Senza i vincoli di legge? Il P.P.R. è un feticcio in balia dell’esecutivo

23 Ottobre 2008
11 Commenti


T.D.

Su L’Unione Sarda del 21 ottobre, un articolo di Luigi Cogodi illustra le posizioni del PRC sulla proposta di nuova legge urbanistica, in gran parte analoghe a quelle che ho sostenuto nel mio intervento su Democrazia Oggi. E’ qualcosa che capita raramente, ma quando succede vale le pena di segnalarlo.
Anche sul fronte ambientalista qualcosa si è mosso: su La Nuova Sardegna del 22 ottobre l’allarme è stato lanciato dal Gruppo d’Intervento Giuridico.
Parrebbe che ad alcune di queste argomentazioni non sia del tutto insensibile il Presidente della Regione. Chissà che lo faccia sapere anche a certi suoi sostenitori, il cui zelo si manifesta con modalità tanto imbarazzanti quanto illuminanti. A questo proposito dico alla Redazione che certi interventi bisogna pubblicarli sempre, sopratutto quando dimostrano platealmente le conseguenze del clima di passività fideistica che il monocratismo ha riesumato. Si difende il “capo” “a prescindere”, anche quando non è direttamente chiamato in causa o quando a essere chiamato in causa non è solo lui, ma un intero schieramento politico e noi stessi che a quello schieramento continuiamo ad essere ascritti, come credo di aver evidenziato nella sommaria ricostruzione delle vicende urbanistiche regionali. Nei vecchi partiti della sinistra questo è stato il sostrato dello stalinismo ed è rimasto a lungo il sostrato del breznevismo. Ma anche un certo “moderatismo” tipico delle formazioni politiche centriste non è mai stato in realtà esente da suggestioni intolleranti se non autoritarie, E’ vero peraltro, anche senza scomodare categorie così impegnative, che in tutte le formazioni politiche l’acquiescenza acritica è sempre ripartita più o meno proporzionatamente tra gli affflitti da cronica dabbenaggine e i praticanti sistematici dell’opportunismo. Tutto ciò è con facilità transitato nel “nuovo” PD, dandogli una configurazione speculare a quella del berlusconismo.
Sulla vicenda della legge urbanistica regionale non so come andrà a finire, ma al momento mi tengo estremamente cauto. Il centrosinistra è prigioniero di una bugia detta per ragioni tattiche (incoraggiare l’astensionismo) in occasione del referendum, cioè che la legge regionale n. 8 del 2004 avrebbe “esaurito la sua efficacia” con l’approvazione del PPR. Questa sciocchezza si legge ancora in questi giorni negli interventi su diversi siti ondine, che ancora si trastullano sulle virtù dell’astensionismo referendario, non praticato come scelta soggettiva consapevole, caso per caso, ma ora glorificato in generale contro l’”abuso di democrazia” o contro l”inflazione della democrazia”. Meglio, mille volte meglio le “petizioni” sui più disparati argomenti: ci si salva la coscienza, si fa una bella figura e si confida nelle clemenza dei potenti di turno (coi quali magari non sempre sono clementi le Corti giudiziarie, specie amministrative: ma pure queste sono un fastidioso orpello formalista). Ci rivedremo quando incomberà l’astensionismo elettorale.
In realtà, se passasse così com’è, la nuova legge urbanistica regionale produrrebbe lo stesso effetto del referendum, quello di eliminare le disposizioni legislative che tutelano esplicitamente la fascia costiera, nate nel 1989, rafforzate nel 1993 e recuperate nel 2004. Si affaccia, come dice Cogodi nell’intervento su L’Unione Sarda, uno schieramento dei “pentiti del PPR”? Forse c’è anche questo. Ma a mio avviso la spiegazione più verosimile è un’altra. Tanto in una parte del centrosinistra (più o meno la solita, da quasi vent’anni) quanto nell’intero centrodestra ci si è accorti della debolezza del PPR vigente e si conviene (il centrodestra ne era particolarmente consapevole nel promuovere il referendum) che tutto sommato, eliminando i vincoli di legge e mantenendo la discrezionalità amministrativa, questo piano resterà quel che è stato fin dall’inizio: un feticcio in balia dell’esecutivo regionale di turno. Resto convinto (come Cogodi, come, pare, persino Soru e differentemente da quanto sostengono SD/SA e SDI) che non sarebbe un grave danno rinviare in Commissione la proposta di legge. Si paventa che in tal modo aumenterebbero i rischi di un suo affossamento: nemmeno questo sarebbe un danno, rispetto al rischio ben più grave che, nella discussione in Aula, gran parte del centrosinistra e tutto il centrodestra convergano sull’abrogazione di preesistenti norme di legge che sarebbe invece più che opportuno riconfermare, a maggior ragione in un contesto di riforma di cui si vogliano garantire effetti benefici duraturi.

