Scuola e cultura: gli antichi ci riguardano?

3 Luglio 2014
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Red 

 Ecco un altro bel pamphlet di Luciano Canfora, “Gli antichi ci rigardano”, Il Mulino, sulla scuola, la formazione e la cultura.

Perché gli antichi ci riguardano? Muove da questa domanda il libro di Luciano Canfora, che contiene alla riflessione sulla scuola e sui programmi scolastici italiani. Una domanda a cui sono state date tante risposte, che spesso però hanno lasciato insoddisfatti. Sul tema si sono cimentate personalità importanti, da Villari e Coppino, poco dopo l’Unità di Italia, a Antonio Gramsci, il che fa capire che il problema dell’utilità dei classici e in genere degli antichi è centrale nei discorsi sulla scuola e sulla cultura. Sui classici qualcuno ha sostenuto che sono utili perché contengono valori intramontabili. Altri hanno puntato l’attenzione sulla bontà dello studio in sé. “Si studiano per insegnare a studiare, per dare una disciplina”, scriveva Gramsci. Oggi si preferisce dire che se ne fa un uso moderno. Questa espressione, precisa Canfora, è valida sia che si riscrivano i testi sacri, sia che si guardi a loro con rispetto e ammirazione, sia che si preferisca contestarli: è un fatto che però sono quasi sempre proprio loro il mondo culturale con cui ci troviamo a fare i conti.
Ma allora perché i classici riguardano proprio noi, studenti e cittadini, nell’anno 2014? Una semplice constatazione di utilità non basta più. Non possiamo dire, oggi, “studiamo il latino perché è utile, leggiamo Tacito o Cicerone perché esprimono valori. “Quello che davvero rende gli antichi essanziali per noi - spiega ancora Canfora - è che i problemi irrisolti di allora sono i nostri problemi. Pensiamo al rapporto tra schiavitù e libertà, o ancora alla cittadinanza”.
Non basta ammirare acriticamente gli antichi o leggerli cercando di rintracciare presunti valori per l’oggi. Ciò che serve è un’interrogazione critica sulle questioni tuttora aperte. In questo modo ogni testo può rivelare la sua utilità.

Ecco ora sul volume una interessante recensione di

Teresa D’Aniello - 17-6-2014 sololibri.net

Interrogare gli antichi per capire il nostro tempo

Con questa frase Luciano Canfora, professore emerito all’Università di Bari, apre “Gli antichi ci riguardano” (Il Mulino, 2014) il suo pamphlet sulla necessità e utilità per la nostra cultura di non eliminare alcuni insegnamenti dalle scuole superiori, fondamentali per l’acquisizione della conoscenza e la formazione dei futuri cittadini e per la nostra democrazia.

Sconfortato dalle diverse e susseguenti leggi sull’istruzione promulgate dal ministro Berlinguer in poi, fino al ministro Gelmini, che hanno prima ridimensionato e poi eliminato alcune materie di studio effettuando i cosiddetti tagli e sulla proposta attuale della riduzione degli anni scolastici nelle scuole superiori, il professore Canfora espone le sue riflessioni affinché non si attui un altro scempio nelle nostre scuole.

“Conviene fermare l’attenzione sul danno che questa smania di scorciamenti comporterebbe, se prendesse corpo. Il bersaglio principale diventa il sapere… più si riduce la densità dei contenuti più si instaura una forma mentis dogmatica, orientata a inanellare giudizi precotti anziché a studiare e valutare criticamente i fatti. Il risultato che si persegue è lo scolaro imbottito di sintetiche sentenze precotte, non lo scolaro addestrato a porsi criticamente di fronte ai contenuti… e i cittadini diventano sudditi, non più soggetti pensanti.“

A sostegno della sua posizione in aperto contrasto con le nuove politiche, l’autore ha analizzato in questo piccolo saggio l’importanza dello studio delle antiche civiltà e il loro beneficio per la nostra cultura e la nostra storia. Canfora scrive che dopo l’Unità d’Italia, insieme alla nascita della nazione, venne ricostruita la scuola per merito di due ministri divenuti successivamente noti e importanti: Pasquale Villari e Michele Coppino. Nel presentare la loro riforma al Re, nel 1867, evidenziarono che nella cultura classica vi era il cemento dell’unità nazionale, il nesso che mantiene il corpo della nazione. L’intelletto e la memoria dell’alunno si sarebbe arricchito non solo delle gioie spirituali delle scienze e dell’arte ma anche del sapere storico dell’umana civiltà e delle opere egregie della vita civile.

Una delle riflessioni che riporta l’autore è che lo studio classico non è inutile, le idee che maturano nel campo scientifico della medicina, ingegneria, biologia, possono evolversi con le innovazioni che investono il destino degli esseri umani, le scienze sociali, per generare i valori di una società. Inoltre, proseguendo nella sua difesa degli studi umanistici, ricorda il pensiero di Antonio Gramsci racchiuso in una frase dei Quaderni dal carcere:

“Il latino non si studia per imparare a parlare in latino ma per imparare a studiare.”

Si studia per abituare a studiare. La cultura classica è indispensabile per capire la modernità e inoltre, sottolinea il professor Canfora, lo studio della civiltà greca e latina ha permesso la comprensione dell’arte e l’esercizio della politica e l’intento di alcune questioni come, ad esempio, quella che pose Socrate:

la competenza come premessa per l’accesso alla politica è un requisito fondamentale e indispensabile?
Il nostro problema etico su cui ci si dibatte frequentemente era una questione sociale per i greci e a ben vedere anche i loro conflitti sono ancora tuttora i nostri. Pensiamo al rapporto tra schiavitù e libertà, o ancora alla lotta per la cittadinanza. La democrazia può essere a rischio quando il popolo è schiavo dell’ignoranza e conforme ad unico pensiero. Il politico competente e la migliore forma di governo erano argomenti sui quali si discerneva e si opinava, proprio come oggi.

“Gli antichi ci riguardano” è un saggio che descrive l’utilità e le opportunità dello studio degli antichi, un universo nel quale dovremmo specchiarci, che non siamo più in grado di difendere ma che allo stesso tempo affidarsi all’eredità della letteratura e alla storia potrebbe essere l’unica via di uscita per riuscire a cambiare il mondo.

Luciano Canfora è professore ordinario di Storia antica e Filologia classica all’Università di Bari. Storico e saggista, è membro del comitato scientifico del CNR, dell’Enciclopedia italiana, e della Society of Classical Traditions, e anche tra i costituenti dell’Istituto Gramsci di Roma e direttore della rivista Quaderni di storia.

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