Amsicora
«La campagna elettorale è finita e oggi sono il presidente di tutti i sardi». Amici miei, c’è qualcosa di più banale di questa frase? Avrebbe potuto dire Pigliaru che è il presidente solo di qualche sardo? Eppure, se ci pensate bene, se lo avesse fatto, sarebbe stato meglio. Perché? Perché sarebbe partito da una verità incontestabile. Ebbene sì, Pigliaru è il presidente di appena il 18% dei sardi. I conti? Presto fatti: il 48% non ha votato; 120.000 hanno votato la Murgia e Pili, ma i loro voti sono stati buttati nel cestino ex lege, ossia in forza della legge truffa votata nel novembre scorso dalle cosche PD-PDL; una percentusle superiore al 2% ha votato malamente. La maggioranza ha preferito la coalizione di Cappellacci. France’, non rappresenti nessuno! Sei non una minoranza e anche stretta.
E allora? Allora, certo che devi, come tu dici, “ricreare la fiducia nella politica e riconquistare la fiducia dei cittadini”. Ma hai un solo modo per farlo: fare una nuova legge elettorale, con cui dare a tutti i sardi la voglia di votare e poi tornare al voto. Ma, scusa Francesco, non provi disagio a far parte di un Consiglio in cui ci sono soltanto quattro donne? Solo questa nefandezza dovrebbe indignarti!
Lo so qual’è la tua obiezione e quella dei renziani amici tuoi. C’è fretta di fare! Occorre velocità! Macché inutili riti elettorali, ci vuole decisionismo! Ma - dai retta a me - la velocità, sopratutto se il motore è poco potente porta a ad un solo esito e non proprio esaltante: sbattere la testa al muro. E farsi male, molto male! E questo, come ben sai, mi dispiace per la tua persona, ma mi dispiace ancora di più perché significa che la XV legislatura è perduta prima d’iniziare.
Quindi, quando tu dici che «la politica come servizio alla comunità» è l’elemento principale della legislatura, non puoi che trarne le conclusioni: devi agire per reimmettere nel circuito democratico e delle decisioni la maggior parte dei sardi e delle donne sarde, e non lo puoi fare governando senza consenso, col 18% degli elettori.
Caro Francesco, non hai detto la cosa più importante, mentre ne hai detto altre, che avrebbe detto chiunque tanto sono scontate e banali: la Sardegna «impoverita e esausta» è chiamata «a fare ancora dei sacrifici per rialzarsi». C’è la necessità di «mettere la spesa corrente sotto controllo» per far ripartire gli investimenti pubblici e per favorire quelli privati; l’azione del governo in questo frangente potrà essere credibile se «il primo ad affrontare le fatiche sarà il ceto politico». Hai poi dichiarato di essere consapevole del dover guidare la Sardegna «nel peggior periodo della sua storia recente». Che scoperta! Che cumulo di ovvietà! In questa fiera delle banalità non ti sei fatto mancare nulla! Neanche la fatidica data della svolta. Ma non l’hai concordata col turbo-presidente! Tu hai indicato il 2014 come l’anno di svolta per l’Isola e una grande occasione per ripartire, Renzi già rinvia al 2018 la ripresa dell’occupazione, nonostante le sue mirabolanti iniziative!
E poi Francesco, mettiti d’accordo col capo anche su altro. Come esci dalla «scivolata all’indietro» (riduzione del regionale del 7% rispetto al 2008; 80mila posti di lavoro perduti) e dalla disoccupazione da «una tragedia di dimensioni storiche»? Ne esci con «con l’assurda visione del rigore dei conti pubblici», che è quanto dice Renzi, baciando le pantofole della Merkel o riducendo gli sprechi, ma incrementando gli investimenti? Insomma, come le fai le “trasformazioni profonde, investimenti in istruzione e formazione insieme con istituzioni pubbliche in grado di assicurare flessibilità al sistema produttivo e sicurezza sociale a cittadini e lavoratori”?