11 commenti

  • 1 martino bianco
    23 Ottobre 2008 - 20:13

    Persino Soru? Come? Persino Soru? Ma davvero le sembra che Soru se la sia svignata in questi anni su questo tema? Ma le pare davvero che sulla tutela paesaggistica si sarebbe a questo punto se fosse al governo un politicone di quelli che stanno da 40 anni sotto i portici a spiegarci il sesso della politica?
    Ma non è il caso di guardare le cose in un’ottica meno astiosa? Si capisce il suo disagio ma basta! Lei si farà male in questo modo, fa male alla sua intelligenza. Se volesse affrontare qualche tema concreto invece ! E dirci come mai il Parco del Gennargentu è stato affossato suo malgrado?

  • 2 antonio leoni jr.
    24 Ottobre 2008 - 09:06

    Noli eum tangere. I soriani si irritano persino per un persino.

  • 3 A.P.
    24 Ottobre 2008 - 13:19

    Caro Leoni, c’è un luogo comune, secondo cui questa Giunta sarebbe portatrice della “virtù”, mentre la precedenti anche di centrosinistra sarebbero espressione di approssimativa o mala amministrazione e di scarsa produttività. L’esempio in negativo è rappresentato dalla Giunta Palomba, ma non si evoca mai l’attività della Giunta Melis. Vedremo nei prossimi giorni di fare un’analisi sugli atti e non mancheranno le sorprese. Ciò che si può fin d’ora dire è che, durante la Giunta Melis, fu approvata una gran mole di leggi importanti, fra le quali anche la legge urbanistica vigente, che fornisce l’impianto all’attuale tutela del territorio. Allora fu giudicata da Cederna, Valli ed altri eminenti ambientalisti la miglior legge italiana sulla materia.
    Ma su questi aspetti torneremo. Per ora, basti osservare che Mario Melis e Federico Palomba non sono stati nemmeno sfiorati da ombre personali e tantomeno da avvisi di garanzia, che sono segni, se non di colpevolezza (la presunzione vale per tutti), certamente di amministrazione poco rigorosa. Eppure anche a sinistra e nel centrosinistra non pochi continuano a parlar male di quei galantuomini e ad assumere le loro giunte come esempio di improduttività e amministrazione allegra in confronto dell’attuale rigore. Come dimostreremo per tabulas, si tratta in larga misura di luoghi comuni, fondati su pre-giudizi o su un aprioristico settarismo, senz’alcun riscontro nella realtà.

