Andrea Pubusa
Non mi recherò ad alcuna delle iniziative per ricordare Enrico Berlinguer. Non comprerò opuscoli di foto che lo riproducono, diffuse da chi, in vita, lo ha duramente avversato. E faccio questo non per rimarcare le tante critiche che gli ho mosso nel corso della sua guida del PCI, ma perché questa è la sola cosa che posso fare per onorarne la memoria, per serbagli il grande rispetto che merita e porto per lui, per manifestare il fastidio per coloro che, dopo averne tradito la lezione politica e di vita, lo esaltano.
Non riesco ad accettare questo appropriarsi del leader comunista da chi l’ideale comunista ha abbandonato per divenire paladino del neoliberismo. Non accetto che lo esalti proprio chi ha deriso già in vita e irride oggi quel suo stile di vita sobrio, controllato nelle parole e nelle esternazioni. L’austerità non era solo questione personale, era una grande proposta di critica permanente e pratica anticapitalistica, coerente con la lotta per portare i lavoratori alla guida del Paese. Non sopporto quanti alimentano o comunque vivono in mezzo al malaffare politico e rievocano la questione morale come se si trattasse di questione astratta che riguarda gli altri e non la propria parte. Non tollero chi ne rievoca l’immagine e ha abbandonato il mondo del lavoro, approvando leggi e leggine che tradiscono la lettera e lo spirito della Costituzione, fondata sul lavoro. Non tollero chi esalta Berlinguer e attacca o anche solo non difende con fermezza la Costituzione nata dalla Resistenza.
Non ci sto insomma a fare di Berlinguer un’icona vuota, privata della sua vera essenza ch’era severa ed esigente sul piano morale e nello stile di vita ed era sempre e comunque dalla parte dei lavoratori, di cui voleva non solo difendere i diritti, ma fare la classe guida dello Stato. Berlinguer ai cancelli della FIAT in mezzo ad una marea di lavoratori, ai quali dice che il Partito comunista e sempre con loro, questa è l’immagine più bella, così come quella di Padova, nel suo commiato finale, è la più straziante.
Berlinguer non necessita di ricordi slegati da una coerente politica che ne applichi l’insegnamento. Berlinguer richiede una riflessione critica della sua opera e di quella del PCI nella prospettiva delle ricostruzione di una sinistra comunista e libertaria. Tutto l’altro è più o meno ipocrisia.
Anche stare alla larga delle cerimonie rituali e di maniera, avendo magari a fianco indagati o condannati, è un modo per difenderne la memoria e raccoglierne il messaggio
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