Gavino da simpatica canaglia a on. abusivo e distratto

17 Luglio 2014
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Amsicora

Devo ammettere di aver sempre guardato con simpatia a Gavino Sale. Non per sintonie indipendendiste, ma perché, col suo fare scanzonato e provocatorio da simpatica canaglia, ha spesso smosso le acque stagnanti e melmose della politica regionale. Come non essere con lui quando, con tanto di gommone battente bandiera sarda, è sbarcato nelle acque antistanti Villa Certosa, che l’allora Cavaliere stava attrezzando abusivamente a porticciolo, adducendo la ragion di Stato. E quando, imperante Soru, nel porto-canale di Cagliari, sempre coi gommoni e i 4 mori al vento, e poi sulla banchina fece resistenza passiva allo sbarco dell’immondezza napoletana? Fu rimosso dalla Forza pubblica, rischiò l’arresto. Ma lui era nella legalità, mentre non lo erano Soru e il governo nazionale, per il divieto a sbarcare rifiuti ordinari nella nostra isola imposto dal comma 19 dell’art. 6 della legge regionale n. 6/2001. Lui allora difendeva la legalità regionale contro la illegalità concertata da Soru con l’allora responsabile della Protezione civile e col Governo Prodi. Sia ben chiaro non era in discussione, almeno secondo me, la solidarietà con la regione campana, ma il fatto che la legge regionale, se non viene modificata, dev’essere, come tutte le leggi, applicata. E poiché siamo in uno Stato di diritto dall’applicazione non sono esentate neppure le autorità regionali e statali.
Oggi, sarà il giuramento di fedeltà alla Repubblica in cambio del titolo di on., sarà ancor prima il bacio alla pantofola dei dirigenti PD per essere ammesso in lista, sarà l’indubbia vertigine del consilierato conquistato con una manciata di voti, sarà la paura d’essere disarcionato dal ricorso elettorale pendente al Tar, fatto sta che Gavino ha perso smalto e anche lucidità. Avete sentito cos’ha detto l’altro giorno  durante la riunione della Prima Commissione?  Ha chiesto la convocazione di un Consiglio Regionale, ma non di uno qualunque, no!, una seduta straordinario nientemeno con la presenza di tutti i deputati italioti eletti in Sardegna. E perché tanto dispiegamento d’intelligenze e di coraggio? Per discutere, dice l’on., “le eventuali ripercussioni negative che la riforma del Titolo V della Costituzione potrà apportare all’Autonomia e per formulare possibili azioni di replica a tale scenario“. No, non avete letto male! E’ testuale, stando al sito ufficiale dell’iRS: le ripercussioni negative - secondo Kevin - sono “eventuali“. Ergo, è possibile che le ripercussioni della riforma Renzi-Berlusconi-Calderoli siano anche positive o almeno ininfluenti!
Caro Bainzu, ma allora in tutti questi anni hai gridato senza cognizione di causa! Hai dato solo aria ai denti! Non lo sai che la specialità regionale non è moritura per pugnalata futura ed “eventuale”, ma è defunta per pugnalata certa e passata. Lo sanno tutti o quasi. In questo blog lo abbiamo detto fino alla noia. Anche l’altro giorno e T.D., in un lucido commento a quell’articolo, ha messo in luce che la proposta governativa, con ampio sostegno parlamentare, punta a ricondurre alla potestà legislativa dello Stato importanti materie o ritagli di materia che la riforma costituzionale del 2001 aveva trasferito alla competenza concorrente regionale o devoluto implicitamente alla competenza esclusiva residuale delle Regioni, in particolare nei settori del governo del territorio, della tutela ambientale e dei beni culturali, dell’energia e dei trasporti. Queste competenze nuove il Titolo V vigente le ha estese anche alle Regioni speciali, in assenza di disposizioni statutarie analoghe, con una precisa norma di garanzia. Presentare emendamenti volti a salvaguardare le competenze attualmente in Statuto, come stanno facendo i parlamentari sardi, o ricordare, come ha fatto il governo regionale, il principio pattizio, che implica un processo partecipato per la modifica dello Statuto speciale, non serve proprio a nulla, posto che il grosso delle attuali nuove competenze sarde non deriva dal testo statutario, bensi’ dall’articolo 117 vigente della Costituzione che si intende e si consente di modificare. Parola di T.D.
Caro Bainzu, è vero dunque - come tu dici - che l’istituto autonomistico ereditato dal secolo scorso è ormai uno strumento superato ai fini dello sviluppo economico, civile e sociale della Nazione sarda. Ma il governo regionale - come sostiene T.D. nel commento citato - prima che farsi portatore della riscrittura dello Statuto, come tu auspichi, dovrebbe riuscire, nell’opera titanica anche se pur sempre difensiva,  di proporre e far approvare una norma che blocchi e salvaguardi non solo le originarie competenze statutarie, ma anche quelle, ben maggiori, extrastatutarie acquisite e mantenga inalterati su entrambe i poteri attuali di Stato e Regione. Se si riuscisse a strappare questa moratoria (cosa inverosuimile, considerata la debolezza e la scarsa autorevolezza dell’attuale quadro politico regionale e la blindatura ottusissima della rappresentanza sarda), allora sì che, più che limitarsi a difendere il testo statutario, data l’assoluta inutilità dello sforzo e la conseguente illusorietà del risultato, si potrebbe pensare a una battaglia per un nuovo Statuto.
Caro Gavino, ha ragione ancora T.D., onestà intellettuale richiederebbe almeno che tu non ci prendessi in giro, insieme agli altri politici e ai commentatori. Ma forse che cosa è davvero successo non lo hanno nemmeno capito loro e, con tutto il rispetto, neanche tu.

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