Poi tocchi un tasto doloroso e consentimi, France’, vai all’autocitazione devastante. Indichi come prioritaria «la qualità istituzionale» e sottolinei a questo proposito come «troppo spesso persone non all’altezza della situazione sono state messe in ruoli di responsabilità, seguendo logiche di premio della militanza». E tu cosa hai fatto? Ma almeno avessi scelto “militanti” di un’idea! Per gli intellettuali veri la militanza è una sola, è quella dell’autonomia e del rigore. Siamo chierici del dubbio e usiamo l’arma affilata della critica, anzitutto verso noi stessi’ Ma tu sei sicuro di aver scelto con questo criterio? Hai definito «sbagliate» le scelte a favore della militanza, mentre deve sempre “prevalere la competenza”. Ma siccome siamo uomini di mondo, sappiamo che senza essersi ingrossati la lingua e irrobustite le mandibole con l’arte paziente e faticosa del lecchinaggio, molti dei prescelti non sarebbero con te. Forse tu avresti effettuato altre scelte. Quando nei giornali si legge che tizio è in quota di tale e sempronio di tal’altro e mevio di quell’altro ancora, cosa vuol dire? E quando tu non vedi tante competenze che hanno il solo difetto di stare in capo a chi la testa la tiene dritta, tu hai già smentito te stesso. Hai detto, sapendolo di farlo, una seconda grossa bugia.
Caro Francesco, come fai a declinare «la parola d’ordine» della «qualità istituzionale», che significa: trasparenza, semplificazione e valutazione delle politiche, quando dietro di te si stagliano le ombre lunghe dei maggiorenti del PD? Quale «Regione riformata» vagheggi, se, alle tue spalle, ci sono i soliti noti ingombranti? Molti impigliati in questioni non proprio esaltanti di giustizia. Come può il Consiglio essere l’artefice delle riforme, se accanto a quella ufficiale, c’è una linea di comando parallela e occulta? Se l’ombra delle Procure grava fin nella più alta carica del Consiglio?
Infine, hai parlato di equità sociale, ossia del miglioramento della vita di tutte le persone, al sostegno dei genitori che lavorano, degli anziani, dei disabili e non autosufficienti, dei migranti e dei poveri. Tutto giusto. Perfino commovente! Ma da che mondo e mondo le classi subalterne non migliorano la loro condizione per grazia ricevuta. Lo fanno quando sono messe in movimento da partiti e dirigenti popolari. Quando sono gli artefici, con la lotta e la mobilitazione, del mutamento. Questa è la vera modernità. Il mondo lo cambia chi ha interesse a cambiarlo. E lo fa per i propri interessi. Tu che rappresenti solo il 18% dei sardi e hai dietro di te ombre lunghe e scure, in nome e con chi lo fai? Good luck! Buona fortuna!
2 commenti
1 la lampada di aladin sul programma del presidente | Aladin Pensiero
3 Aprile 2014 - 08:11
[…] integrale delle dichiarazioni programmatiche Alcuni commenti in rete - Amsicora su Democraziaoggi - Vito […]
2 ilPuntodiG
4 Aprile 2014 - 10:17
Caro Amsicora, ti piace vincere facile? Sparare sulla croce rossa? Borseggiare le vecchiette?
Pigliaru è debolissimo e, a mio avviso, sapeva che lo sarebbe stato fin da prima delle elezioni. Quando si è reso disponibile a correre per le regionali. Altrimenti dovremmo dirgli che di politica non capisce un fico e in tutta evidenza non è così.
Quindi, domandargli una nuova legge elettorale significa muovere aria fritta, perché la posizione politica del presidente è chiarissima: ha accettato di fare la faccia di una coalizione abborracciata scaturita da una notte dei lunghi coltelli in casa PD.
Tutto questo per dire che bisognerebbe finirla di Prendere Pigliaru per il poverino che si trova suo malgrado nella posizione di non poter fare ciò che vorrebbe. Sarà pure una brava persona, e chi lo nega, ma i casi sono due: o sapeva fin dal principio che si sarebbe trovato a dover stare su un carro le cui redini tengono altri, oppure no. Nella seconda ipotesi dovremmo dirgli che di politica mastica davvero poco (e non è così).
Ergo, in entrambi i casi, basta con gli equivoci e le richieste inutili: Pigliaru è funzionale a “questa” politica impersonata magnificamente dal PD. Non è un corpo estraneo in lotta per una politica migliore. Oppure non capisce nulla e allora inutile parlarci.
Non sarebbe più profittevole qualche riflessione in positivo, ad esempio su come fare ad impegnarsi politicamente per rimuovere questa ventennale anomalia della politica che Berlinguer chiamò questione morale e si traduce in “occupazione dello stato da parte dei partiti”? E piantarla di confonderla con le beghe giudiziarie da ladri di polli dei nostri consiglieri regionali (censurabilissime, sia chiaro, ma che nulla hanno a che spartire con al vera questione morale?)
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