Amsicora
Dite la verità, compagni ed amici, ci siete cascati! Quando vi siete recati all’urna alle elezioni comunali scorse ci avete creduto. “Ora tocca a noi” avete pensato, gioiosi. E giù una croce segnata con forza per paura che, se sbiadita, sarebbe stata a rischio annullamento. Confessate, non c’è nulla di male nell’ingenuità: avete sentito nell’anima una bel senso di leggerezza, una gioia irrefrenabile, pensando che, dopo un’infinita serie di sindaci di destra, ora finalmente era fatta. Un sogno: ora tocca a noi governare. Non direttamente, certo. Per il tramite di Massimo, la cui prima preoccupazione e il primo imperativo sarebbe stato il coinvolgimento di noi cittadini in una gestione democratica. Perbacco!, avete pensato, esistono gli strumenti della partecipazionee, a partire da quel mitico bilancio partecipato di P. Allegre, che ha fatto scuola a tutte le amministrazioni democratiche del mondo. Finalmente qualcosa del genere anche a Cagliari!
E voi, compagni ed amici del Teatro lirico, confessate! Avete pensato, votando Massimo, finalmente cambiamo spartito, tutta un’altra musica!
“Ora tocca a noi”, l’idea di essere sovrani non solo nell’urna nell’attimo fuggente del voto, ma per l’intera consiliatura con Massimo, compartecipi dell’amministrazione.
Ditemi ora la verita. Se qualcuno vi avesse detto allora: “Massimo usa uno slogan per fregarvi, per carpirvi maliziosamente il voto, poi si chiuderà a riccio con la sua cricchetta”, voi cosa avreste risposto? Avreste dato al vostro impertinente interlocutore dell’impostore e del provocatore. E, a seconda del carattere, lo avreste mandato malamente al diavolo o lo avreste sfidato alla prova dei fatti, a farsi rivedere dopo aver visto all’opera Massimo.
Ora comprendo il vostro malessere e il vostro incazzo. Non solo ”non tocca a noi”, ma ora vi accorgete che il nostro beniamino, vendicatore di un infinito governo del centrodestra in città, non solo non amministra con la cittadinanza, ma lascia tutto in mano alla burocrazia anche nelle questioni più delicate. Ed ora peggio, addirittura invoca, per un’istituzione culturale fondamentale, il governo del ministero, il comando della burocrazia ministeriale. Dal governo dei soviet, dei consigli di base o di quartiere siamo passati al podestà. Si perchè il commissario del governo ricorda quel funzionario chiamato dal governo centrale ad amministrare le comunità locali, senza e contro la volontà popolare.
E tutto questo perché? Per non confrontarsi con una procedura di nomina, che è volta ad assicurare imparzialità e trasparenza. Per paura che nei 44 che hanno presentato regolare domanda per la sovrintendenza ci sia una persona di alto profilo? Una persona con cui lui non si sente all’altezza di interloquire? Per l’idea che il noi di “ora tocca a noi” sono solo quelli della piccola cerchia di Massimo? Chissà!
Voi direte: ma perché dici a noi quanto dovresti dire a te stesso? E no, cari compagni ed amici, è vero che anch’ io l’ho votato. Ma, conoscendo il fanciullo, ben sapevo che non sarebbe toccato a noi. In fondo, ammetto, non volevo negarmi l’idea di un governo onestamente o modestamente democratico. E poi confesso di non aver immaginato che non sarebbe toccato neanche a lui, Massimo intendo. Mai e poi mai avrei giurato che, per paura di democrazia, lui avrebbe lasciato il governo della città alla burocrazia comunale e perfino invocato il comando ministeriale, anziché il sostegno popolare. E, pur conoscedoli (predicano bene e razzolano male) non avrei mai creduto che SEL, facendo un congresso all’insegna della buona politica e della buona amministrazione, non avrebbe aperto bocca su un caso di manifesta malapolitica e malamministrazione. SEL che vede i travi negli occhi altrui e non nei propri (qui pagliuzze, amici, non ce n’è; ci sono solo travi!).
Ma suvvia, voi direte, somministraci un po’ di spicciola tattica giuridica quotidiana! Quid juris? O meglio che fare ora sul piano giuridico? Ma, compagni ed amici, che c’entra il diritto in tutto questo? Qui vien meno il decoro politico che anzitutto è rispetto della parola data, della promessa fatta in campagna elettorale, del patto fatto con gli elettori, che così generosamente hanno, abbiamo, risposto. Del resto voi nei commenti di ieri avete detto bene. Alberto Rilla su tutti, che da fine giurista qual’è sempre stato, fin da studente ha colto nel segno nei suoi due commenti. Detto non in giuridichese Rilla ha detto: Massimo, anziché scappare, arrogandoti il potere di presa d’atto delle dimissioni, dovevi riunire il consiglio e lì constatare la situazione, anche perché le dimissioni prima della presa d’atto ssono sempre suscettibili di revoca da parte degli interessati. O ancora chi di voi ha detto che il Sindaco-Presidente avrebbe dovuto invocare dal ministero non il commissariamento, ma pretendere la surroga dei dimissionari e, ammesso che non sia lui stesso ad averne sollecitato le dimissioni, surrogare quelli nominati dal Sindaco medesimo.
