Francesco e la ripresa del movimento anticapitalistico

25 Settembre 2013
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Amsicora

Mi direte che la commozione e il sollievo, generati dal discorso di Francesco al mondo del lavoro, nasce dal fatto che l’autore è un capo religioso. Ma non è solo questo. Il coinvolgimento emotivo e il senso di gioia generato da quei discorsi coinvolge anche i miscredenti. In realtà Francesco sta rimettendo in movimento “gli uomini di buona volontà”, di cui ci parlò mezzo secolo or sono Giovanni XXIII. Altri hanno evocato gli uomini di buona volontà, ma questa non può essere solo enunciazione astratta, questa idea si concretizza ed esiste solo quando uomini e donne in carne ed ossa delle più diverse fedi o orientamenti culturali si mettono in cammino mossi dal comune obiettivo di cambiare il mondo, generando eguaglianza, solidarietà e giustizia sociale. Ed è quanto Bergoglio sta cercando di fare, rimuovendo conservatorismi e passività sedimentati nella Chiesa e fuori.
Le parole di Francesco ai lavoratori, la sua invocazione a Gesù perché c’insegni a lottare per il lavoro, la lucida individuazione nel capitalismo globalizzato delle ragioni delle nuove schiavitù e dell’immane sofferenza di gran parte dell’umanità, mostra quanto siano caduti in basso, quanto si siano scoloriti i partiti, anche quelli nati come antitesi radicali al sistema capitalistico. Si pensi ai partiti socialisti, scomparsi di nome (come in Italia) e  di fatto dappertutto. I dirigenti di essi sono uomini in doppio petto, al più propugnatori di un capitalismo compassionevole, ma hanno perso ogni carica contestatrice ed eversiva di questo sistema. Cos’è oggi l’Internazionale socialista se non una congrega di signori, spesso corrotti, liberisti e guerrafondai, al più keynesiani pentiti? E sta qui la causa della ostentata ferocia del capitalismo, la cui intellettualità è ben consapevole di combattere una lotta di classe contro i lavoratori  e di averla in questi ultimi trent’anni vinta alla grande. Bergoglio, proprio su questo punto centrale dello scontro a livello mondiale, lancia lucidamente il suo messaggio e incita senza infingimenti alla battaglia. Bisogna combattre il capitalismo selvaggio e il suo dio-denaro, bisogna rimettere al centro dello sviluppo la solidarietà e l’eguaglianza, la giustizia sociale. E c’è una chiara consapevolezza che la battaglia si combatte e si vince anzitutto sul versante culturale. Di qui l’insistenza affinché i giovani lascino i falsi idoli del consumismo e del successo individuale e tornino all’impegno solidale, al “noi”, al movimento per un lavoro e una vita semplice e dignitosa.
La commozione e la gioia che ancora in questi giorni pervade tutti i sardi di buona volontà nasce da questo messaggio forte, che infonde nuova fiducia e speranza nella lotta. Francesco svolge un’opera importante di supplenza verso le forze politiche e mostra quanto sia importante una leadership credibile, quanto essa riesca a smuovere le persone e a vincere il pessimismo, a mettere all’angolo “la dea lamentela” .
Tutto questo ci deve rendere più severi verso noi stessi, ma anche verso chi, oggi, occupa le istituzioni in modo autoreferenziale. Fermi verso un governo, la cui preoccupazione principale è come salvare dalla galera un pluricondannato per reati gravissimi. Implacabili verso un ceto politico che solidarizza con B. perché nella salvezza di lui vede la salvezza dei propri privilegi, del permanere del loro prepotere istituzionale e sociale. Il messaggio di Francesco allegerisce l’animo anche dei non credenti di buona volontà, perché è evidente che, se esso prende piede e diventa movimento reale, determinerà un grande ribaltamento. Certo, è paradossale che un sommovimento politico possa essere generato dal messaggio di un’autorità religiosa. Ma va bene anche così. Per adesso non possiamo che constatare che un’assemblea di vecchi prelati è riuscita a fare una scelta di rinnovamento ben più forte di quanto non riesca a fare, ad esempio, l’assemblea nazionale del PD, e  dobbiamo rallegraci per  l’azione di un uomo che, se ascoltato, può essere di stimolo forte per una ripresa della lotta anticapitalistica.   

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