  • 4 annna maria casu
    25 Ottobre 2008 - 11:45

    ma io non capisco - scusatemi - Ma Tonino o Antonio Dessì non è stato a lungo dirigente del Pci Pds Ds eccetera, poi assessore all’Ambiente? E parla come uno della strada. Ma oltre a dire di Capoterra (che disgrazia!) perchè non pubblica - si pubblica !!!!! in questo sito le cose dette e fatte per evitare la tragedia? Non i bla bla e pissi pissi. Quando il suo partito faceva e disfaceva lui era lì. E’ rimasto fino a quando non è stato tolto era ben saldo al comando. Ad aggiustare le cose, mediazioni di profilo basso. E risulta che lui sapeva che proprio a Capoterra c’era una speculazione a danno dei poveracci. Io sono maestra elementare e non so nulla ma lui? E ora ci porta come documento la sua lettera dopo la cacciata? Ma non vi pare che stiamo esagerando? Lui doveva fare qualcosa e cosa ha fatto? Follia fino al punto di dire che bisognava andare a votare a un referendum senza costrutto per difendere la posizione? Io mi sento lieta di avere difeso la legge in un modo che il 90 per cen to dei sardi ha condiviso. A votare contro Soru sono andati Pili e i suoi più gli amici di Dessì - per difendere la legge ma fateci il piacere. Se avessero vinto si stava preparando un’altra Capoterra altro che contro Soru.
    Ma siccome Dessì è un avvocato mi spiega perchè bno hanno fato il refer contro i piani paesistici? Mando questa come mail a quelli che sono rimasti come me impressionati di tanta strumentalità che neanche le tragedie vi fanno dire che su questa tutela di ambiente Soru ha ragione. Perchè scrivano su questo forum.

  • 5 admin
    25 Ottobre 2008 - 17:46

    Quanto Tonino Dessì ha detto e fatto da quando ha iniziato a far politica dai tempi de Il Manifesto al PCI, fino ai DS ben sanno coloro che hanno vissuto quelle esperienze e, per quanto riguarda il suo assessorato, parlano le cronache e gli atti del tempo. Una vita militante, spesa per cambiare il Paese e la Sardegna sempre dalla parte dei lavoratori e della democrazia. Un impegno limpido e senza ombre, sempre intelligente e colto e forse proprio per questo paradossalmente desta invidie e giudizi immotivati. Certo, vien male parlare di queste cose con chi - come la sig.ra Casu (una strana maestra per come scrive in italiano) - è mossa da una pregiudiziale e incomprensibile acredine. Anche perché Dessi scrive solitamente cose interessanti e le scrive bene. Ovviamente si può dissentire. Ci mancherebbe! Ma occorrerebbe farlo entrando nel merito delle argomentazioni più che parlando a ruota libera d’altro. Comunque, la maestra Casu ci dà uno spunto, su cui stavamo già riflettendo: comparare l’azione della Regione di fronte a due tragedie: Villagrande nel 2004 e Capoterra oggi, proprio per vedere come si è mossa la Regione allora, assessore Dessì, e oggi (assessore desaparecido). Lunedì vi presenteremo i risultati, tratti dalle cronache di allora e di oggi..

  • 6 angela casu
    25 Ottobre 2008 - 18:19

    e bravo professore- adesso ci mancava che lei bacchettasse una maestra in pensione che usa con difficoltà il computer che ha da poco tempo. Siamo alla derisione di chi non scrive come i sapientoni del suo rango. Stia al tema che pone anna maria, invece di correggere il suo testo. Risponda: senza il Piano paesistico? Non ci sarebbe qualche cagliaritano altolocato ancora - di nuovo indaffarato a vendere lotti assassini? Ma lo sapete che erano pronti, schiere di legali per fare l’ennesima puntata. Ma a che punto siete arrivati se pure di battere Soru siete disposti a fare alleanze con la destra? E’ una cosa orribile quella che state facendo. ma faccia tutti i confonti, cosa vuole dimostrare che il nuovo assessore è meno bravo di Tonio Dessì? Ma per favore! Vuole dimostrare che dipende dall’assess. l’efficienza dei soccorsi? Si accomodi.

  • 7 Gino Pilloi
    25 Ottobre 2008 - 18:25

    Dal Manifesto ai Ds. Bella storia corente! Fino ai Ds, proprio fino a lì ci voleva stomaco di ferro. Da Pintor fino a Cabras: una bella strada in salita o in discesa. Fate voi.

