Villagrande 2004 – Capoterra 2008: la Regione fa un passo indietro

27 Ottobre 2008
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Red

Ricordate? Alla fine del 2004 una violenta ondata di maltempo si abbatté sulla Sardegna a partire dal 6 dicembre. I territori dell’Ogliastra e della Baronia furono quelli più colpiti. Alle 13 una pioggia battente comincia a interessare incessantemente tutta l’Ogliastra. I centri più colpiti sono Urzulei, Talana ma soprattutto Villangrande Strisaili, paese alle falde del Gennargentu, posto su un costone protetto da una corona di picchi granitici che si elevano oltre i 1000 metri; accanto alla valle in cui scorre il Flumendosa. In appena 8 ore la stazione di Villanova Strisaili (frazione di Villagrande a 850 metri s.l.m) registra circa 250mm di pioggia, che saliranno a 517,4 mm nell’arco delle 24 ore. Un disastro. A Villagrande una donna di 69 anni muore travolta da un’ondata di fango insieme alla nipotina di tre anni, nel tentativo di salvarla.
Ciò che caratterizzò quelle drammatiche giornate fu l’intervento immediato della Giunta regionale che con l’Assessore all’Ambiente Tonino Dessì assunse la direzione delle operazioni promovendo, organizzando e coordinando gli interventi di soccorso e di ripristino dei luoghi. Senza indugio furono allertate tutte le unità operative del corpo forestale, dei vigili del fuoco, del commando militare, tutte le strutture che, nell’ambito della protezione civile, hanno competenze. C’è stata una grande mobilitazione: i corpi regionale, militari, i volontari civili, si sono messi subito al lavoro per limitare danni e disagi. L’assessore regionale all’ambiente si recò nelle zone alluvionate quando ancora non era possibile raggiungere i centri più colpiti e la Giunta regionale e il Presidente Soru poterono così decidere subito i primi interventi, per riportare le zone flagellate dal maltempo alla normalità. Una situazione imprevista, che colse la Regione e gli altri enti locali impreparati, perché non esisteva un Piano regionale di protezione civile, da rendere operativo in situazioni eccezionali. Mancavano anche i piani provinciali e comunali di protezione civile. E tuttavia l’assessore mobilitò non solo le strutture “regionali”, ma anche le prefetture e le organizzazioni di volontari; mise subito in campo le “struttura della lotta agli incendi”, ponendo rimedio alla assoluta mancanza di piani d’emergenza. Insomma, sopperì all’assenza di un programma col “volontarismo”. E la risposta diede ottimi risultati. «Martedì mattina, Villagrande sembrava un paese bombardato - riferì l’assessore all’ambiente in Consiglio regionale – invaso però dalle “formichine verdi” del Corpo forestale, che lavoravano con grandissima lena». La domenica successiva il paese era stato già ripulito, bonificato, e si continuava a lavorare per riportarlo alla normalità. Una prova di grande efficienza.
Nelle ore drammatiche dell’alluvione di Capoterra dei giorni scorsi tutto questo non si è visto. I media ci hanno documentato la rabbia delle popolazioni per l’abbandono e la mancanza di soccorsi. L’assessore Ciccito Morittu è un “desaparecido”, non ha riferito neppure in Consiglio regionale, sostituito dall’Assessore agli enti locali Gianvalerio Sanna. Bertolaso, imbarazzato, ammette davanti alle telecamere che non c’è stato coordinamento. Eppure la zona, col bosco più grande del Mediterraneo, ha un’alta presenza del Corpo forestale e di operai forestali. Come mai non sono stati immediatamente messi sul campo? Accanto alle popolazioni? Insomma, anziché far tesoro dell’esperienza del 2004, si è fatto un vistoso passo indietro. Eppure Capoterra era più facilmente raggiungibile di Villagrande, perché è accessibile, oltre che da terra e dal cielo, anche dal mare. Dove sono i piani d’emergenza e di protezione civile allora impostati? E i piani territoriali devono occuparsi solo degli elementi identitari e dei quadretti di paesaggio o anche delle emergenze? L’uso dissennato dell’ambiente dev’essere o no contenuto anche sotto questo profilo? Fiumi tombati col cemento armato, costruzioni sorte nei letti fluviali, errori umani e di valutazione tecnica assolutamente incomprensibili devono subire uno stop? Queste scelte dissennate, fatte soprattutto negli anni settanta, devono essere o non riviste? E che fine ha fatto il Piano idrogeologico, predisposto dalla regione, che prevedeva interventi massicci per rimuovere queste cause di rischio, questi pericoli. Perché non è operativo?

C’è molto da fare. Occorrono norme e regole per tutelare e garantire l’ambiente e le popolazioni da questi eventi. E’ sacrosanto tutelare le coste, ma le calamità di ieri e di oggi dimostrano che in Sardegna esistono molte zone “delicate e sensibili”, che hanno bisogno di un piano di tutela, di una pianificazione adeguata. L’assessore all’ambiente pro tempore nel 2004, riferendo in Consiglio, manifestò l’intenzione della Giunta di seguire questa strada. Ma intanto a Villagrande aveva buttato sul campo tutte le forze disponibili, coordinandole e, puntando sul “volontarismo”, vinse brillantemente la scommessa. Cosa dice oggi l’Assessore Morittu? E soprattutto cosa fa? Se c’è batta un colpo. O, per trovarlo, dobbiamo rivolgerci a “Chi l’ha visto?”.Urge la sua presenza e una sua forte iniziativa.

1 commento

  • 1 giancarlo
    27 Ottobre 2008 - 13:34

    Si è fatto un ottimo ragionamento come dicevano un tempo. Questa Giunta con il suo governatore ha toppato ancora una volta, e dato che non bastavano i rinvii a giudizio, e gli annullamenti degli atti regionali, dalle gare pubbliche sulla pubblicità, sino a Tuvixeddu, c’è voluto giove pluvio, e di alluvione in alluvione non si rimedia, e non si tratta di avere più simpatia per il funzionario Tonino, piuttosto che nel forestale Ciccito. La realtà è triste dirlo, stiamo consegnando la gestione della Sardegna e del suo popolo ad una destra, che ha lottizzato Capoterra, che ingrassa sulle disgrazie cagliaritane, e pirresi, pensando al cemento come fattore di cemento politico d’interessi vari. Domanda si può volere il progresso del popolo sardo senza questo (constatato) incapace centrosinistra autonomistico, in una Italia che galoppa verso un federalismo, che va discusso tra noi e con noi, e non tra gli amichetti del governatore pluriinquisito.

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