Gianluca Scroccu
“ […] ED ALLORA OGNI SOSPETTO DEVONO ALLONTANARE DALLA LORO PERSONA GLI UOMINI POLITICI, NON POSSONO RIMANERE, NON PUO’ RIMANERE AL SUO POSTO CHI E’ STATO INDIZIATO IN QUESTA TRAPPOLA DELLA P2. LA P2 SI PREFIGGEVA DI COMPIERE ATTI CONTRO LA COSTITUZIONE, CONTRO LA DEMOCRAZIA E CONTRO LA REPUBBLICA. E QUINDI COLORO CHE FACEVANO PARTE DELLA P2 DOVRANNO RISPONDERNE PRIMA DI TUTTO DINANZI ALLA LORO COSCIENZA, DINANZI AI LORO PARTITI E, SOPRATTUTTO, DINANZI AL PARLAMENTO. NON VI PUO’ ESSERE IN QUESTO CASO ALCUNA COMPRENSIONE ED ALCUNA SOLIDARIETA’ . E RIPETO QUELLO CHE HO DETTO ALTRE VOLTE: QUI LE SOLIDARIETA’ PERSONALI, LE SOLIDARIETA’ DI PARTITO, DIVENTANO COMPLICITA’”
Sandro Pertini, messaggio di fine anno agli italiani, 31 dicembre 1981
La notizia, lanciata dal Corriere della Sera www.corriere.it/politica/08_ottobre_31/gelli_tv_venerabile_6d6aeeec-a725-11dd-90c5-00144f02aabc.shtml lascia veramente a bocca aperta. Che in questo paese si possa permettere ad un pluricondannato come Licio Gelli di andare impunemente in televisione a raccontare la sua versione della storia d’Italia, dal fascismo alle vicende del Banco Ambrosiano, con il pericolo che qualche giovane possa sentirlo, dovrebbe sollevare un moto di sdegno colossale. E’ l’ennesimo segnale del degrado che abbiamo raggiunto, in uno scivolamento sempre più forte verso qualcosa che assomiglia realmente ad un’autocrazia illiberale e retriva, che non ha nessun punto di contatto con la destra europea antifascista e democratica che governa in molti paesi dell’Unione. La deriva italiana è sempre più forte. Da noi è in corso una riscrittura radicale del senso comune, a partire dalla storia, che non fa parte di un disegno culturale: è infatti parte integrante di un chiaro disegno politico. Evocare il Piano di Rinascita in maniera così esplicita significa mettere sul piatto un chiaro disegno eversivo, anticostituzionale. In un Paese normale il Presidente del Consiglio dovrebbe prendere le distanze dalle parole di Gelli; dovrebbe fare una dichiarazione pubblica partendo dalla parole sulla P2, nette e definitive, pronunciate da Sandro Pertini nel dicembre 1981. Dovrebbe salutare con calore l’onorevole Tina Anselmi, esempio per tutti gli italiani, ripetutamente offesa da Gelli. Ma non lo farà e non solo perché alla Loggia di propaganda2 fu iscritto con la tessera n.1816. Gelli ha parlato perché sa che oramai il terreno per uscire allo scoperto è stato preparato a dovere in tutti questi anni e si sente in una botte di ferro. Siamo noi a sentir scendere sempre più tenebrosa la notte della Repubblica.
1 commento
1 Cristian Ribichesu
14 Novembre 2008 - 00:08
“Per quale motivo da noi il passato non passa mai?”.
Con questa domanda termina una “lezione” di Marco Travaglio, La P2 è viva e lotta con noi , da alcuni giorni inserita nel sito di Antonio Di Pietro, tesa a spiegare la storia della loggia massonica P2 e dei collegamenti con l’attuale politica. Sicuramente, tanti possono pensare che Travaglio sia di parte (meno la sua criticità). Poi, sebbene storici, come il docente di dottrine politiche Giorgio Galli, autore de “La venerabile trama; La vera storia di Licio Gelli e della P2”, tendano a ridimensionare la leggenda che avvolge questa loggia, indicando la P2 più come “camera di compensazione di affari” e “strumento della massoneria, piegato da Gelli ai suoi fini personali”, che come “fucina di complotti”, indubbiamente rimangono “agli atti” elementi che, proprio alla Travaglio, sono veri e propri fatti storici.
