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Volete leggere un libro per capire le tendenze delle democrazie del nostro tempo? Fa per voi ”La maschera democratica dell’oligarchia“, un bel volumetto scritto per Laterza da Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky, due campioni della nostra democrazia, che muovono da storie e formazioni diverse e, proprio per questo, rendono coinvolgente la lettura.
Questo il quesito centrale del libro: cosa rimane della democrazia se all’opera ci sono oligarchie molto potenti, molto remote, sempre più decisive?
L’oligarchia è il governo dei pochi, è un sistema che concentra il potere a danno dei molti, in contrasto con l’idea democratica del potere diffuso tra tutti. Oggi viviamo in un tempo in cui la democrazia, come principio, come idea, come forza legittimante, è fuori discussione. Nei nostri regimi democratici perciò, quando l’oligarchia si instaura, lo fa mascherandosi, senza mai presentarsi apertamente, come un’entità usurpatrice. Non si manifesta ma esiste, e si fonda sul denaro, sul potere e sul loro collegamento reciproco: nel sistema finanziario globale il danaro alimenta il potere e il potere alimenta il danaro. Quella finanziaria è una forma oligarchica diversa da quella tradizionale. Sa trasformarsi in pressione politica svuotando di senso la democrazia. La domanda che oggi si pone drammaticamente è perché il sistema debba ruotare intorno al benessere di un potere essenzialmente fondato sulla speculazione e la contemplazione della ricchezza e come fare per tornare a essere, da sudditi, cittadini.
Zagrebelsky e Canfora, osserva Vera Schiavazzi su Repubblica.it, si occupano di oligarchia, Europa e democrazia. UN DIALOGO tra due intellettuali che, strada facendo, si è trasformato in un libro: è questa la storia di “La maschera democratica dell’oligarchia”, scritto per Laterza da Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky. «E’ il risultato di quattro incontri, che coincidono con i quattro capitoli del libro — spiega Zagrebelsky — Abbiamo ragionato su come l’oligarchia, che è il governo dei pochi e neppure dei presunti migliori, come invece l’aristocrazia, mandi in corto circuito il sistema democratico. Poi siamo passati al potere dei tecnocrati e agli esempi italiani. Infine, nel quarto capitolo intitolato ‘Tutta colpa del populismo?’ abbiamo cercato di affrontare il problema al di là dei paraocchi con cui spesso lo si guarda. Per esempio, in alcune zone del mondo, il populismo, che è una politica esercitata almeno nelle intenzioni ‘per’ il popolo, e non ‘del’ popolo, viene ritenuto da alcuni efficace nei risultati. Come accade per quegli argentini che ancora oggi rimpiangono Peron e le sue riforme che nessun altro era riuscito a realizzare. Ciò non significa abbracciare questa forma di politica, ma allo stesso modo l’esistere e l’affermarsi di forme di populismo non possono diventare un alibi per sostenere invece le oligarchie, la difesa a oltranza dei ‘palazzi del potere’». In altre parole, l’individuo sovrano evocato da Kant, la legge morale che sta o dovrebbe stare dentro ognuno di noi e regolare ogni azione, può apparire a tratti nella storia dei diversi paesi come “un lusso di chi può concederselo”. «Questo piccolo libro — ricorda ancora Zagrebelsky — è stato possibile grazie soprattutto alla smisurata cultura di Canfora che riesce a spaziare nei secoli, anzi nei millenni, e alla cura di Nello Preterossi». Idee e confronti, quelli contenuti nel libro, resi particolarmente ‘caldi’ anche dalle imminenti elezioni europee: «L’Unione Europea — ha spiegato Canfora — è una creazione partita con determinati propositi ma che ha visto accentuare la sperequazione fra paesi prosperi e sofferenti».
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