  • 8 T.D.
    25 Ottobre 2008 - 22:24

    No, cara Redazione: sono contrario a paragoni polemici tra la vivenda di Villagrande e quella odierna di Capoterra. Troppo è il lutto e sopratutto c’è ancora tanto da fare, in queste ore, per mettere in sicurezza quel territorio e le persone che vi abitano. Nel 2004 la Sardegna meritò gli elogi della stampa nazionale per l’efficacia dell’intervento e l’apprezzamento per il mio operato fu unanime. Quasi mille uomini e donne da tutta l’Isola, tra Corpo Forestale, Ente Foreste, volontari della protezione civile, mobilitati in mezza giornata, affiancarono i cittadini di Villagrande, le Forze dell’ordine e i Vigili del fuoco. Io credo che si stia tentando di fare lo stesso in questi giorni e mi auguro che tutto avvenga con la stessa efficienza di allora. Ma, allora come oggi -lo dissi riferendo al Consiglio regionale- la protezione civile non può limitarsi ai soccorsi ex post: occorre prevenire. Fu per quello che -non da solo, per dire la verità-quando si discusse quella che poi divenne la legge n. 8 del 2004, insistetti affinchè le norme del 1993 (per l’introduzione delle quali mi ero notoriamente battuto già al tempo loro), che contenevano il divieto permanente di costruire non solo sui trecento metri dal mare, ma anche negli ambiti di rischio intorno ai corpi idrici, fossero confermate. Nei miei interventi su Democrazia Oggi ho semplicemente fatto la stessa cosa, perchè ho avuto qualcosa di più della sensazione che le si volesse cancellare prima col referendum (promosso dal centrodestra) poi con la proposta di nuova legge urbanistica (promossa dal centrosinistra). E qualcosa continua a dirmi che non aver accettato in campo libero la discussione in occasione del referendum, da parte del centrosinistra, celasse il tentativo di fare passare sotto silenzio il fatto che quelle stesse norme si sarebbe tentato di cancellarle proprio con la nuova legge urbanistica. Concludendo, io non sono certo esente dal commettere errori, ma non so quale senso etico attribuire a persone male informate che si arrogano il diritto di insultarmi. So che io c’ero quando sono state fatte cose meritorie e sono orgoglioso di aver potuto dare il mio contributo. So che ci sono ancora e che non mi faccio intimidire nè zittire: non ci sono riusciti personaggi potenti, non ci riusciranno i loro subalterni di giornata.

  • 9 A.P.
    25 Ottobre 2008 - 23:43

    Caro Tonino, credo che ci siano in giro molti guastatori professionali, incaricati di impedire che il dibattito si incanali sulle questioni di merito. L’ho notato anche in altri siti. Anche perché intervengono solo quando si trattano certi temi o si esamina l’operato di certi personaggi. Ad esempio, ti sembra che una maestra vera scriva come la sedicente Anna Maria Casu? E ti pare che una persona che conosca anche alla larga le vicende del PCI, PDS, DS possa dire le cose scritte dal sedicente Mirko Rosso a commmento di un altro tuo intervento? Un comunista, o comunque uno che ha vissuto l’esperienza del PCI o un semplice democratico, non parlerebbe mai del referendum come di un’imboscata. Userà una terminologia severa, ma quella mai. No, non è incultura, sono guastatori professionali. Con loro dovremmo usare un solo strumento: il cestino. Senza temere di essere censori, perché la censura riguarda le idee, le posizioni (e ben vengano quelle dissenzienti e critiche!). Ma questa è altra cosa è spazzatura ammazzadibattito.

