Mentre l’Europa celebra i cento anni trascorsi dallo scoppio della prima guerra mondiale, Franco Cardini e Sergio Valzania ricostruiscono in un libro di Mondadori la catena di eventi che condusse alla tragedia, evidenziando il ruolo chiave svolto dalla guerra di Libia.
La scintilla: da Tripoli a Sarajevo, come l’Italia provocò la prima guerra mondiale, Mondadori, 2014, 216 pagine, € 19,00 di Franco Cardini, Sergio Valzania
Ecco la presentazione del libro nel sito della Mondadori.
All’inizio di agosto del 1914 scoppia la prima guerra mondiale. L’Italia rimane estranea alle ostilità fino al 24 maggio 1915, ma le sue responsabilità in relazione al conflitto sono molto gravi e risalgono a qualche tempo prima.
Nel 1911 l’Europa è infatti in un sostanziale equilibrio, lo sviluppo economico è tumultuoso e le grandi potenze hanno risolto quasi tutti i loro contrasti coloniali: l’unico elemento di instabilità viene dall’impero ottomano, il cui collasso porterebbe a conseguenze imprevedibili. In particolare è preoccupante la situazione nei Balcani, dove i nazionalismi serbo, bulgaro, greco e rumeno aspirano a un riassetto generale della regione a spese dei territori appartenenti a Costantinopoli. Dopo oltre un quarantennio di pace fra le potenze del continente, è l’Italia che riapre la stagione dei conflitti, invadendo le province ottomane di Tripolitania e Cirenaica.
Giolitti, indifferente ai problemi continentali, è alla ricerca di una vittoria militare di prestigio che taciti le opposizioni di destra e rifiuta ogni offerta di cessione di fatto dei territori avanzata da Costantinopoli, conservandone la sovranità nominale, sull’esempio dell’Egitto e dell’Algeria, da anni protettorati inglese e francese. Nasce così l’impresa di Libia, inutile e proditorio attacco all’impero ottomano. La mancanza di una visione strategica da parte dello stato maggiore italiano fa sì che la guerra si trascini per più di un anno e questo induce gli Stati balcanici, Serbia, Bulgaria, Grecia e Montenegro, ad attaccare a loro volta l’impero ottomano. L’esito delle guerre balcaniche porta alla nascita della Grande Serbia, la cui stessa esistenza destabilizza l’Austria-Ungheria, già in crisi per le tensioni nazionalistiche che la attraversano.
L’equilibrio europeo è compromesso in modo irrimediabile e a Sarajevo viene accesa la miccia della bomba che l’Italia ha innescato, l’occasione attesa dal governo di Vienna per tentare di ridimensionare l’avversario serbo.
Mentre l’Europa si prepara a celebrare i cento anni trascorsi dallo scoppio della prima guerra mondiale, Franco Cardini e Sergio Valzania ricostruiscono la catena di eventi che condusse alla tragedia, evidenziando il ruolo chiave svolto dalla guerra di Libia.
Spetta dunque all’Italia l’avere «dato il la» alla finis Europae e al «tramonto dell’Occidente»? «Se è così» scrivono Cardini e Valzania «non vanno comunque dimenticati i molti e gravi problemi ai quali, nel ‘14, si cercò di rispondere con le armi: quello sociale anzitutto, insieme con quello rappresentato dallo sfruttamento colonialistico al quale la scienza positivistica porgeva l’alibi della superiore civiltà occidentale e del “fardello dell’Uomo Bianco”, tanto simile al fagotto del ladro.»
Autori
Franco Cardini
Franco Cardini (Firenze 1940) insegna Storia medievale alle università di Firenze e di Bari. Da Mondadori ha pubblicato: Il Barbarossa (1985), Francesco d’Assisi (1989), La vera storia della Lega lombarda (1991), Quell’antica festa crudele (1995), Alla corte dei papi (1995), Giovanna D’Arco (1998), Il guardiano del Santo Sepolcro (con Simonetta della Seta, 2000) e Le radici perdute dell’Europa (con Sergio Valzania, 2006).
Inoltre ha scritto I re magi: storia e leggende (2000), Europa e Islam: storia di un malinteso (2001), In Terrasanta: pellegrini italiani tra Medioevo e prima età moderna (2002), L’invenzione dell’Occidente (2004), Il libro delle feste: il cerchio sacro dell’anno (2004).
Sergio Valzania
Sergio Valzania (Firenze 1951), storico e studioso della comunicazione, autore radiofonico e televisivo, dal 2002 al 2009 ha diretto i programmi radiofonici della Rai. Dal 2001 insegna all’Università di Genova e dal 2010 alla Luiss di Roma. Ha scritto su «La Nazione», «Avvenire», «la Repubblica», «il Giornale», «L’Indipendente», «Liberal». Fra le sue opere di storia militare pubblicate con Mondadori ricordiamo: Jutland (2004), Austerlitz (2005), Le radici perdute dell’Europa (con Franco Cardini, 2006), Wallenstein (2007) e I dieci errori di Napoleone (2012).
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