Ora, la P2 era una loggia massonica segreta, i cui membri erano sconosciuti alle altre logge, inizialmente appartenente al Grande Oriente d’Italia, poi contestata da questa stessa massoneria. A capo di questa loggia, in grado di condizionare il sistema economico e politico del Paese, c’era Licio Gelli, un “deviazionista delle regole”, che voleva controllare il sistema politico, anche in situazioni di difficoltà, senza rovesciare l’ordine costituito, ma attraverso un’esautorazione del potere tendente alla “destabilizzazione per la stabilizzazione”, con l’involuzione della Repubblica in uno Stato autoritario. Tra i punti comuni degli affiliati alla P2 vi era un’avversione nei confronti del comunismo, e del resto, oltre al mantenimento del potere, la P2 voleva evitare una deriva a sinistra del Paese. Le linee di questa politica erano indicate in uno schema, “Lo schema R”, prima, e nel “Piano di Rinascita democratica”, poi, elaborato nell’autunno-inverno 1976 e pubblicato nel libro di Gelli “La verità”. Già nello “Schema R” comparivano i punti principali, alcuni modificati, del “Piano di Rinascita”, consegnato al, allora, Capo dello Stato Giovanni Leone. Attraverso un sistema occulto, formato da magistrati, prefetti, giornalisti, uomini politici, imprenditori, alti ufficiali, finanzieri e industriali, ma non solo, il “Piano di Rinascita” prevedeva alcune cose come: il controllo dei giornali, dei sindacati, dei magistrati, sottoposti al potere politico; lo smantellamento della scuola pubblica; il declino della Rai a favore delle televisioni private; l’asservimento del Parlamento al volere del governo. Nel 1981, infine, furono scoperti gli elenchi degli affiliati e il programma della P2, che come associazione segreta, quindi illegale, venne sciolta e divenne oggetto di un’inchiesta parlamentare presieduta da Tina Anselmi.
Certamente, dati alla mano, tutti sono liberi di formulare associazioni e comparazioni, ma indubbiamente i problemi sorgono nel momento in cui un Governo, che dovrebbe operare per il bene pubblico, adotta misure che da questo si allontanano, come del resto se intraprende azioni contrastanti rispetto ai principi costituzionali, non occasionali, ma estrema difesa dei diritti dei cittadini.
Purtroppo ci troviamo in un particolare momento della storia d’Italia, il Paese ha un debito crescente, la Scuola da anni è in crisi, compagnie di trasporto aereo e marittimo, Alitalia e Tirrenia, sono allo sfascio, la popolazione invecchia, siamo interessati dalla negativa recessione economica mondiale e, come affermato da Francesco Pigliaru, docente di Economia, nell’editoriale apparso su “La Nuova”, sabato, 8/11/2008, denunciando un declino economico, e sociale, nazionale, di durata quindicennale, da qui al 2050, in assenza di miglioramenti, perderemo quasi 20 punti percentuali di reddito pro-capite. Inoltre, non sembra casuale tutta una serie di pubblicazioni come La casta, La deriva, Mal di Merito, L’altra casta, La fabbrica degli ignoranti, e altri libri, dalla malasanità al baronaggio universitario fino agli scandali degli smaltimenti dei rifiuti, concentrati nell’arco di un paio d’anni e con un forte impatto nell’opinione pubblica. Sembra proprio, quindi, che ci troviamo ad un incrocio, con due strade, sostanzialmente parallele, segnate da decisioni che, sulle soglie della mediocrità, ritardano ad un immediato futuro il decadimento dell’Italia, una, o addirittura lo rendono attuale velocizzando la fase negativa, l’altra, e con una terza via, invece, che con l’impegno civile chieda il miglioramento del sistema, l’investimento nell’Istruzione e nella Sanità, la lotta alla disoccupazione, il perseguimento del merito e dell’uguaglianza sociale, maggiore correttezza e trasparenza politica e istituzionale e la riacquisizione di valori positivi che sembrano ormai persi. Il passato deve passare!
Cristian Ribichesu
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