Un giorno in via Roma

16 Aprile 2014
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Peppino Pentumas

Caro Prof.Pubusa
a causa dei vostri mezzi tecnici un po scarsi, che determinano una cattiva ricezione audio della vostra diretta streaming dal Consiglio regionale, sono stato costretto ad assistere,  mio malgrado, alla discussione sulle Dichiarazioni programmatiche del vostro Presidente della Giunta Regionale.
E’ stato un calvario, all’ingresso della vostra sede istituzionale siamo stati perquisiti da un signore in alta uniforme che ci ha chiesto, oltre ai documenti, se avevamo armi o oggetti contundenti da dichiarare; in aula siamo stati sistemati in fondo a destra dietro uno stuolo di parenti e “galoppini” di vari consiglieri regionali.
Non intendo comunque tediarla oltre con le mie lamentele ma farle notare il non esaltante livello della discussione generale e soprattutto le repliche dei Capigruppo dei partiti e dei movimenti/condominio  presenti in Consiglio. Ma perché il Presidente Ganau ha consentito ai capi-gruppo di relegare un argomento strategico, quale quello sulle  questioni istituzionali, ai margini di una seduta che aveva già  come scopo principale quello di  individuare gli assi portanti dello sviluppo per i prossimi cinque anni? Perché il Prof. Pigliaru ha consentito che si annacquasse la discussione sul Programma con un argomento/appendice,  tanto spinoso quanto importante come quello istituzionale?
Caro Professore se io da Sindaco avessi proposto, al mio Consiglio comunale, una cosa del genere mi avrebbero sfiduciato. Il mio Vice, che era un lombardiano di ferro, mi avrebbe tolto la parola per un mese. Non si possono affrontare due argomenti così importanti nella stessa seduta. Immagini cosa diranno gli operai dell’ALCOA,  i disoccupati, i cassa integrati. Alcuni suoi concittadini pare abbiano esclamato: ma non si erano riuniti per risolvere i nostri problemi?
Ma a complicare la serata ci hanno pensato i capi-gruppo dei partiti con discorsi ormai superati e autoreferenziali  e  con suggerimenti inappropriati che hanno fatto drizzare i capelli anche al tranquillo e compassato Prof. Pigliaru.
Pensi che i nostri “economisti” e i “consulenti giuridici“ dopo una discussione animata, complici il vermentino di Monti, le orziadas , la fregola  cun  buttariga e il muggine a scabecciu di Lillicu, hanno chiuso la serata affermando di aver sentito in aula una serie di proposte, riguardanti il lavoro, il turismo e  il recupero di alcune produzioni industriali, vecchie e stantie.
Anche io, Professore, le confesso sono rimasto deluso.  La stessa replica del Presidente della Giunta non ha entusiasmato, non ha scaldato i cuori. Credo che abbia già perso la spinta propulsiva della campagna elettorale.
Subito dopo, giusto il tempo di prendere un caffè dal solito Sig. Angelo, siamo stati richiamati in aula dalla campanella del Presidente Ganau che, dopo la presentazione di due Mozioni contrapposte, ha dato avvio al dibattito sulla riforma istituzionale proposta a livello nazionale dal Governo Renzi.
Hanno preso subito la parola l’On Cuccu, l’On. Serbai e l’On. Craboni. Il primo, illustrando la posizione della maggioranza ha detto che “le ultime vicende istituzionali possono rappresentare l’occasione storica per rilanciare l’autogoverno, riscrivendo uno Statuto speciale innovativo, che ci aiuti a fare meglio su istruzione, ambiente, mobilità. Il secondo, mi pare dell’ala sovranista, ha affermato che è necessario “un’isola federata che lasci allo Stato solo i poteri su moneta, ordine pubblico, politica estera”. Il terzo, dell’opposizione,  ha invitato il Presidente a “ una lotta di istrumpa istituzionale col governo”.
Sonnecchiante mi sono stropicciato gli occhi e, rivolto al mio vicino, ho esclamato: mi sembra di essere all’appuntamento annuale dei  “Giochi delle Isole”.  Dormi Peppì…. disse il solito presenzialista  Puddinu, stanno per unificare le Mozioni, poi si passerà alle votazioni di rito. Domani ti racconto tutto.
