Amsicora
Sentite cosa vi dico non per scherzo o irriverenza. La proclamazione degli eletti effettuata oggi dalla Corte d’appello è fasulla. E lo è anche la composizione ch’essa ci dà del Consiglio regionale. Non che la Corte abbia violato la legge, dio ce ne guardi! La Corte l’ha rispettata, eccome! E l’ha anche correttamente applicata. Ma è la legge che contiene in sé il vizio. E neanche un vizietto. E’ costituzionalmente illegittima. Neanche viola, più propriamente violenta il principio di eguaglianza del voto, il carattere proporzionale del sistema elettorale che su esso di fonda e il carattere democratico dell’ordinamento. C’è, dunque, una questione democratica in Sardegna, posta dalla legge elettorale regionale, i cui limiti sono resi manifesti dai balzani risultati proclamati proprio dalla incolpevole Corte d’appello: ci sono solo quattro donne, alcuni territori sono sottorappresentati e circa 150.000 elettori sardi non hanno eletti in Consiglio sol perché hanno votato Sardegna Possibile di Michela Murgia o Popolo sardo di Mauro Pili. Sono invece in Consiglio, abusivamente, candidati di sigle che non rappresentano quasi nessuno, ma che hanno saputo capitalizzare il loro codismo, e ne menano vanto, attaccando beffardamente la Murgia per non aver avuto la furbizia di fare altrettanto.
La Corte d’appello ha proclamato secondo legge, ma questa legge un gruppo di elettori democratici si sono proposti di demolire. Con iniziative politiche e giudiziarie.
La via politica è un’iniziativa popolare di legge elettorale: Presto verranno raccolte le firme.
La via giudiziaria inizierà il suo iter proprio ora che la Corte d’appello ha proclamato formalmente gli eletti. Non si poteva procedere prima. E’ l’atto di proclamazione degli eletti che va impugnato con ricorso al Tar nel termine di 30 giorni. Si chiederà al Giudice amministrativo (che ne ha il potere) la modifica della proclamazione degli eletti formulata dalla Corte d’appello e la riattribuzione dei seggi senza l’assurdo premio di maggioranza e la incredibile soglia di sbarramento. Si ipotizza una violazione dell’uguaglianza del voto sancita nell’art. 48 della Cost., nello Statuto speciale e nella stessa legge elettorale regionale. Nel giudizio davanti al Tar si solleverà la questione di legittimità costituzionale. Infatti, presupposto della modifica della composizione del Consiglio è la rimessione degli atti alla Consulta e la declaratoria di illegittimità costituzionale delle norme indicate. La Corte, com’è probabile, se accoglierà, rimodellerà la legge, espungendo le parti ritenute illegittime. Lo ha già fatto col porcellum, riconducendolo al proporzionale. Se lo facesse anche per il porceddum, avremmo un sistema sostanzialmente proporzionale, con attribuzione di seggi anche alla Murgia e a Pili e riassegnazione in meno a PD, PDL e sigle coalizzate, alcune delle quali, che non rappresentano niente e nessuno, usciranno - com’è giusto - dall’Assemblea regionale. E’ l’occasione per chiedere alla Consulta anche una parola chiara sulla parità uomo/donna, alla luce sempre del principio di uguaglianza (art. 3) e della loro estensione con appropriate azioni positive, anche legislative, nei pubblici uffici (art. 51). Anche le Regioni devono agire in questo senso, come dice specificamente il 7° comma dell’art. 117 Cost. Gli uomini del PD e PDL hanno fatto fuori tutto ciò che sta fuori di loro, donne innanzitutto, in violazione della regionevolezza e della Costituzione.
L’azione può essere promossa da ciasun elettore e dunque il ricorso verrà presentato a prescindere dalle iniziative di Michela Murgia o di altri. C’è già un gruppo di elettori democratici sardi, su iniziativa del “Comitato 12 ottobre”, e di settori vicini al Manifestosardo e a Democraziaoggi, pronto a sottoscrivere il ricorso. Per capirci, alcuni di loro hanno già combattuto la legge statutaria di Soru. Tempi? Un anno e mezzo e avremo una proclamazione degli eletti non fasulla, ad opera del Tar. Un Consiglio secondo Costituzione in luogo di questo illegittimo, proclamato oggi. Salvo accelerazioni conseguenti al precedente della Lombardia. La Corte Costituzionale, a cui il Tar Milano ha già trasmesso gli atti, giudicherà la legge regionale lombarda in primavera. La sentenza costituirà un precedente che, qualunque ne sia il risultato, potrà ridurre i tempi della procedura riguardante la legge sarda.
Proclamazione fasulla quella della Corte d’appello? Macché, è solo una ipotesi, direte voi. Certo, fino alla pronuncia della Corte costituzionale, è così. “Rigore c’è quando arbitro fischia“, diceva un saggio pallonaro, venuto da lontano, Ma qui il fallo in area, il vulnus democratico c’è ed chiaro e ben visibile. L’annullamento del premio di maggioranza e/o della soglia di sbarramento, nonché della discriminazione verso le donne è più di un pio desiderio. Parola di chi legge statutaria ne ha già fatto demolire una, e proprio dalla Consulta!
1 commento
1 in giro con la lampada di aladin | Aladin Pensiero
12 Marzo 2014 - 21:22
[…] donne in Consiglio Articolo pubblicato il 12 marzo 2014 su SardiniaPost - Amsicora gusta la festa. Su Democraziaoggi.- segue […]
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