S’insedia oggi un Consiglio regionale delegittimato. Avrà anche un presidente rinviato a giudizio?

20 Marzo 2014
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Red 

Oggi dovrebbe essere un giorno solenne e festoso. Si riunisce la rappresentanza dei sardi, si insedia il Parlamento della Sardegna. E invece dovunque ti giri senti il turbameto di una comunità colpita dalla crisi e dalla sfiducia. Non è una rappresentanza vera questa, se il 50% dei sardi ha disertato le urne. Non lo è perché una legge elettorale truffaldina ha privato 120.000 sardi, che a votare sono andati, dei proprii rappresentati: 75.000 per Michela Murgia; 45.000 per Mauro Pili. PD e PDL hanno sbancato il banco, prendendosi tutta la posta barando. Hanno fatto, a ridosso delle elezioni, una legge che dà al primo il 60% dei seggi e al secondo il restante 40%. Maggioranza e opposizione.  E così entrano in Assemblea sigle vuote con i loro 4-5.000 voti e ne sono esclusi quanti ne hanno presi molti di più. Premiati i primi per la loro genufessione ai grandi, esclusi i secondi per la loro pretesa d’essere autonomi e irriverenti, per non averr accettato d’essere allineati e coperti. Il contrario della democrazia, che annette un valore positivo alla diversa opinione e considera l’opposizione vera il proprio sale.
C”è più d’una ragione per credere che questo sia il primo insediamento in questa XV legislatura, ma non l’ultimo. Sarà il Tar e la Consulta a dire se ce ne sarà un altro quello vero secondo Costituzione e Statuto. Sarà il giudice delle leggi innanzitutto a dire se il giuramento devono farlo chi i sardi li rappresenta davvero perché ha preso i voti, contro gli abusivi di  oggi, che varcano la soglia di via Roma, senza voti e senza vergogna. E’, questa, una battaglia non di schieramento, non pro o contro qualcuno, è solo una domanda di legalità costituzionale e di democrazia, rivolta agli organi preposti dall’ordinamento, il Tar e la Corte costituzionale. Saranno loro a dire quale è il diritto in questo caso. Si fa così nei Paesi civili. Non se  la prendano, dunque, i tifosi acritici dei diversi schieramenti, ricordino che tutte le partite devono avere regole giuste, devono svolgersi senza imbrogli e devono avere arbitri imparziali. Questa è civiltà.
 L’aria è pesante anche per un’altra ragione. Si profila all’orizzonte l’elezione di un presidente del Consiglio che presto sarà alla sbarra davanti al giudice penale. Beninteso, auguriamo a Ganau di uscire a testa alta dall’aula di giustizia. Come sindaco è stato molto apprezzato ed è interesse di tutti che la sua figura non venga offuscata da una condanna. Ma se verrà eletto presidente, porterà tutti i sardi, che rappresenta, sul banco degli imputati. E’ opportuno? E’ giusto? Meritiamo noi sardi questa offesa? E allora ci aspettiamo da Ganau un atto di sensibilità istituzionale e democratica, di rispetto verso i sardi. Passi per ora la mano. Poi, risolti positivamente i problemi di giustizia, venga elevato alla più alta carica del Parlamento sardo. Potrà allora vantare - giustamente - merito per il passo indietro di oggi.
Anche Pigliaru deve dire la sua. E’ persona per bene e di alto profilo morale. Ma questo profilo richiede comportamenti coerenti e conseguenti sempre e ovunque. Non può il il neopresidente rimanere insensibile alla domanda di dignità che viene dalla comunità. Ne va della sua stessa credibilità sul piano politico e dell’etica pubblica. Sono loro, Pigliaru e Ganau, che devono decidere se dare alla legislatura un buon inizio o se esordire con un passo falso. Devono decidere se vogliono tenere indenni le istituzioni dalle vicende giudiziarie dei singoli e portarci fuori dall’incubo delle iscrizioni nel libro degli indagati, dei rinvii a giudizio e delle aule di giustizia o se immergerci ancor di più in questo scenario deprimente. Sarebbe ben triste vedere alla sbarra le due cariche più rappresentative dell’Isola (ed antrembe dl centrosinistra) , il sindaco di Cagliari  e il presidente del Consiglio regionale. Non siamo ottimisti, ma speriamo in uno scatto di dignità.       

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