Gli illusionauti

27 Settembre 2013
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Gianna Lai 

Viene eappresentato, da stasera fino a domenica alle 21, al Lazzaretto “Gli illusionauti”, un racconto fantastico di Francesco Origo. Ecco una su questo lavoro teatrale una recensione di Gianna Lai.


Vi è mai capitato di vedere un film  stando seduti dietro il proiettore? E  gli attori, in carne e ossa, abbandonare lo schermo per riprodurre se stessi sulla scena del teatro? Una strana macchina delle immagini fa scorrere lente le figure del cinema muto sulla tela mossa dal vento. E se la voce dell’attrice ne mette in risalto sul palcoscenico i sentimenti, e se la recitazione degli altri personaggi dà senso poetico al legame fra il passato e l’oggi, ecco che trova compimento lo sforzo del teatro a rappresentare l’incontro fra gli uomini, e la volontà dell’autore a farsi loro interprete. Perchè in questo continuo andare dallo schermo al palco, dal palco allo schermo, in questo  avvicinarsi e allontanarsi dal mare alla terra, lo sguardo dello spettatore si  sente trascinato a  ripercorre i viaggi  narrati dai grandi poeti della letteratura, a rivivere  nell’immaginazione storie antiche e moderne. Così avvviene ne ‘Gli illusionauti’, racconto fantastico a quadri di Francesco Origo per  Teatridimare 2013, interpretato da Barbara Usai, Enrico Incani, Rita Atzeri, GiulianoPornasio, con la partecipazione straordinaria, per il cinema, di Giorgio Origo. Fra i tesori di un’antica nave lasciati in eredità ai nuovi viaggiatori, ci sono una strana macchina delle  immagini, un grande   megafono, il leggio degli artisti di mare e una cassa, lì a pochi passi dagli spettatori. E un testamento del viaggiatore, che l’attrice legge a commento delle storie narrate sullo schermo, dando a questo mondo irreale sempre maggiore consistenza, nell’impegno di  un lascito che costringe  tutti a non perdere le tracce antiche del teatro, dell’antica narrazione. Costringe l’attore che, sempre in bilico da un luogo all’altro,  muta se stesso e cambia, lasciandosi attraversare da storie sempre diverse. E poi il pubblico e lo spettatore, nel porto ad attendere l’inizio dello spettacolo, perchè si faccia anche interprete presso i sordi governanti della fatica del  teatro e degli artisti, meglio di tutti bravi a  dire come va il mondo e  come dovrebbe andare. 
 Non  si fermi la vita del teatro che attraversa il mare, tutto il teatro, narrando delle sirene e di Ulisse come fosse uomo di oggi, come se la tragedia e la commedia greca non avessero mai perso la forza di rappresentare tutti gli uomini. Alleviati dall’ironia filosofica  del vecchio viaggiatore,  questi rimandi sembrano voler sviluppare un cammino che ancora si svolge nella mente del regista, una storia di Teatridimare che ancora non si è conclusa nelle parole e nei gesti degli attori, tutti bravi e dotati di grande espressività.  Ed è augurio di una felice prosecuzione del viaggio quel  vento notturno che sferza la scenografia del teatro  e gonfia i teli rossi e imbroglia le funi in riva al mare,  mentre gli attori tentano vanamente di rimettere tutto a posto. Le stesse tende  nelle immagini del cinema muto, immobili e ordinate, pronte per  il prossimo spettacolo. In altri luoghi che il  teatro rende sempre più belli e vivi, con tutti quei bambini tra il pubblico estivo ad applaudire, e sempre più vicini al mare e alla terra e alla nostra quotidianità. Il porto aspetta ancora Gli illusionauti a Cagliari, da oggi 27 a domenica 29 settembre, al Lazzaretto di Sant’Elia

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