Due domande sui Piani di protezione civile

22 Novembre 2013
1 Commento


 Antonio Franco Fadda a domanda risponde

Vista la confusione che si sta creando intorno alla Protezione Civile e senza voler entrare, in questo momento,  nel merito delle molte questioni che il tema solleva, abbiamo ritenuto opportuno sentire l’opinione del Dr, Antonio Franco Fadda, coordinatore di un seminario su “I Piani di Protezione civile”, svoltosi il luglio scorso a cura dell’Accimo - Ass, culturale cittadini del mondo. Aiuta a capire alcune problematiche che interessano la nostra sicurezza come cittadini.


D. Dr. Fadda, il 27 luglio 2013  si è svolto il seminario I Piani di Protezione Civile, organizzato dall’Associazione ACCIMO e da lei coordinato, cosa è emerso dai lavori?
R. E’ emerso come molti dei Piani finora realizzati in molte regioni del Paese e, nello specifico, in Sardegna presentino criticità tali da renderli difficilmente efficienti nel momento dell’utilizzo.

D. E come mai?
R. I Piani a qualsiasi livello dovrebbero essere supportati da applicazioni semplici da utilizzare ma efficienti nel momento in cui si dovesse rendere necessario organizzare l’intervento.

D. Vuole essere più chiaro per i non addetti ai lavori?
R. Certamente, Occorre un Sistema Informativo di Gestione dei Piani di Protezione Civile che assolve alla fondamentale necessità di avere uno strumento operativo di facile utilizzo, facilmente aggiornabile, snello, ma completo che consenta di avere tutte le informazioni che servono con semplicità e immediatezza sia in tempo di “pace” sia soprattutto in fase di emergenza.

D. Può darci qualche ulteriore chiarimento?
R. La pianificazione di protezione civile, per i contenuti minimi richiesti, per la veste, ma soprattutto per il tipo di funzionalità suggerito dagli indirizzi regionali e nazionali comporta un lavoro preparatorio, di allestimento, di redazione e di gestione non indifferente e in parte specialistico. Ineludibile, pertanto, il diretto coinvolgimento della stessa Amministrazione, in particolare dei suoi dipendenti direttamente impegnati in aspetti di Protezione Civile, ma altrettanto necessario il ricorso ad apporti specialistici esterni. E’ inoltre da sottolineare la peculiare valenza del Piano di Emergenza e Protezione civile, sia per quanto riguarda le responsabilità civili e penali dell’Amministrazione (e segnatamente del Sindaco quale Autorità di Protezione civile) sia, ancor più e in primo luogo, per la finalità principale ad esso affidata: la salvaguardia dell’incolumità delle persone.

D. Il problema degli apporti esterni, però, è delicato per molte intuitive ragioni. Si presta a spese facili e inutili, anche a favoritismi o a dannosi risparmi…
R. Sicuramente,  l’individuazione delle strutture professionali a supporto dell’Amministrazione per la redazione dei Piani dovrebbe avvenire in base a documentati requisiti di competenza specifica, secondo ponderati e predeterminati criteri di aggiudicazione che consentano di garantire contestualmente la reale massima convenienza per l’Amministrazione e la migliore qualità assoluta del Piano. In quest’ottica è da considerarsi particolarmente pericolosa, ingiustificata e persino contraria ai principi sopra esposti, la prassi attualmente in uso che prevede il criterio dell’affidamento “al massimo ribasso” per i Piani di Protezione Civile considerato appunto che si tratta di uno strumento finalizzato alla “sicurezza” dei cittadini.

D. Lo prevede anche la legislazione sulla materia….
R. Certamente, Nei lavori pubblici gli oneri per la sicurezza sono per legge esplicitamente esclusi da ogni e qualsiasi ribasso se non per evitare che si possa speculare sulla incolumità delle persone.

1 commento

  • 1 Renato Monticolo
    22 Novembre 2013 - 11:22

    E’ scandaloso che la Sardegna sia una delle “poche” regioni che non si sia dotata di normativa idonea a fronteggiare gli eventi che richiedano l’intervento della Protezione Civile. E’ scandaloso, ripeto ma…..sarebbero sufficienti da soli la Legge ed il Regolamento attuativo?
    A mio modesto parere, no!
    Perdonate questo mio richiamo all’esempio della lingua e delle sue regole. Esiste una grammatica, esistono dei parlanti, esiste un adeguamento ed un rispetto delle regole . Per fare ciò si ricorre all’unico mezzo disponibile, l’esercizio , l’abitudine ad applicare le regole per un corretto uso della norma.
    Ricordo anche che , nel rispetto di questo principio “non solum ad intuendum sed etiam ad imitandum”, la Legge 626 sulla sicurezza prevede che vengano effettuate esercitazioni pratiche nelle scuole (ma non solo) per abituare gli allievi ed il personale ad evacuare gli edifici in caso di necessità, in ordine ed in sicurezza.
    Mi rendo conto che sia difficile applicare “l’esercitazione” ad un’intera cittadina ma….è certo necessario che gli abitanti siano messi a conoscenza, dettagliatamente e capillarmente, sul cosa fare e come farlo in casi eccezionali.
    Per manifestazioni sportive o religiose che si svolgano su vasti spazi vengono previste vie di fuga, accessi riservati alle forze dell’ordine, alle ambulanze, ai vigili del fuoco.
    E se la cosa non è chiara….salta la manifestazione. I recenti avvenimenti per la festa di Santa Vitalia di Serrenti lo ricordano.
    Mi viene un dubbio : “anche in questo caso la pratica vale più della grammatica” ?

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