Amsicora
Amici miei, Massimo è una faina. Ne volete una prova? L’altro giorno è andato dal Pm e ha spiegato le ragioni della sua scelta di Marcella Crivellenti alla guida del Teatro Lirico. “La potevo meglio controllare” e così, oplà, il suo precedente di addetta alla biglietteria, si trasforma in pregio, ossia in disponibilità ad essere vigilata ed eterodiretta.
Ma che cavolata è mai questa! Anche il mio amico Vito c’è cascato e ha irriso la mossa del Sindacone a “Buongiorno Cagliari“, E c’è cascato pure Elio, che di utroque jure ne mastica. Simpaticamente alla radio hanno messo in luce la stravaganza di quella giustificazione, perfino gratuitamente lesiva dell’immagine della mite Marcella. Con un personaggio di più alto profilo il controllo non sarebbe stato possibile. Un’autogol! No, amici miei, una colpo di fioretto, una finezza di gran classe! Altro che cazzata, Massimo prende lezione da Renato, assolto anche in Cassazione l’altro giorno per la pubblicità istituzionale e dintorni. E sapete perché? Non perché la legge non l’abbia violata. L’ha violata, eccome! Niente gara, questo è certo, risulta per tabulas, dalle carte processuali. Ma per l’abuso d’ufficio non basta. Non basta l’ingiustizia, questa dev’essere doppia. Doppia ingiustizia, parola della Cassazione. Occorre anche un interesse privato e che questo prevalga su quello pubblico. Se è quest’ultimo a prevalere violazione di legge sì, ma non illecito. Niente reato. Il fine pubblico cancella tutto, un colpo di spugna sulla violazione di legge. Un marchingegno del legislatore italiano per salvare tanti abusatori del potere. Non è un caso che la legge sia fatta da una classe politica non immacolata, se non di abusatori, non certo da loro nemici. Il giudice rimane arbitro della condanna o dell’assoluzione. Un potere altamente soggettivo e ampiamente discrezionale. Una sorta di roulette russa che, quando tutto è perduto, può ribaltare la situazione. A Renato è andata bene, al povero Graziano no. Ecco allora la mossa finale di Massimo per scansare il rinvio a giudizio. A lui premeva contenere la spesa non favorire o sfavorire chicchessia. E chi più di una ex bigliettaia gli poteva consentire di controllare i conti? Siamo in tempi di ristrettezze, signori! Siamo quasi alla fame, almeno a livello popolare. La musica? Un lusso, che non possiamo permetterci. Spending rewiev, dunque e rigorosa. Quale fine è più pubblico di questo! Ricordate il mortifero Monti e il piatto Letta-nipote? E allora forzatura della legge certo. Vulnus alle procedure e all’imparzialità anche. Ma volete mettere il controllo della spesa! Anche lei Signor Procuratore deve convenirne: Massimo ha fatto una cavolata solo a fin di bene. Cavolata apparente, criticabile solo da chi non vede oltre il proprio dito, da esteti formalisti del diritto. Per chi vede oltre, la sua è stata una scelta nell’interesse superiore. Massimo santo subito! Proscioglimento immediato, signor Procuratore! Amen.
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