Francesco Cocco
A margine delle considerazioni su questo blog di Francesco Cocco sul libro postumo di Lucio Magri “Alla ricerca di un altro comunismo” si è sviluppato un dibattito informale fra compagni, a cui Francesco dà una ora risposta scritta. Riflessione utile non solo per l’acutezza (abituale) del suo autore, ma anche perché non bisogna dimenticare che l’opera maggiore (e bellissima) di Lucio Magri sulla storia del comunismo italiano e intitolata il “Sarto di Ulm”, alludendo alla storia del sarto che riteneva si potesse volare. Ci provò con esito tragico (un po’ il mito di Icaro) e, tuttavia, oggi gli uomini volano. Il comunismo, nella sua versione libertaria e liberatrice di Magri, è una “nostalgia” inutile e talora tragica del passato o un progetto del futuro?
Suppongo sia molto faticoso intervenire su Democrazia oggi, esprimendo in forma scritta il proprio pensiero. Così alcuni compagni hanno preferito chiamarmi al telefono per avanzare riserve sul libro postumo di Magri (alla ricerca di un altro comunismo) dicendomi che non era il caso di segnalare un lavoro che, a loro giudizio, mantiene nostalgie per una pagina ormai rifiutata dalla storia. Dato che io ho in odio le conversazioni telefoniche della durata superiore ai 30 secondi, ho detto loro che avrei ripreso l’argomento su questo blog, approfittando della cortese disponibilità del suo direttore.
Francamente a me pare semplicistico liquidare con una battuta “rifiutata dalla storia” una pagina che ha improntato di sé un secolo e mezzo del movimento operaio. Certo debbo riconoscere che certi atteggiamenti di chi vuole richiamarsi agli ideali del comunismo spesso spingono ad un tale atteggiamento liquidatorio.
Mi è capitato di partecipare ad un dibattito dove un qualificato dirigente di una delle tante frange che dicono di richiamarsi a tali ideali, parlava come se avesse assistito il giorno prima alla parata dell’Armata rossa per festeggiare la vittoria sul nazismo (maggio del ’45). In altra occasione quello stesso dirigente concionava sulla potenza della Cina come se il “grande timoniere” ne fosse ancora alla guida ed anziché nel terzo millennio fossimo in pieno sessantottismo. Insomma residuano posizioni nostalgiche che più di una piena consapevolezza sanno di dimensione folclorica. Credo che oggi per ritrovare quelle idealità sia necessario andare oltre la dimensione che si era stratificata nella storia, dai partiti comunisti europei alla Unione Sovietica. Credo occorra soffermarsi sul fatto che quelle idealità non sono morte ma si sono diluite in molteplici rivoli e vivificano tanti movimenti.
Si pensi alle lotte per l’ambiente, per una dimensione umana del lavoro, per affrancarsi da un’ economia finanziaria di rapina. Voglio andare oltre e mi chiedo persino se certe posizioni di Papa Francesco (nei discorsi e nei toni che abbiamo sentito anche a Cagliari) sarebbero stati possibili senza le idealità che per tutto il Novecento hanno animato il movimento operaio. Si analizzino quei discorsi e non sarà difficile vedere che vanno ben oltre la tradizionale dottrina cattolica sui temi del lavoro. In proposito si leggano gli articoli su questo blog di Giacomo Meloni, Andrea Pubusa e Gianna Lai.
In qualche modo è un discorso al quale ci aveva iniziato lo stesso Giovanni Paolo Secondo. In una celebre intervista aveva dichiarato “….nel comunismo c’era una sollecitudine per il sociale mentre il capitalismo è individualista……c’erano semi di verità nel programma socialista………e questi semi del programma socialista non devono perdersi”). Insomma è un humus che pervade tutto il pensiero politico e sociale del tempo presente e che presto potrà dare i suoi frutti se vi sarà la capacità di ricondurlo ad unità di pensiero. Naturalmente tenendo conto dei terribili errori commessi nella costruzione di modelli disumani, totalmente disinteressati alle ragioni di libertà dell’uomo. Ed in fondo cos’è stata l’opera di Lucio Magri, segnatamente in questo lavoro postumo, ma anche nell’elaborazione di una vita, se non un’ anticipazione su questi temi ? .
Anche se io a suo tempo (perdonate questo ricordo personale ) privilegiai le ragioni dell’ organizzazione e dell’ unità del PCI, non ebbi e oggi non ho difficoltà a riconoscere che la “rivoluzione” che Magri, Pintor, Castellina, Parlato ed altri compagni seppero realizzare nella realtà del movimento comunista dei primi anni settanta aveva in sedicesimo quel che il movimento protestante realizzò nel Cristianesimo nel XVI secolo.
E’ alla luce di queste brevi considerazioni che va letto questo lavoro di Magri, dove la “ricerca di un altro comunismo” non è abbandonarsi ad un sogno nostalgico ma ricerca di uno strumento per superare le gravi contraddizioni del presente.
Chiedo scusa ai carissimi Chiara ed Antonio se non ho dedicato loro molto tempo nelle risposte telefoniche. Non intendevo essere scortese, la colpa è tutta della mia idiosincrasia telefonica. Spero con questa mia breve riflessione d’ avervi dato gli elementi per riflettere sul valore della lotta che abbiamo portato avanti sin dai nostri anni giovanili. Così vi chiedo di non mollare nel sostenere le idealità che sempre ci hanno animato, nella convinzione che il nostro impegno un domani darà i suoi frutti.
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