Predatori di ogni cosa, anche di voti e di seggi

15 Febbraio 2014
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Amsicora

Avete visto? In Sardegna, come in tutta Italia, è un pullulare di inchieste giudiziarie. Le Procure di tutti i capoluoghi di Regione, da Torino a Palerno e a Cagliari hanno un bel da fare! Iscrivono nel registro degli indagati interi gruppi dirigenti regionali di PD e PDL (FI) e anche di tanti partiti minori per essersi appropriati di denari pubblici. Fondi destinati ad attività istituzionali e finiti, chissà come, nei conti dei singoli. Utilizzati per far di tutto, perfino per comprarsi mutande! Certo, direte voi, quelle acquistate dall’ex presidente del Piemonte Cotta, sono verdi. Ergo, c’è una scriminate: il colore dà all’acquisto un carattere istituzionale e politico. Non è verde anche la bandiera della Lega?! Dunque mutande e cravatta d’ordinanza! Tutto in regola!
Compagni ed amici, nel mondo globale non ci sono frontiere. E del resto - si sa - il mare divide ma unisce anche. E allora perché in Sardegna farci mancar qualcosa? Così fan tutti! E dunque anche PDL, PD e satelliti di casa nostra hanno intascato, oltre alle laute e ingiustificate indennità, pure soldi destinati a fini pubblici.
Come definirli? Predatori! Come se non così? Come gli antichi eserciti che, secondo lo jus belli, il diritto di guerra del tempo andato, avevano diritto di preda sui vinti, dai beni alle donne, ai figli e agli uomini stessi, se idonei al lavoro schiavile.
Ma oggi - obietterete - i costumi si sono evoluti, sono più miti. Niente prede, niente razzie! Ne siete sicuri? Devo essere io a dirvi che, anche oggi, chi vince prende tutto, seggi, cariche e prebende. E senza limiti! Si è creato un senso comune nella alte sfere: l’elezione alla carica dà diritto a tutto, sopra e fuori dalle leggi.
Ma donde origina questa degenerazione del costume? Questa violazione delle leggi? Brava gente, vi sembrerà paradossale,  ha un fondamento nelle leggi stesse. Nelle leggi elettorali con un maggioritario spinto. Compagni ed amici, sono queste leggi elettorali a recare in sé il diritto di preda. Pensate alla legge sarda: se uno dei candidati presidenti prende solo il 25% dei voti ed è primo, ha “diritto” all’assegnazione di ben il 55% dei seggi, ossia più del doppio. Seggi che vengono predati a chi ha ricevuto i voti restanti, ma ha avuto percentuali minori. Non vi sembra una bardana questa? Una vera rapina di voti di quei poveri elettori che, pieni di idealità, hanno votato per una lista minore, risultata perdente in questo vero e proprio gioco d’azzardo truccato.
Ecco, amici miei, l’istinto predatorio è stato codificato, trasfuso nella legge elettorale, che infrange l’uguaglianza del voto, dando alla scheda dei vincitori un peso che non ha e togliendo qualunque valore al crocesegno in favore dei perdenti. Ma - si dirà - al diavolo le piccolissime formazioni! D’accordo, ma qui stiamo parlando di coalizioni che prendono perfino il 9,9% dei voti. Migliaia di voti, non percentuali da prefisso. E tuttavia sono privati dei seggi.
Se riflettete bene, l’ha sempre pensata così B., il quale ha teorizzato che l’elezione affranca dalle leggi, che valgono solo per gli altri, per i comuni cittadini. E Renzi? Matteo fa anche peggio, perché preda addirittura la presidenza del governo, cacciando rozzamente un suo compagno di partito, senza neppure essere stato eletto. E perché? Perché ha vinto delle elezioni interne al PD, che hanno coinvolto solo tre milioni di persone. Elezione alla segreteria del PD, non al vertice del governo, che è funzione del Parlamento.
Cosa possa venire all’Italia da questi predatori di ogni cosa è facile immaginare. Ascoltatemi, gente! Se non vogliamo finire male, bisogna attrezzarsi ad una nuova lunga resistenza. Tornare alla Costituzione, alle sue garanzie, alle sue regole di civiltà è un imperativo categorico. Sconta però una sconfitta senz’appello dei predatori di ogni colore.

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