  • 10 Giacomo Meloni /CSS
    26 Ottobre 2008 - 02:18

    Sono d’accordo con il dr. Tonino Dessì e con l’avv.Andrea Pubusa che sull’argomento Legge n.8 del 2004,sul Referendum del 5 ottobre e sul PPR in discussione in Consiglio Regionale occorre avere competenza e serietà.Non mi interessano i commenti “spazzatura”;ma vorrei che i miei interlocutori dicessero fino in fondo come stanno le cose,anche alla luce dei drammi ambientali che purtroppo in Sardegna si ripetono sempre più frequentemente.Il pericolo è che tutto il male venga addossato all’imprevedibile disgrazia e alle forze della Natura impossibili da controllare.I veri Responsabili o corresponsabili restano sempre nell’ombra.
    Su Villagrande conosco i fatti solo per averli letti sui giornali;mentre sui fatti di Capoterra del 13 novembre del 1999 e del 22 ottobre 2008 sono testimone.Tutto era prevedibile allora e tutto era prevedibile il 22 ottobre scorso.
    E’ ora che si parli chiaramente di responsabilità.
    Trovo interessante l’articolo apparso su La Nuova Sardegna del 25/10/2008 a firma di Mauro Lissia ,che vi ripropongo:

    Da La Nuova Sardegna del 25 ottobre 2008.

    Capoterra. Storia di una speculazione edilizia degli Anni ‘60 sui terreni dei possidenti cagliaritani all’ombra della DC

