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Soru esce definitivamente dal caso Saatchi. La Cassazione, in contrasto con la requisitoria del Procuratore generale, ha assolto definitivamente Soru. Il fatto non costituisce reato. Esiste, ma è prevalente, anche dal punto di vista psicologico, la finalità di tutelare l’interesse della Regione. La Cassazione invece ha accolto il ricorso della Procura generale di Cagliari contro Dettori per il peculato ed ha annullato con rinvio. Non è un’ulteriore condanna, ma c’è la possibilità che lo divenga. Sarà la Corte d’appello di Cagliari, in diversa composizione, a riesaminare la questione. Gli altri imputati, ed anche Dettori per gli altri capi, si sono visti confermare la sentenza della Corte d’appello.
Che dire a caldo della sentenza e in attesa della motivazione? Rimane la contraddizione della condanna di Dettori, allora direttore generale e fiduciario di Soru, e l’assoluzione di quest’ultimo. Dettori avrebbe agito di sua iniziativa. Poco convincente, anzi irreale, come ha messo in luce il Procuratore generale della Cassazione nella sua requisitoria. Ma il suo tentativo di chiudere la divaricazione fra il filone del processo davanti al Gup (dr. Altieri) e quello col rito ordinario davanti al Tribunale non è riuscito. La Cassazione ha estrapolato la vicenda dal contesto e ha mantenuto la condanna solo dei compnenti la Commissione di gara, lasciando fuori Soru, che non ne faceva parte.
Naturalmente la sentenza sancisce una verità giudiziaria, ormai incontestabile, salva la coda procedurale per Dettori. Sul piano politico e dell’etica pubblica rimangono le diverse valutazioni. Che Soru abbia favorito Saatchi rimane confermato, anche se la Cassazione, come i giudici territoriali, ritiene che dagli atti risulti prevalente l’interesse pubblico, e cioè la volontà di Soru di curare l’interesse della Sardegna.
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