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Oggi ha senso assumere la democrazia a riferimento di un progetto culturale e politico? Possiamo ancora ritrovare in essa una base per un balzo in avanti? O non è un proposito minimalista o addirittura di segno conservatore? Pensate alla triade “Liberté, egalité, fraternité” e ai principi della nostra Carta costituzionale. E’ un deposito di vecchi arnesi o è un patrimonio d’idee mai sondato fino in fondo ed oggi di nuovo di grande attualità? A costo di sembrare testardi, a noi la triade “Liberté, egalité, fraternité” piace e non vogliamo mollarla. E pensiamo che una qualche novità possa venire, paradossalmente, dal considerare i tre principi nella loro indissolubile unità e inestricabile dialettica. Ed allora ecco un profilo intrigante con sui ci proponiamo d’indagare i fatti: la democrazia intesa come libertà protesa permanentemente all’eguaglianza. E dunque non la libertà in sé e per sé, che si traduce poi in mezzo potente di sopraffazione e neppure l’eguaglianza come fine, che ha dato luogo a regimi autoritari e ha finito per seppellire se stessa, ma l’uguaglianza tesa alla libertà e questa all’uguaglianza. Insomma, un moto perpetuo libertà-eguaglianza-libertà-eguaglianza.
E la fraternità? La parente povera del progetto della grande Rivoluzione illuministica, rimasta niente più che una promessa, oggi, in una società avvelenata dalla concorrenza e dal cannibalismo anche fra le forze che dicono di combatterli, s’impone come un valore rivoluzionario. Nelle Carte, anche nella nostra, solitamente si parla di solidarietà, ma la fraternità è qualcosa di più, tende a restringere e a colmare il senso di alterità (fra chi la offre e chi la riceve) che la prima evoca. Per la stessa ragione è qualcosa di più della stessa amicizia e oggi torna d’attualità con forza, di fronte all’imbarbarimento dei rapporti fra gli uomini reso manifesto e neppure temperato dallo spirito compassionevole dei forti verso i deboli. Quale molla potente è la fraternità contro il neoliberismo aggravato dal declino dello Stato nazione. Un nuovo cosmopolitismo impone una visione fraterna del rapporto fra uomini, popoli e Stati, capace di superare l’inimicizia e le guerre che si nascondono sotto le pieghe degli egoismi arroganti, ancorché ammantati, talora, dal generoso dono della propria democrazia. Questo valore ci apre anche a persone e movimenti progressisti d’ispirazione religiosa, che spesso mostrano un volto più accogliente rispetto alle forze tradizionali della sinistra, proprio perché mettono al centro non solo la libertà e l’eguaglianza ma la fraternità del messaggio religioso. La fraternità è dunque anche una spinta verso la commistione delle culture, un antidoto contro la chiusura settaria in favore dell’impegno insieme a tutti gli uomini di buona volontà. Ed allora è possibile individuare il volto della democrazia nel moto perenne libertà-eguaglianza-fraternità-libertà-eguaglianza-fraternità? E’ presuntuoso da parte nostra porre questo movimento infinito a base della nostra riflessione e del nostro impegno? Forse lo è, ma per lanciare le frecce più lontano bisogna mirare alto. E noi, nel nome della democrazia e della Costituzione, lo vogliamo fare senza sconti. Per contribuire a ridare slancio alla Sardegna e alla nostro Paese, oggi confusi e divisi da laceranti e mortificanti lotte fra poli e partiti, ridotti a fazioni. Lo faremo con lo spirito dell’intellettuale di Bobbio, più critico verso la sua parte che verso gli altri. O, se preferite, come l’intellettuale organico di Gramsci, avvertendo però che la nostra è organicità alla democrazia, non verso un partito o un’area. Ricordate questa ispirazione, quando la critica vi sembrerà impietosa.
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