Le devo confessare Professore che la stanchezza ha preso il sopravvento, mi sono addormentato. Però, nonostante il dormiveglia, continuavo a sentire in sottofondo………una voce distinta che diceva: la situazione è preoccupante: sono in gestazione a livello nazionale, decisioni che incideranno pesantemente sulla realtà regionale. Né la regione, né le forze politiche e sociali vengono messe in grado non solo di partecipare ad esse ma neanche di averne una conoscenza esauriente e certa. Ciò evidenzia il riaffermarsi di processi neocentralistici e il deteriorarsi degli istituti autonomistici,della loro possibilità di partecipare alle politiche economiche nazionali, perfino di attivare efficaci politiche regionali di sviluppo collegate con il quadro nazionale.Tale situazione evidenzia, in particolare, il logorarsi della specialità di alcune autonomie e con essa il logorarsi di quei poteri e di quelle competenze che dovrebbero servire a riequilibrare lo stato di svantaggio rispetto al resto del sistema, per consentire una reale partecipazionee integrazione nazionale.
Subito dopo ho sentito una seconda voce, più stentorea e un pò rauca, affermare: la situazione richiede una vera e propria nuova fase <<costituente>> per l’autonomia regionale sarda. La fase costituente alla quale occorrerà dare inizio impone innanzitutto una profonda riconsiderazione del ruolo dell’Istituto regionale, del suo modo di organizzarsi e di agire, del rapporto con il complessivo sistema delle autonomie locali sub-regionali nonché di quelle con lo Stato. La nuova fase costituente deve, quindi, concretizzarsi, in una vera e propria rifondazione dall’interno della regione per disegnare un ruolo fondamentale di programmazione, di indirizzo e di coordinamento, con contestuale trasferimento o delega agli enti locali di tutte  le funzioni amministrative ad essi trasferibili e delegabili; dall’altro, nella costruzione di un nuovo rapporto con lo Stato che consenta sia di valorizzare tutte le potenzialità autonomistiche contenute nello Statuto speciale, sia di pervenire, in tempi ragionevoli, ad un suo adeguamento attraverso l’approvazione di quelle modifiche ed integrazioni che le forze politiche sarde hanno individuato come necessarie. La rifondazione dell’autonomia regionale sarda, attraverso una nuova fase costituente ed il rilancio della sua specialità passano, quindi, anche e soprattutto per la valorizzazione dello Statuto attuale, conseguita con una interpretazione più compiuta dei suoi contenuti…..
Lelle Puddinu, il solito scocciatore, mi ha svegliato dicendomi Peppino, Aiò…..Aiò  iscidadindi abbiamo appena prenotato da Lillicu.
Mi scusi Professò…per la lunga lettera ma devo precisarle che quanto sopra richiamato non sono interventi d’aula dell’altro giorno ma semplicemente alcuni contenuti della mia tesi di laurea, discussa con lei come controrelatore nella sessione estiva del 1988/89, che io <<sogno>> in modo ricorrente. E’ successo anche oggi nell’Aula del Consiglio Regionale della Sardegna, durante il pisolino.
Ieri ho riesumato dalla cantina  la mia tesi .Torniamo agli interventi. Se non ricordo male i frammenti del primo sono stati pronunciati dall’Assessore della Programmazione Andrea Raggio nel 1981 durante la Conferenza delle Partecipazioni Statali. Il secondo testo  è stato estratto dalle Dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta regionale Franco Rais che guidò una giunta di sinistra alla fine del 1980.
Caro Professore altri assessori, altri consiglieri, altri uomini, altri tempi, altra statura. Alcuni di quelli attuali,  quindi non tutti,  avrebbero necessità di un Corso speciale di Diritto costituzionale e Regionale e di una lettura più attenta dello Statuto sardo. Si tenga in campana.
 
 

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