Amsicora
I have a dream, Ho un sogno
Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.
E perciò, compagni e amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità politiche di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno sardo, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso dell’etica pubblica: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati senza avviso di garanzia, senza rinvii a giudizio, senza condanne per peculato, concussione e abuso d’ufficio.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Sardegna i figli di coloro che un tempo furono costretti a votare indagati e i figli di coloro che elessero rinviati a giudizio e perfino pregiudicati, sapranno recarsi insieme all’urna dell’innocenza.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino la Sardegna, un luogo colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione di una casta di politici, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.
Io ho davanti a me un sogno, che i miei due figli vivranno un giorno in una nazione nella quale non ci saranno eletti per la loro capacità di trama, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni onestà sarà esaltata, ogni avvisato per garanzia e ogni rinviato a giudizio saranno esatromessi dalle liste e la gloria degli onesti si mostrerà e tutti gli elettori, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso le elezioni regionali.
Con questa fede saremo in grado di strappare dalla nostra montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra gente in una bellissima sinfonia di fratellanza.
Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di lottare insieme, di andare insieme nelle piazze, di difendere insieme la libertà da carichi pendenti, sapendo che un giorno avremo candidati liberi da avvisi e indagini penali. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Sardegna sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà da carichi penali; e se la Sardegna vuole essere una grande nazione possa questo accadere.
Risuoni quindi la libertà dai carichi pendenti dalle poderose montagne del Gennargentu.
Risuoni la libertà dagli avvisi di garanzia negli alti salti della Quirra.
Risuoni la libertà dai rinvii a giudizio dalle Montagne di Oliena, imbiancate di neve.
Risuoni la libertà da indizi penali dai dolci pendii del Sulcis.
Ma non soltanto.
Risuoni la libertà da interrogatori in Procura dalla piana del Campidano.
Risuoni la libertà da memorie difensive dalla Barbagia di Ollolai.
Risuoni la libertà dai rimborsi chilometrici da ogni monte e monticello della barbagia di Belvì. Da ogni pendice risuoni la libertà dalle risibili pezze giustificative sull’uso improprio dei fondi dei gruppi in Consiglio regionale.
Risuoni a Cagliari il passo indietro di Ugo e di Francesca, siano svuotate le liste da indagati e riempite di candidati normali, di comuni cittadini liberi da indizi e procedure.
E quando lasciamo risuonare la libertà dai carichi e dalle procedure penali, quando le permettiamo di risuonare nelle liste elettorali da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Sardegna, ogliastrini e oristanesi, barbaricini e campidanesi, sassaresi e galluresi, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio canto a tenores: “Liberi da candidati indagatii finalmente, liberi finalmente da rinviati a giudizio; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi di votare finalmente”.
1 commento
1 Ospitone
13 Dicembre 2013 - 09:44
T’intendat Deus, Amsi’!
Su disizu tuo (your dream) est disizu ‘e medas, in Sardinna e in sos Continentes, in totu su mundu. Sa chistione (the problem) est su ite facher pro chi gasi siat, totube (everywhere).
Ma si chircamus sa Sardinna, ponendenos in pessos (reflecting), carchi cosa si podet puru bocare a campu (think up), po su ite facher.
Primu prumu depimus ischire nois etotu it’est su raju chi cherimus, mantenedesinde (refraining) de chircare sos santos chelos (unrealistic targets); tando (later) custos disizos los ponimus totu paris e los brindamus (present) a chie si cheret ponner in politica (apply) po los mandare a innantis (achieve)
Sos chi s’aconcan a intrare in politica però, da chi no ischimus si abberu an a facher su dovere zustu, los amindamus, presos a fune longa, o curtza si b’at bisonzu, o finas tropedios o travaos, pro chi non s’illonghien prus de su tantu; e si bidimus chi calicunu no andat cumente si tocat, a li tirare sa fune e a l’iscapare a pascher fatu ‘e montes e pranos, foras de su guvernu regionale, chi est de totu sos sardos.
De custu so a disizu (this is my dream)!
Lascia un commento