano più alto la difesa dei diritti. La difesa del più debole, della libertà personale, del lavoro, affermati attraverso le lotte per il voto alle donne, per le 8 ore, per l’occupazione. Oggetto di garanzia costituzionale è, non solo il fatto che non vengano violati i diritti sociali, ma sopratutto l’impegno dello Stato a fare un passo avanti, e a fornire i servizi. Nei Principi, l’art.3, la norma chiave della lettura dell’intero impianto costituzionale, garantisce libertà e uguaglianza sostanziale ai cittadini. Vera ragione d’essere, è questo tenere tutti insieme, ed eliminare le diseguaglianze di fatto,  compito che in prima persona si assume lo Stato, assicurando scuola, salute e beni comuni. Ed è la legge del più debole, la garanzia dei diritti, a trovare ora il suo più alto riconoscimento in questa nostra  Costituzione. Lontana dall’essere attuata, ma importante stagione di impegno la sua stesura e le lotte per la sua applicazione, la bussola della nostra Carta  ha orientato scelte e riforme e interi quadri legislativi, che ci arrivano in attuazione di norme costituzionali.
 Ma i diritti costano, e quando l’ economia entra in crisi, vi è un sostanziale loro declassamento, a favore della legge del più forte. E se anche la giustizia va intesa, oltre che come potere del magistrato e difesa dell’imputato, come giustizia sociale, al pari di sanità e istruzione al servizio del cittadino, grottesca è la sua riduzione a preteso conflitto con la politica. E’ servizio che lo Stato deve fornire ai cittadini, e se c’è la paralisi della giustizia civile, come oggi succede in Italia, si viola il diritto, svuotando le garanzie costituzionali, e assegnando di nuovo alla legge  del più forte la disciplina dei rapporti a livello sociale. I diritti sociali visti come costi vuol dire introdurre il  vincolo di bilancio in  Costituzione, che  ne  modifica l’articolo 81 con la ferrrea imposizione del pareggio. Quando invece in Brasile  il  vincolo di bilancio, come destinazione per legge, riguarda  piuttosto quote di reddito da destinare a determinati servizi pubblici. Rendere effettivi i diritti sociali, la parte più innovativa  della nostra Costituzione, la nostra vera ricchezza. Vedere le  potenzialità  della nostra Costituzione nel disegno complessivo dei diritti fondamentali e delle istituzioni dello Stato, che  non sono mondi separati. Per costruire un sistema politico attento, dove non vige la regola dell’asso pigliatutto, ma il bilanciamento dei poteri, che serve a garantire i diritti della Prima Parte.

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