Andrea Pubusa
E finalmente la Giunta regionale ha partorito il topolino! La chiamano “riforma della macchina organizzativa”, in realtà solo frasi di moda fra gli addetti al lavoro. Manco a dirlo anzitutto “flessibilità, leale collaborazione nell’ambito della riorganizzazione e mobilità”. E poteva mancare la “valutazione dei risultati”? Giammai! C’è e come! Come se finora nell’amministrazione la collaborazione dovesse essere sleale! E come se mancassero le norme sulla valutazione dei risultati. L’amministrazione “di risultato”, in in voga oggi, la pone al centro: è il nuovo verbo. Ma una cosa è enunciarla, altra cosa è farla! Chi verifica i verificatori che …non fanno la verifica o la fanno male e senza risultati?
Ma cos’ha fatto la Giunta? Ha licenziato un disegno di legge riguardante “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”, da mandare, per la discussione, in Consiglio regionale. Ritocchi urgenti, ossia pezze veloci. Lo conferma il Presidente: “Si tratta di un primo passo e di un indirizzo chiaro da parte della politica sulla riforma della Regione, che porterà poi a quella degli Enti”. Un primo passo, ossia un piccolo maquillage in una macchina che fa acqua da tutte le parti ed è uno dei principali ostacoli a qualsiasi intrapresa in ambito regionale.
Scendendo nel dettaglio l’assessore alla riforma Gianmario Demuro conferma che siamo in presenza non di una riforma ma di modifiche di dettagli. Dall’articolo 4 al 6 del disegno di legge si trattano le dotazioni organiche della Regione, degli Enti e delle Agenzie. L’art. 7 “sopprime le posizioni dirigenziali di studio e di ricerca e attribuisce alla Giunta il potere di istituire Unità di progetto: strutture temporanee per il conseguimento di obiettivi specifici”. Gli articoli 8 e 9 riguardano norme di carattere meramente amministrativo, mentre l’art. 10 modifica e accelera la mobilità di dirigenti e personale nell’ambito di tutta l’amministrazione regionale e delle altre amministrazioni pubbliche. Altri passaggi importanti della proposta di riforma rimandano alla riorganizzazione delle figure presenti negli uffici di Gabinetto e alla revisione della composizione dell’ufficio di rappresentanza della Regione a Bruxelles.
Minutaglia. La riforma dell’organizzazione regionale - come altre abbiamo detto in questo blog -richiede ormai una vera e propria azione forte, quasi rivoluzionaria: una redistribuzione delle funzioni ai vari livelli del governo locale e una conseguente allocazione del personale. Un’opera titanica, posto che l’esercito regionale conta 13 mila addetti, che di per sè sono un ingombro e un impiccio. Oggi, per non tenerli lì a girarsi i pollici, si attorcigliano le procedure, ormai giunte all’estremo del barocchismo. Ma se non tocchi lì nella redistribuzioni delle funzioni e del personale in seno al governo locale, stai guidando una macchina dotata di un motore immobile. E allora perché parlare di riforma? Perché fare una conferenza stampa? Per strappare un titolo o una foto sui giornali? Suvvia! Questi son sotterfugi da politicanti non da uomini di scienza prestati alla politica, a cui compete un dovere di verità.
E mentre voi date questa rappresentazione di non elevato livello Renzi, d’intesa col pregiudicato n. 1, dà il colpo di grazia alla specialità e un giro di vite all’autonomia regionale. E tu, Presidente, taci, cioé sei acquiscente.
Francè, ascolta la parola di un amico: perché non torni in facoltà? Perché da ottimo prof. quale sei, ti riduci ad un normale presidente. Per questo ci sono tanti altri adeguati alla bisogna. Perchè farlo tu?
5 commenti
1 arturo de minimis
10 Luglio 2014 - 12:23
Si sente tanto parlare di riforme che tali, per l’appunto, non sono. Nel migliore dei casi si tratta di piccoli anche se necessari correttivi ad evidenti storture. Sovrapporre pezze su pezze alle falle che si aprono su uno scafo marcio sino al midollo non serve a salvare la barca. Semplificare, innanzitutto, arginando la strabordante normazione “multilivello” (il vocabolo è assai di moda) e la ridondante prassi amministrativa che ne è l’immediata conseguenza. In nome dell’Europa e di una specialità orfana di un disegno alla base di una Sardegna 2.0, la macchina burocratica regionale è irreversibilmente avviata verso l’implosione, soffocando nelle sabbie mobili della sua stessa burocrazia. Tant’è dal mio punto di vista.
2 Antonello Murgia
11 Luglio 2014 - 17:23
Beh, anche nella distribuzione degli incarichi dirigenziali stanno dimostrando quanto sentano davvero i discorsi di efficienza e meritocrazia di cui si riempiono la bocca: al Centro di Programmazione è appena stata riconfermata la vicedirettrice nominata dalla precedente Giunta di Centrodestra (e che era arrivata al Centro come capo di gabinetto di Masala quando quest’ultimo era assessore). Con buona pace dei dirigenti che avevano più titoli; e qualcuno, come Franco Ventroni, aveva fatto anche campagna a favore dell’attuale maggioranza. Insomma, non basta avere più titoli e omogeneità di vedute politiche, contano di più, anche nella Giunta sarda, le “larghe intese” renziane
3 marco de rebus
11 Luglio 2014 - 17:40
La riforma del professore appartiene alla categoria della supercazzola, della quale fanno parte la maggioranza delle riforme targate PD.
4 Giunta Pigliaru, così non va. E i sovranisti? Serve sempre un nuovo partito che riunisca le forze e guardi al futuro - vitobiolchini
13 Luglio 2014 - 17:54
[…] delle settimane, le voci critiche nei confronti della giunta Pigliaru diventano sempre più dure. “France’, perché non torni in facoltà?” ha scritto Andrea Pubusa sul sito Democrazia Oggi, denunciando l’inconsistenza della riforma […]
5 in giro con la lampada di aladin… | Aladin Pensiero
13 Luglio 2014 - 19:14
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