Amsicora
Caro Massimo,
so che molti pensano che io ce l’abbia con te. E sono certo che anche tu la pensi allo stesso modo. Eppure non c’è niente di più sbagliato. In fondo, quando ti ho criticato, l’ho fatto solo per indurti a correggere errori, che a me sono sembrati marchiani. Peggio, pericolosi per te, come poi i fatti hanno dimostrato. Mi chiedo ancora il perché di quella tua insistenza sulla nomina, palesemente illegittima, della Crivellenti. Ti sei beccato una richiesta di rinvio a giudizio, che potevi bellamente evitare. Certo, puoi cavartela (e da garantista te lo auguro), ma perché infilarti in una procedura che può farti persino perdere la carica. Quella nomina, poi, ti ha tolto la possibilità di farti promotore di una proposta più equilibrata rispetto a quella annunciata e risultata vincente dopo la sentenza del Tar. Non che Meli non sia capace, anzi credo lo sia, ma aveva lasciato una scia di critiche sulla precedente gestione, da rendere opportuna la nomina di una persona capace, ma anche parsimoniosa. E fra i 44 e perfino fra i convocati al colloquio ce n’era sicuramente una che, a quel che si dice, da commissario, aveva fatto molto bene, per di più conquistando l’apprezzamento del personale del Teatro. Insomma, c’era chi univa esperienza, propensione al risparmio e credibilità presso i dipendenti e non solo. Ma tu questa carta l’hai bruciata creando una contrapposizione e una incomunicabilità dentro il Consiglio di amministrazione.
Ora, caro Massimo, nei giorni scorsi sei tornato all’onore delle cronache per un’altra impuntatura: non firmi il contratto a Meli, già scelto, con formale deliberazione, dal Consiglio di amministrazione. Voglio tornare sulla questione e, se permetti, sul piano giuridico, non puoi farlo. E’ vero che hai la legale rappresentanza della Fondazione, ma devi dare esecuzione alle delibere esecutive, sempre che non contrastino col codice penale. E quella che ha nominato Meli, tu non l’hai contestata sul piano formale, l’hai contrastata al momento del voto, questo è vero, ma rimanendo in minoranza. E’ una delibera dunque pienamente efficace. Con il tuo no al contratto, se non ho capito male, vuoi sollevare il problema del compenso. 120.000 euro all’anno, di questi tempi son tanti. Non so quali siano i compensi usuali in questo settore. Qui però pare anche a me che si possa e si debba risparmiare. Tu tuttavia anche qui sei debole, perché quella cifra l’hai accordata alla Crivellenti, che non aveva certo il curriculum di Meli.
Caro Massimo, se mi sembran troppi 120.000 euro, mi pare eccessivo aggiungerne 60.000 allo stesso Meli per la direzione artistica. 120.000 + 60.000 fanno 180.000, una enormità di questi tempi. Sarebbe stato più ragionevole, oltre che un beau geste da parte di Meli, proporsi per la direzione artistica, ma a titolo gratuito. Una disponibilità non per ampliare il compenso, già consistente, ma per realizzare un risparmio. Dunque, condivido nel merito la questione che hai sollevato. Se poi hai mandato gli atti alla Corte dei conti per accendere i riflettori sulla questione sono ancora d’accordo. Sul piano strettamente giuridico, però, credo che tu non possa che dare esecuzione alle delibere del Consiglio di amministrazione, ferma restando la responsabilità amministrativa di chi vota a favore e l’esenzione di chi vota contro. Tu, quindi, votando motivatamente contro, potrai distinguere la tua condotta da quella altrui. Potrai, insomma, dire che non dipende da te se, in tempo di crisi e ristrettezze, c’è chi pretende e chi dà compensi, che obiettivamente paiono fuori luogo. Su questa questione sarebbe auspicabile un ripensamento da parte di tutti, i membri del CDA e dello stesso Meli. Nell’interesse del Teatro. Tu hai fatto bene a sollevare il problema.
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