    E l’agro diventò una giungla di cemento

    Da aree alluvionali buone per la caccia e l’agricoltura a lotti edificabili

    MAURO LISSIA

    CAPOTERRA. “Si chiama ancora piano di fabbricazione e risale al 6 giugno del 1969. Il sindaco di Capoterra era Felice Baire, notabile di paese e figlio di quella Dc immobiliare che ha trasformato l’hinterland in un’inestricabile jungla di cemento anonimo. Un ingegnere immobiliarista fu chiamato a elaborare il piano di fabbricazione: era Pierluigi Monni, coinvolti poi in una serie di inchieste giudiziarie per abusi edilizi.
    Quel piano largo e generoso classificò come zona edificabile la gran parte delle rigogliose campagne capoterresi, per la gioia delle blasonate famiglie cagliaritane che si trovarono moltiplicato per mille il valore delle antiche tenute di caccia e dei terreni agricoli ereditati dai nonni. Da area alluvionale, buona per picnic estivi e campo ideale per le doppiette, il territorio di Capoterra diventò un eldorado per imprese in vena di espansione. L’idea di fondo era di offrire spazi alternativi ai cagliaritani, senza badare troppo alla pianificazione.
    Ma la responsabilità di quello che appare oggi come un caso di palese malgoverno del territorio non è soltanto dell’amministrazione comunale di allora: per quanto permissivo e miope, il piano del ‘69 stabiliva comunque qualche regola.
    Forse persino troppe in una fase storica in cui erano pochi a parlare di difesa ambientale. Così la Regione, schierata con chi aveva fretta di trasformare la piccola Capoterra in un sobborgo verde di Cagliari, inventò la famosa ‘LEGGE-PONTE’ che consentì alle imprese di costruire saltando allegramente il rapporto di convenzione con il Comune. Una sorta di salvacondotto urbanistico grazie al quale sono nati gli agglomerati a mare di La Maddalena spiaggia, Frutti d’Oro uno, Frutti d’Oro-la Vigna e Su Spantu uno: tutta edilizia per stomaci forti.
    Sono passati quasi quarant’anni e le amministrazioni comunali di oggi fanno ancora i conti con quel mostruoso strumento: impossibile elaborare un piano urbanistico moderno. Chi ha provato a fermare l’avanzata delle lottizzazioni, come fece negli anni Novanta il sindaco Tore Cadoni, si è preso bombe, attentati e minacce d’ogni tipo. Chi ha terra edificabile da vendere vorrebbe avere mano libera, chi ha i soldi per costruire è convinto che i divieti non siano altro che soprusi.
    La conseguenza è sotto gli occhi di tutti e il nubifragio del 22 ottobre - dopo quello dell’11 novembre 1999 - ha fornito una conferma drammatica e disastrosa dei consapevoli errori commessi in quei tempi: in un’area di cui 270 ettari sono classificati ‘a rischio molto elevato’ nel piano di assetto idrogeologico del 2004 si è costruito selvaggiamente e si vorrebbe continuare a costruire, come se le sciagure meteorologiche ricorrenti non avessero insegnato nulla. Dai tentativi del gruppo Berlusconi, che voleva portare seimila abitanti nella delicatissima vallata dove oggi sorge Hydrocontrol, fino alle iniziative luxury del pluri-indagato avvocato d’affari Peppetto Del Rio, che sognava un’oasi di megaville a due passi da Poggio dei Pini, la storia recente di Capoterra è segnata da incessanti controversie legate al cemento. L’ultima, nel 1992 - un’altra convenzione risulta registrata nel 1997 - ha visto l’amministrazione comunale e gli ambientalisti soccombere tristemente. Risultato: le centinaia di case costruite sullo stagno di Santa Gilla. Quasi sull’acqua, per volontà e interessi della cooperativa Mille-Cento che faceva capo all’allora semplice imprenditore edile Sergio Zuncheddu (LUI, IL PALAZZINARO PADRONE DELL’UGNONE SARDA).
    Se nel 1970 Capoterra contava appena ottomila abitanti, oggi il sindaco Giorgio Marongiu, espresso da una coalizione di centrosinistra, è chiamato a governare servizi destinati e quasi 24 mila cittadini - 12 mila nei rioni sorti in campagna - che patiscono la bulimia edificatoria degli anni passati. Tredici lottizzazioni su seicento ettari, problemi da città metropolitana con risorse economiche da piccolo paese. Soprattutto un’esposizione al rischio di eventi meteorologici conosciuta da decenni e
    affrontata mai. Al contrario: un pericolo cresciuto insieme ai villaggi delle periferie, indifesi perchè messi in piedi a vanvera. Come San Gerolamo, esempio eclatante di irresponsabilità. In questi giorni è il commissario della protezione civile Guido Bertolaso e sono i geologi a spiegare il destino ineluttabile di questa frazione popolosissima. Ma non servono gli esperti per capire quanto sia sbagliato costruire centinaia di case attorno a un fiume che raccoglie le acque di due dighe, sotto il livello del mare e senza un minimo di attenzione alle norme che regolano la sicurezza idrogeologica. I documenti dicono che la lottizzazione Rio San Girolamo è il risultato di una convenzione stipulata il 3 novembre 1977 tra gli uffici di Capoterra - sindaco era il socialista Raffaele Farigu (LUI, ATTULE CONSIGLIERE REGIONALE DEL CENTRODESTRA)- e la società ‘Selene Agricola immobiliare srl’, oggi cessata. Il proprietario delle aree era Mario Floris, PADRE DELL’ATTUALE SINDACO DI CAGLIARI.
    Il progetto fu affidato all’ingegner Massimo Abis, amministratore della società era Francesco Cittadini e dalle visure storiche l’attività della Selene risulta essere il «miglioramento di fondi rustici e urbani». Per rendersi conto di quanto e come siano stati migliorati quei fondi basta fare un giro tra le case di San Girolamo in queste ore: non una costruzione è uscita salva dalla furia delle acque. Oggi quelle terre assomigliano a una favela brasiliana e solo un intervento finanziario massiccio e ben indirizzato
    potrà restituire una vita normale agli sventurati abitanti. Che non sono villeggianti agiati, ma famiglie abbagliate a suo tempo dai prezzi: a rischio com’erano, i lotti furono venduti a poco. Le case poi spuntarono come funghi, alcune messe su senza badare troppo all’immagine. Col mare a due passi e la strada di Cagliari a portata di mano, gli acquirenti non potevano immaginare che un giorno sulle loro cose sarebbe piombato il contenuto di una diga. Non potevano immaginarlo perchè nessuno glielo disse”.

