Gonario Francesco Sedda
«[…] non è stato solo bocciato il cosiddetto Porcellum, ora c’è una nuova legge elettorale. Lo status quo adesso è proporzionale e la mia opinione è che sia uno status quo estremamente negativo: questa legge è il male assoluto, molto peggio dello stesso Porcellum». Così il politologo Roberto D’Alimonte [Il Fatto Quotidiano, 6 dicembre 2013]. Il giornalista che lo intervista ci avverte con una vaga evocazione di minaccia che il suo interlocutore è «tra i massimi esperti italiani di sistemi elettorali e professore alla Luiss».
Ma … non è stato bocciato il cosiddetto Porcellum e NON c’è una “nuova” legge elettorale. Anzi: non c’è una nuova legge elettorale PROPRIO PERCHÉ non è stato bocciato il cosiddetto Porcellum. Né la Corte era chiamata a bocciarlo, ma solo a pronunciarsi su due punti di essa. Solo la bocciatura dell’intera legge avrebbe determinato la condizione per una possibile reviviscenza del Mattarellum. Quel che è rimasto NON è una “nuova” legge, ma … appunto … “il resto del Porcellum” che non è in contrasto con la Costituzione vigente. Certo, un ritorno al proporzionale e alla possibilità di esprimere preferenza. E ciò ha fatto “inorridire” Roberto D’Alimonte e suscitato in lui un rigurgito di fondamentalismo maggioritarista.
Il nostro autorevole “consigliere del principe” si è mostrato così infuriato da retrocedere lo “stato dell’arte secondo la Corte” più in basso della screditatissima Prima Repubblica fino a una «Repubblica Zero», abitata sicuramente da un “male assoluto che più assoluto non si può”. E perché? «[…] allora almeno c’erano due grandi partiti», ha affermato.
Già, allora c’erano due grandi partiti … almeno! Invece ora, dopo tredici anni di Mattarellum e sette di Porcellum, dopo venti anni di guerriglia maggioritarista diffusa nel territorio (leggi elettorali per Comuni, Province e Regioni) ci troviamo in una situazione in cui – per dirla con Angelo Panebianco – «i nostri partiti […] sono per lo più ectoplasmi, entità semi-gassose che suscitano […] fastidio nei cittadini meglio disposti, e disgusto negli altri». Come mai lo spirito salvifico e l’energia creatrice e riparatrice del maggioritarismo non ha funzionato? Davvero Roberto D’Alimonte, tra i massimi esperti italiani di sistemi elettorali e professore alla Luiss, può cavarsela affermando che il Porcellum «era una legge elettorale imperfetta, ma andava corretta o sostituita con un maggioritario migliore»?
Intanto la legge porcellona non era semplicemente «imperfetta», ma “incostituzionale” nei punti caratterizzanti del “premio di maggioranza senza soglia” e delle “liste bloccate senza preferenza”. Poi, la legge è stata “corretta”, cancellando i punti viziati di incostituzionalità; e ciò che è rimasto è sufficiente per lo svolgimento di eventuali nuove elezioni, potendo sempre il Parlamento «approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali». Infine non poteva essere “sostituita” con un maggioritario “migliore”: non con la reviviscenza del Mattarellum (peraltro con il baco insopportabile del 25% di proporzionalismo!) e ancor meno con una “nuova” legge andando oltre la competenza della Corte.
Comunque anche una versione di «maggioritario migliore» della legge porcellona è già stato messo alla prova per ben tredici anni: il Mattarellum non si è mostrato capace né di bloccare le conseguenze del “male assoluto” (il proporzionalismo) né di impedire la deriva verso il Porcellum (certamente una porcata, ma una porcata … maggioritarista, solo una legge imperfetta!).
Il professor D’Alimonte ha anche manifestato l’assoluta certezza che il vizio di costituzionalità riguardi anche le leggi elettorali per le Regioni quando e dove prevedono premi di maggioranza senza soglia e liste bloccate senza preferenza. E prospetta una catastrofe per colpa di quei «15 giudici costituzionali [che] non si sono neanche accorti degli effetti che la loro sentenza avrebbe avuto». Non si sono neanche accorti!!
Infine occorrerà aspettare le motivazioni della Corte per capire più chiaramente in che cosa consista il vizio di incostituzionalità delle liste bloccate. Intanto sarà bene rileggere con più attenzione la parte della comunicazione al riguardo: viene dichiarata «l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza». Ai più è sfuggito che “bloccate” è aggettivo tra virgolette: dunque rimanda a una sua interpretazione e non può essere considerato nel suo significato immediato, almeno tra i massimi esperti di sistemi elettorali.
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