Ma di cosa vogliamo parlare di diritto a fronte della sua più sfrontata violazione? Delle più capziose interpretazioni in frode alla legge? Del più evidente furto di buona amministrazione e di democrazia? Una sola cosa è certa: eleggendo Massimo avevamo creduto di aver dato alla destra cagliaritana una botta duratura, di quelle che fanno male per decenni, oggi ci rendiamo conto che Massimo la destra l’ha già rimessa in sella e per chissà quanto tempo. Certamente, fintanto che ci sarà memoria della sua sindacatura. Compagni ed amici, chi di voi è sulla quarantina perda ogni speranza! Non vedrà più la sinistra al governo di Cagliari! Massimo nei fatti quelli della destra li chiama ogni giorno a gran voce “ora tocca a voi!“. Per secula seculorum.
4 commenti
1 luca
30 Novembre 2013 - 10:38
Egregio Professore, ha ragione, Qua siamo in presenza, parafrasano Vasco, della combriccola del Massimo, con risultati veramente, veramente modesti.
E’ possibile amministrare la Città? No, prima bisogna rovinare il Teatro Lirico.!
2 Icosaedro
1 Dicembre 2013 - 00:18
Come non concordare con lei? Il pdmenoelle aveva, qualche mese fa, la possibilità di salvare la faccia e le prossime elezioni al prezzo della perdita delle attuali poltroncine sfiduciando il sindachetto (e non solo per la querelle Crivellenti) e mandandolo finalmente a fare ciò che non ha mai fatto: lavorare. Invece, da autolesionista qual è, da marito che pur di far dispetto alla moglie sottopone se stesso all’asportazione delle gonadi, il pdmenoelle ha scelto l’effimero e temporaneo piacere di tenere il culetto su quegli scranni, e tenerci anche quello di Moij… Massi, al costo però di non sedercisi mai più se non come forza di minoranza…
Altro che anatra zoppa…
Questo è un pistillone che non riesce a salire sugli specchi!
3 andrea
1 Dicembre 2013 - 12:35
È vero, Professor Pubusa:le ragioni del diritto sono totalmente inconferenti con lo stato di fatto che si è determinato.Zedda ne risponderà dinnanzi alle sedi giudiziali che gli si schiuderanno presto.Zedda non può porre nel nulla da se ciò che rappresentava il presupposto (tradito) della presente esperienza di governo:il ripristino della buona amministrazione e della trasparenza partecipativa nel segno della legalità.Epperò, Professore:amicus Plato, sed magis amica Veritas.Su questo blog una parola di verità politica occorre GRIDARLA, tra le altre che quotidianamente vengono da Lei distillate (proprio ad servandam veritatem): è destra oppure no la non irresistibile armata dei componenti il CDA(Follesa,Porcelli,Cualbu), cui si addiziona il vincitore del ricorso al TAR, Baggiani? È un’operazione di destra oppure no quella del Presidente Cappellacci, che ingiunge ai quattro summenzionati concittadini, di utilizzare pretestuosamente la ripresa della manifestazione di interesse nazionale ai fini di conclamare il curriculum di Mauro Meli come il più indicato tra quelli pervenuti? È di destra o di sinistra pretendere con iattanza di tornare ad esercitare la Sovrintendenza, dopo che,per anni, si è scientificamente provveduto a dissestare il bilancio del Teatro, colludendo con quei Sindaci che l’avvento di Massimo avrebbe dovuto relegare nell’oblio? Stimato Professor Pubusa, non commettiamo errori irreparabili:si ingegni a rispondere, altrimenti dovremo votarci ai Numi di Franz Kafka. Grazie
Risposta di Andrea Pubusa
Per me è di sinistra non chi dice di esserlo, ma chi fa cose di sinistra. La penso esattamente come Alberto Rilla nell’articolo su questo blog dalle 6 di oggi. Se c’è qualcosa agli antipodi della cultura della sinistra è la politica della cricchetta, del piccolo gruppo, che non si confronta e non assume a riferimento la grande massa dei lavoratori e dei cittadini. La correttezza e l’etica pubblica poi è il primo dei principi della sinistra. Nella vicenda del Teatro lirico di Cagliari questi principi sono stati tutti stravolti. Chi fa questo non può pretendere di farlo in nome della sinistra. Certo non lo può fare in mio nome. Non so e non m’interessa sapere se Cualbu, Porcelli e Baggiani son di destra. Affari loro. E ancor meno m’interessa se Cappellaci vuole Mieli. Se è così, chi non è d’accordo li combatterà alla luce del sole. Ma, al momento, questa battaglia non è alle viste. Il sindaco non ha chiamato i cittadini a sostenere alcuna battaglia. Sul lirico ha contro tutti. Si è asserragliato in un fortino settario, senza via d’uscita. E’ perfino penoso vederlo chiedere aiuto al Ministero; è stupefacende sentirlo chiedere di essere commissariato!
4 Antracas
1 Dicembre 2013 - 14:09
Gentilissimo Sign.Andrea mi perdoni se mi intrometto le posto la mia ingenua ed umile considerazione. Se fosse come Lei riporta ci sarebbe comunque da specificare che questi sono gli “effetti collaterali” della Democrazia, che stabilisce che un CDA abbia sette membri ( nove sullo statuto da aggiornare ) ed in caso di parità di scelta il Presidente possegga ben due voti per affermare la propria personalità ridondante. Sarebbe allora stato interessante osservare la sua passione esercitare una democratica “pressione” per affermare davanti al CDA:” no a chi ha amministrato male!!” ( non c’è solo Meli mi creda su 44 ce ne sono almeno due o tre ) Avrebbe avuto persino “schiere” di lavoratori dalla sua parte. Con un bel pareggio di voto 4 a 4 forse la nomina non sarebbe andata avanti.E’ invece triste assistere a strani escamotage ( commissariamento, strategie politiche..accordi ministeriali ) sarebbe stata così bella una sana battaglia combattuta sul campo, da vero militante convinto….. per il resto c’è il Risiko!!!
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