Editoriale del giornalino del Polo ec.giur. occupato
Il tempo corre inesorabile e talvolta ci presenta degli eventi che sembrano non avere alcun fondamento, ma che in effetti risultano essere parte di un “Futuro Prossimo” già in passato ben definito. Era il 1950 quando l’onorevole Piero Calamandrei nell’opera a cui diede proprio il titolo “Futuro Prossimo”, ci parla della possibilità che un disegno di potere potesse avere come scopo quello di minare alla base la scuola pubblica: “il partito dominante non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato, le scredita, le impoverisce per dare prevalenza alle sue scuole private.” Mai profezia fu più azzeccata. Cambiano i protagonisti, ma a 58 anni di distanza ci troviamo di fronte a una legge, la 133, che pare ripercorrere, in maniera quasi imbarazzante, le stesse linee politiche, e di principio, dalle quali Calamandrei ci metteva in guardia. Lo smantellamento totale dell’università pubblica, compiuto calpestando in maniera scriteriata la Costituzione, e così rendendo inutili le lotte che hanno segnato la storia delle generazioni precedenti la nostra.
Saremo forse dovuti restare inermi di fronte a tale situazione? No. Abbiamo deciso di rispondere con forza a questo attacco frontale utilizzando qualsiasi risorsa a nostra disposizione; da qui l’ idea di creare un fronte unitario come Polo di Viale Fra Ignazio. Abbiamo occupato simbolicamente punti strategici delle nostre tre facoltà, e sfruttando questi come basi operative, ci siamo messi a lavorare per far sentire la nostra voce, per provare a rendere partecipe anche il resto della società civile della nostra lotta. Tutto ciò nel pieno rispetto del diritto allo studio di ciascuno di noi. Nonostante il logorio che questa lotta ci provoca, con questo giornalino rimarchiamo ulteriormente la nostra volontà di percorrere qualsiasi strada, anche la più lunga e ripida, per raggiungere il nostro obiettivo. Siamo dell’idea che la legge 133 vada abbattuta tout court, e che vengano smascherate palesemente le profonde incostituzionalità presenti nella suddetta legge. Più uniti saremo, più forza avremo nel ribadire il valore della scuola pubblica, la sua importanza nel garantire una cultura democratica e accessibile a tutti. Non ci stancheremo di presidiare le nostre facoltà, di proferire qualsiasi sforzo, fino a che non otterremo ciò in cui crediamo, senza accettare compromessi. Aut Caesar, aut nihil dunque. O tutto o niente.
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