Gabrielli, non contar balle, macchè allarme meteo!

20 Novembre 2013
1 Commento


Amsicora

Gabrielli, sei un arrogante e anche ballista! Di fronte ai morti, pensi solo a pararti le terga. Di quale allerta meteo parli? Eppure dovresti sapere di cosa si tratta. Dovresti conoscere le procedure. Senti un po’, te le ricordo io. E anche a te Ugo devo rinfrescare le idee, parché le tue lacrime di coccodrillo nascondono le responsabilità tue e della tua giunta.
E veniamo ai fatti.
Dopo il “volontarismo” di Villagrande del 2004 la Giunta regionale di allora (Presidente Soru), anche in ragione delle precise sollecitazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha assunto  il coordinamento della protezione civile e nel marzo 2006 l’allora Assessore all’Ambiente Tonino Dessì ha prontamente emanato un decreto recante un’apposita direttiva, che disciplina puntualmente tutti gli adempimenti in caso di calamità naturali. Si voleva scongiurare l’impreparazione sul piano organizzativo e l’incertezza sulle competenze, cui si era sopperito a Villagrande con l’assunzione sul campo della piena responsabilità delle operazioni da parte dell’Assessore all’Ambiente. L’osservanza di quella direttiva avrebbe dovuto evitare ogni carenza di coordinamento perché individua un sistema di competenze che consentono di seguire l’evoluzione dei fenomeni e di intervenire senza indugio. Ma nulla ha funzionato nei giorni scorsi. A Olbia, come già aCapoterra, la direttiva è rimasta nel cassetto, insieme all’Assessore all’ambiente.

Ma cosa prevede questa direttiva?
Anzitutto si individuano le Autorità di protezione civile nell’ambito regionale. Sono ovviamente l’Assessorato regionale della Difesa dell’ Ambiente e poi gli enti locali, le Province; i Comuni e gli Uffici Territoriali Governativi (UTG) per gli aspetti di coordinamento dei soggetti istituzionali dello Stato.
Nelle zone operano i Presidi Territoriali, strutture della Regione che, in relazione al livello di criticità prevista o in atto, provvedono a porre in essere le azioni necessarie a fronteggiare la situazione di rischio negli ambiti territoriali di loro competenza. Ma quali sono i Presidi Territoriali di Protezione Civile? E’ presto detto: il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, l’Ente Foreste, i Servizi del Genio Civile. Sono altresì considerati Presidi Territoriali le strutture dipendenti dalle Province e dai Comuni, i Consorzi di Bonifica, i Gestori dei serbatoi artificiali, le Associazioni di Volontariato.
Per il rischio proveniente dall’acqua si è istituito il Presidio idraulico. E così, senza interferire con le competenze dei Servizi del Genio Civile, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale svolge compiti di controllo, monitoraggio e presidio del territorio al fine di prevenire e governare situazioni di criticità.
Non poteva mancare un’attenzione particolare alle aree a rischio. Ecco allora le “Zone di allerta”, individuate sulla base dei dati conoscitivi idrogeologici, idraulici e geomorfologici disponibili. Il territorio della Sardegna è stato così suddiviso in zone di allerta, che comprendono ambiti territoriali significativamente omogenei “per l’ atteso manifestarsi della tipologia e della severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti”. Le zone di allerta corrispondono a quelle più sensibili e sono individuate con precisione negli allegati. Fra esse c’era, ad esempio, anche Capoterra.
Ma cosa deve fare questo apparato organizzativo? Se un avviso dovesse essere diramato per una determinata zona di allerta, tutti i responsabili (regionali, provinciali, comunali) dovranno assumere il medesimo codice di allerta e predisporre le azioni stabilite per quel codice. Insomma, una sinergia immediata con azioni e procedure già prestabilite e per le quali c’è stata la necessaria preparazione.
Sono state inoltre individuate le diverse criticità da quella ordinaria fino all’emergenza. A ciascuno livello di criticità corrispondono codici di allerta e azioni da attivare.
Ma cosa accade in situazioni di emergenza? Tutta la struttura organizzativa, secondo le sue competenze, è prontamente attiva, coinvolgendo anche le associazioni del volontariato. Il servizio di Protezione Civile, il Corpo Forestale, l’Ente Foreste provvederanno alla formazione ed ai necessari allestimenti delle rispettive colonne mobili per un pronto intervento. Il Servizio Regionale Protezione Civile informa continuamente tutti gli operatori regionali e statali, nonché le Province ed i Comuni interessati, sulla evoluzione dei fenomeni e della criticità. L’evoluzione negativa del fenomeno comporta il passaggio ad una situazione di emergenza. Il Centro operativo regionale a questo punto attiva le colonne mobili, già allertate, per l’intervento nelle aree interessate dagli eventi in atto. Insomma, in poco tempo tutte le forze sono dispiegate nell’area colpita, con un coordinamento e con compiti precisi.
Orbene, tra l’inizio delle piogge e il gonfiarsi dei fiumi e delle strade e l’onda d’acqua e fango che ha trasportato con sé detriti di ogni specie, in questo lasso di tempo (due ore almeno) il sistema predisposto con la direttiva avrebbe dovuto monitorare, informare, allertare, intervenire. Forse la tragedia non avrebbe assunto i purtroppo ben noti esiti drammatici.  Niente di tutto questo è accaduto.
La direttiva dell’Assessore Dessì è del 27 marzo 2006, come si legge nel BURAS. Cosa si è fatto dal 2006 ad oggi per attuarla? Si è proceduto alla necessaria preparazione? Come mai il coordinamento e le strutture operative a Olbia come già a  Capoterra non hanno funzionato? Infine, ma non meno importante: il decreto Dessì  preannuncia  un disegno di legge in materia di protezione civile, al quale si stava allora già lavorando. Che fine  ha fatto questa iniziativa? Come è stata dsicplinata la materia?

