Gianna Lai
La manifestazione di sabato a Roma in difesa della Costituzione, di cui abbiamo già riferito, ha costituito il nuovo nizio di un ciclo di lotte contro il berlusconismo originale, quello del caimano, e contro quello dei nuovi berluscones, accorsi ad adiuvandum, in soccorso del cavaliere. Vogliono insieme, berluscones vecchi e nuovi, alleati di governo, nientemeno che manomettere la Carta, dopo averla già “sequestrata” (Rodotà) e “tradita” (Don Ciotti).
Fra i 50,000 di Piazza del popolo sabato c’era anche Gianna Lai. Ecco come ha visto la manifestazione.
Un articolo della Costituzione, un intervento dal palco, ogni tema rappresentato nella sequenza dei diritti della persona, partendo dalla consapevolezza che ciascuno dei partecipanti già portava con sè, per il solo fatto di aver voluto essere presente. Presente alla ripresa di un discorso così forte in questi anni, e più urgente ora che un nuovo governo è nato, di larghe intese, per manomettere la Costituzione. Che prima era il vero obiettivo, sembrava, solo di Berlusconi. E se l’Italia più vera dei Zagrebelsky, dei Rodotà, delle Carlassare, della Fiom-Cgil di Landini, e di don Ciotti e di tutti i movimenti che dal palco non ci si stancava di elencare (ed erano davvero tantissimi, dall’Arci a Lega ambiente, ai movimenti degli studenti, dell’acqua, e poi i 5 Stelle e Rifondazione, e i Comitati provinciali dell’Anpi e la Flc-Cgil, ecc.), quello che davvero creava un’intesa forte tra oratori e pubblico era una lettura della Costituzione come riferimento ed espressione delle nostre battaglie di questi venti anni di berlusconismo. E dell’impegno di oggi contro un più duro intervento governativo per la modifica del 138, fuori dalle regole costituzionali, ad opera di qualche commissione parlamentare. Ad opera di saggi nominati dal governo e coccolati dal presidente della Repubblica, lo dicevano i giuristi sul palco, rivendicando a sè, alla figura dell’intellettuale, ben altra funzione critica che non l’assecondare il potere sul suo terreno, quello infido della modifica della seconda parte della Costituzione. Che porta con sè lo scardinamento dell’intero sistema, fondata come è su un semipresidenzialismo che della Repubbica democratica, così come è intesa dalla nostra Carta, se ne infischia altamente. In un mondo che vuole come unico regolatore sociale il mercato, durissime le parole di don Ciotti contro l’orrore di uno Stato che sfugge ai suoi doveri a Lampedusa, reggendosi su regole ormai fuori dalla Costituzione. Così come si è fuori dalla Costituzione, dice la studentessa universitaria durante il suo intervento, se vi si introduce il pareggio di Bilancio, che delegittima la politica dello Stato, ora più ostile nei confronti dei cittadini, tra un sistema di imposizione fiscale che niente ha a che vedere con la progressività imposta dalla Costituzione, e piani di privatizzazione e svendita del pubblico. Per dimostrare che la Costituzione non si cambia ma si applica. E fa vincere i cittadini quando la si applica, dice Landini parlando della controversia Marchionne-Fiom, anche nello scontro politico più duro e di fronte agli ostracismi della Fiat e al silenzio, e alla connivenza della politica. E’ questo il modo di parlare di Costituzione, chiamarla a rispondere proprio quando i diritti vengono meno, come accade oggi in Italia, quando l’ingiustizia sembra di nuovo diventare arma di attacco di governi succubi dei gruppi finanziari internazionali. Per pensare ad un futuro che si fondi sul rispetto e l’attuazione della Carta dentro un dibattito che investa la sovranità popolare, come l’altro giorno a Roma, e rintuzzare gli stolidi strumentalismi on-line di un governo di oligarchi, il governo dell’antipolitica che vuole decidere da solo. Ne sono la migliore risposta le 450 mila firme raccolte dal Fatto quotidiano in questi mesi estivi e, dicevano Padellaro e Travaglio nei loro interventi, proprio l’esito della manifestazione sembra anzi dimostrare che si può andare verso le 500mila. Un articolo della Costituzione, un intervento dal palco, lo sguardo dei cittadini sulla complessità della Costituzione, contro le manovre di un governo senza consensi che, generalizzando, vuole rifare tutta la seconda parte, iniziando ad attaccare il 138. E salvare Berlusconi. Piuttosto che affrontare i problemi davvero urgenti, del lavoro, della povertà, della legge elettorale, secondo Costituzione. Sono i temi che hanno determinato le politiche sindacali e delle associazioni della sinistra in questi anni, base di ogni processo di sviluppo democratico in tempo di crisi, per recuperare identità e senso di appartenenza. E’ questo che abbiamo voluto dire in 50mila a Piazza del Popolo domenica a Roma, indicando anche agli assenti una seria volontà unitaria e davvero politica, ciascuno col proprio fardello di esperienze e di idee da confrontare, per riprendere con impegno il lavoro di difesa della Costituzione.
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