    * * * * * * * * * * * * * * * *

    Sto ritornando da casa di mio cognato che abita in via Lisbona in località Rio San Girolamo.Un disastro.Sembra di essere in zona terremotata.Gli aiuti ci sono.Ci vorrebbero più autospurgo perchè le case sono invase dal fango e le normali pompe tolgono solo l’acqua.E’ una gara di solidarietà.I volontari della Parrocchia distribuiscono panini e acqua,stivali e guanti.Vi sono i Vigili del Fuoco,la Protezione Civile,gli Alpini,il 118,le Guardie Forestali tutti con mezzi di ogni tipo.
    Gli abitanti,coadiuvati da amici,parenti e volontari portano fuori dalle case mobili e quantaltro rovinati dall’acqua e dal fango.Gli ingombri a lato strada sono vere e proprie montagne.Chi pagherà loro tutti questi danni? Cancelli e recinzioni divelte,automobili spazzate via dalla furia dell’acqua.Ora il fiume sembra un rigagnolo e ci si chiede come tutto ciò sia potuto accadere.La gente del posto rifiuta di pensare che tutto ciò sia dovuto alla sola pioggia abbondante di 4 ore e pensa che ci sia stato il cedimento di qualche diga oppure che sugli invasi sia caduta qualche frana che abbia provocato l’onda anomala e la furia del fiume.
    Mi chiedo come si sia potuto costruire a ridosso del letto del fiume e chi abbia rilasciato le licenze edilizie.Sto cercando di avere conferma di ciò che mi riferisce qualche abitante relativo all’esistenza di liberatorie loro richieste a fronte del rilascio delle licenze, dove veniva scritto che il proprietario assumeva la responsabilità dei danni derivanti dagli eventi catastrofici,essendo la zona a rischio idrogeologico.Se tali liberatorie esistessero dovrebbe intervenire immediatamente la Magistratura e procedere.
    Resto convinto,essendo stato testimone del dramma del 13 novembre del 1999,che tutte le zone a rischio dovrebbero essere messe in sicurezza e,laddove ciò non fosse possibile,proibire ogni costruzione ,impedendo la ricostruzione nello stesso sito delle case distrutte e favorendo la ricostruzione dell’intero villaggio in zone sicure con i fondi Statali e Regionali legati all’emergenza.

  • 11 GIORGIO COSSU
    30 Ottobre 2008 - 08:58

    questo Martino attribuisce a Soru il ruolo di Robin Hood o Zorro, ritiene comunque buono e diverso contro gli altri malvagi al potere, non guarda ai risultati ma alle intenzioni dichiarate e non verificate o alle buone parole “l’ho fatto per il bene della Sardegna” dichiarò per la nomina di G.Murgia a capo di Sardegna Ricerche, stesse parole di Berlusca e come Benito, come Fidel e Chavez, la democrazia è un impiccio, siccome qualcuno ci marcia val bene tagliarla.
    Tonino ha informazioni non chiare ed esatte su Soru, non è interessato tanto ai limiti dei 300 metri ma ad evitare che salti il meccanismo dell’intesa in capo alla Giunta cioè al Presidente, affermando testualmente che nell’ipotesi di un governo di destra difenderebbe le prerogative di PILI. Quindi non c’è il perfino, ma solo Soru intende riportare il testo in Commissione per non consentire la cancellazione dell’intesa, affermare il primato dell’uomo solo che scrive il programma, sceglie i gregari e le donnine in giunta e nel partito, scrive le norme, le interpreta, le contratta e le modifica.
    Sempre e solo per la tutela della sua idea di identità e quella tutta estetico-storica di paesaggio che negli effetti non tutela che lo skyline.
    E’ una ben strana idea della democrazia la delega ex-ante ad uno solo che controlla e muove tutto, è la piramide rovesciata della democrazia, che parte invece dalle idee su una base larga di confronto su regole di selezione e deleghe con livelli di controllo

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