1 commento

  • 1 Renato Monticolo
    20 Novembre 2013 - 20:55

    L’articolo evidenzia il solito gioco delle parti o del cerino acceso, se si preferisce.
    Si oscilla tra “l’avvenimento millenario” (sarà forse un richiamo alla profezia dell’anno Mille?) e la non prevedibilità dell’evento ( a che servirebbero allora gli allertamenti?).
    Certo la richiamata Direttiva Assessoriale del 2006 recepiva una analoga Direttiva Ministeriale e serviva a sveltire le procedure per l’attivazione di un efficiente sistema di intervento in occasione di grandi disastri ambientali, però…… aveva un carattere di provvisorietà in attesa di quello che nella premessa al dispositivo è evidenziato:
    che è in corso di predisposizione, da parte dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente un nuovo disegno di legge in materia il quale, riformando la previgente L.R. 17.01.1989 n. 3 :
    - adeguerà organicamente alla sopravenuta normativa nazionale l’ organizzazione, le funzioni e i compiti di protezione civile nella regione costituendo, in capo alla Regione, il Centro Funzionale per i compiti di protezione civile (CF), l’Unità di Comando e Controllo (UCC), il Servizio di piena e di pronto intervento idraulico previsti dalla Direttiva ;
    - provvederà alla definizione puntuale dei rapporti intercorrenti tra tutti i soggetti nazionali, regionali e locali facenti parte dell’ articolato Sistema di Protezione Civile;

    - che, nelle more dell’approvazione del nuovo provvedimento legislativo, occorre provvedere all’organizzazione e al coordinamento delle strutture operative regionali per la gestione delle situazioni di criticità e delle emergenze ;
    Quindi, a rinforzo della già citata Direttiva, viene spontaneo domandarsi :” Ma il provvedimento legislativo è mai stato approvato?
    E di conseguenza : “Quanti sono i responsabili morali e amorali del disastro di ieri?”

Lascia un commento