Amsicora
Cosa si aspettano i cittadini dal Presidente della Repubblica? Certamente che eserciti con disciplina ed onore il suo mandato, come richiede l’art. 54 Cost. a chi ricopre una carica pubblica. La prescrizione dell’art. 54 è per lui anche più stringente, trattandosi del Capo dello Stato, della figura più rappresentativa del Paese.
Perché dico questo? Perchè dal Presidente, in relazione all’affaire della trattativa Stato-mafia, mi sarei aspettato una condotta di grande e assoluta trasparenza e collaborazione con la Magistratura. C’erano intercettazioni? Bene. Anziché sollevare il conflitto di attribuzione, mi sarei aspettato una dichiarazione spontanea chiarificatrice non solo per i magistrati inquirenti, ma anzitutto per noi cittadini, che dei misteri di Stato, da Piazza Fontana in giù, siamo stanchi e nauseati. E perché questi misteri sono altrettanti colpi tremendi inferti alla nostra vita democratica. Sono feite sanguinanti e mai rimarginate.
Non solo noi cittadini democratici ci saremmo aspettatin un pieno chiarimento su tutta la vicenda.
Intendiamoci, in linea astratta si può comprendere che i vertici dello Stato abbiamo ricercato le vie per scongiurare stragi e spargimento di sangue innocente, specie dopo la strage di via dei Georgofili a Firenze. Tuttavia, i vertici dello Stato debbono dar conto limpidamente del loro operato. Anche per fare piazza pulita dagli atroci sospetti che invece sorgono a seguito della palese reticenza dei vertici dello Stato, C’è chi paventa che il Presidente possa essere oggetto di indebiti condizionamenti, se è vero che della trattativa sa anche l’altra parte, ossia la mafia, e dunque sanno anche gli ambienti politici che la frequentano o dialogano con essa. Una chiave di lettura della innaturale alleanza con B.? Una spiegazione della sollecitudine con cui si tratta il Caimano? Una spiegazione del suo potere di condizionamento? Fantapolitica o scenari da allarme rosso per la nostra democrazia? Forse. Ma non vi pare che nella linea di resistenza al chiarimento si collochi anche la reazione del Colle alla decisione della Corte d’Assise di Palermo, che, nel processo sulla trattativa Stato-mafia, ha ammesso la richiesta della Procura di citare a deporre il presidente della Repubblica? Giorgio Napolitano non ha dichiarato - come avrebbe dovuto e come ci saremmo aspettati - di essere ben lieto di chiarire finalmente agli italiani l’oscura vicenda, ma, attraverso l’Ufficio Stampa, ha informato: “si è in attesa di conoscere il testo integrale dell’ordinanza di ammissione della testimonianza adottata dalla Corte di Assise di Palermo per valutarla nel massimo rispetto istituzionale”. Forse, a questo punto sarò un po’ prevenuto, ma a me questa nota, nella sua burocratica freddezza, sembra una garbata dichiarazione di guerra. Mala tempora currunt!
1 commento
1 Massimo Massa
25 Ottobre 2013 - 17:44
Caro Amsicora,
prima ancora che il capo dello stato, l’organo costituzionale specificamente investito del compito di garantire lo scrupoloso rispetto della legge è la magistratura. La quale, appunto, in uno stato di diritto ha il compito di fare il proprio lavoro di garante della legge, non di salvare la patria (ho una fifa terribile di chiunque si autoproponga per salvare la patria).
E allora, se alcuni magistrati hanno invaso le competenze di altri organi costituzionali, come concretamente è avvenuto nel caso delle intercettazioni, io credo che sia più sano, più sicuro per tutti, più giusto - oltre che più conforme alle leggi - che i magistrati, nelle forme previste dalla costituzione, siano riportati nei limiti loro attribuiti. Coloro che hanno straparlato nientemento che di “attentato alla costituzione” perché il presidente della repubblica si è rivolto alla Corte costituzionale, palesemente, non sanno quello che dicono.
Il fatto è che se andiamo troppo avanti (e ho paura che ci stiamo andando) nell’ipotizzare il dovere di chiunque d’assecondare le ipotesi o le indagini delle procure, cadiamo dritti dritti in uno stato di polizia. E purtroppo, a sinistra, oggi in troppi non capiscono che mettere davanti a tutto “la ricerca della verità”, senza dare importanza al rispetto delle garanzie e dei limiti che la legge frappone al potere degli inquirenti, è quanto di più terribilmente pericoloso si possa fare. Soprattutto in tempi difficili e incerti come questi.
Lascia un commento