Cristian Ribichesu
Nel suo più celebre discorso Martin Luther King dichiarò di avere un sogno, “I have a dream…”, quello di una società senza più discriminazioni razziali, senza più odio, non più segnata dalla sopraffazione del ricco sul povero.
Sono passati quarant’anni dalla morte del pastore di colore e sono stati fatti molti passi sulla strada dell’integrazione, ma sicuramente bisogna farne altrettanti, anche sulla via dell’uguaglianza sociale. Un risultato gigantesco sulla via dell’integrazione è di queste ore. Il 4 novembre gli elettori americani hanno fatto la storia, votando Barack Obama, il primo presidente nero. Obama si è proposto agli elettori con un programma di aiuti verso le fasce deboli della popolazione, con un progetto di riforma sanitaria che assicuri l’assistenza medica per tutti e, non secondariamente, con l’intenzione di stanziare maggiori finanziamenti federali per l’Istruzione, volendo investire nella formazione e nel reclutamento di nuovi docenti. Dall’integrazione sembra volere passare al più arduo degli obiettivi negli USA, all’equità sociale.
L’elezione di Obama è il risultato di una lotta antica di cui è bene ricordare oggi gli aspetti salienti.
Melting pot, sono queste le due parole che indicano, più di altre, la natura della popolazione americana, frutto della mescolanza di etnie diverse, anche per cultura, lingua, religioni e tradizioni. Ma mescolanza non significa integrazione e fino agli anni sessanta del Novecento la popolazione nera americana era priva, ancora, di numerosi diritti per l’uguaglianza sociale e razziale. In molte città degli Stati del Sud negozi, autobus, scuole e altri servizi erano vietati ai neri, isolati nei quartieri poveri.
Ma dai primi anni dello scorso secolo nacquero movimenti per la conquista dei diritti civili della popolazione di colore, che s’intensificarono dopo la Seconda guerra mondiale, in seguito allo spostamento di numerosi afro-americani nelle città del nord. Inizialmente, questi movimenti erano caratterizzati dal pacifismo, e per lo più agirono con gli strumenti della resistenza passiva o con il boicottaggio dei negozi e dei servizi della popolazione bianca.
Tra gli attivisti per il riconoscimento dei diritti dei neri spiccò Martin Luther King, pastore afro-americano, militante della National association for the advancement of colored people, che propose il metodo della lotta non violenta per la promozione dei diritti umani e la parità tra cittadini degli Stati Uniti.
Se la storia scritta nei libri è anche la storia dei singoli e degli umili, nel 1955, le vicende di Rosa Parks, nera che rifiutò di cedere il posto sull’autobus, s’intrecciarono con quelle del leader di colore. Rosa Parks, sarta, il 1 dicembre del 1955, quando prese l’autobus era stanca e aveva terminato di lavorare da poco. Seguendo le indicazioni “gente di colore” la Parks si sedette dietro. L’autobus compì una fermata e si riempì di bianchi. Il conducente chiese ai neri di alzarsi per far posto agli ultimi arrivati e Rosa Parks, calma, rifiutò. Due agenti salirono sul mezzo e arrestarono la donna, che uscì di prigione su cauzione. I membri della NAACP contattarono King e proposero il boicottaggio degli autobus di Montgomery per lunedì 5 dicembre. L’azione ebbe successo e iniziarono una serie di manifestazioni pacifiche, con le “marce della non violenza” contro la segregazione dei neri.
Nel 1956 Martin Luther King venne arrestato, ma non si arrese. Compì viaggi in varie parti del mondo e conobbe numerose personalità internazionali. Nel 1959 andò in India e studiò i metodi pacifici di Gandhi. Nel 1960 si trasferì ad Atlanta e nel 1963, già presidente della principale organizzazione delle chiese nere del Sud, pianificò una marcia che portò a Washington 250.000 persone. Nel 1964, prese il Nobel per la pace.
Intanto, negli U.S.A. nel 1960 venne eletto presidente John Fitzgerald Kennedy. Democratico aperto alle riforme, Kennedy prevedeva un piano di aiuti per i cittadini più poveri e una riforma sociale per garantire l’integrazione dei neri. Nel 1963 Kennedy presentò al Congresso una legge per garantire il diritto di voto ai neri e la parità coi cittadini bianchi, ma il 22 novembre del 1963, in un viaggio di propaganda per i diritti civili, venne assassinato.
Nel 1965 fu il presidente Johnson a far approvare un’altra legge che annullò le discriminazioni razziali. Molti afro-americani poterono accedere a professioni prima vietate, e anche le scuole e le università furono aperte a tutti.
Grazie ai movimenti pacifici per la conquista dei diritti civili si poterono annoverare numerosi provvedimenti in favore della popolazione nera, come: la dichiarazione d’incostituzionalità della segregazione scolastica (1954), quella elettorale (1957), dei trasporti (1961), dell’impiego (1961) e la promulgazione della legge organica sui diritti civili (1964), con l’equiparazione giuridica dei neri ai bianchi.
Nel 1966 King fu ferito durante una delle famose “marce” e nel 1968, mentre organizzava una manifestazione per introdurre nuove leggi contro la povertà, venne ucciso da un razzista bianco. In seguito alla sua morte si scatenarono sollevazioni degli afro-americani e il Congresso approvò alcune leggi integrazioniste, compresa quella sugli alloggi. Ma le nuove leggi antirazziali avvantaggiarono la popolazione nera appartenente alla media o alta borghesia. I neri delle classi sociali più basse continuarono ad essere sfavoriti. Ed è su questo tema drammatico, che oggi investe anche tanti bianchi, messi sul lastrico dalla crisi indotta da una finanza di rapina, che Obama dovrà misurarsi. Un compito davvero arduo.
1 commento
1 mary
26 Gennaio 2009 - 22:49
Mi è piaciuto molto perchè mi serviva per il mio tema, cioè per il mio compito in classe.
Lascia un commento