Ferdinando Imposimato
Riteniamo utile per la difesa della Costituzione la riflessione di Ferdinando Imposimato, fine giurista, già magistrato e deputato nel gruppo comunista.
Dalla Costituzione può dipendere la fortuna o la sfortuna di un popolo. Lo diceva Erodoto nelle sue storie 400 anni prima di Cristo. Ed esaltava la Costituzione di Sparta durata 400 anni, fattore di potenza e ricchezza degli spartani. Oggi, quella che si vuole fare da parte del Governo Letta, d’accordo con il condannato ex premier, è una riforma incostituzionale perché tende a cancellare dopo appena 65 anni la nostra Costituzione , a partire dall’art 138 che si vuole cambiare violando la Costituzione, per stravolgere subito tutto il resto. Eppure l’art 138 è uno dei pilastri della Carta, che non può mai essere derogato, ma solo modificato non come vogliono le larghe intese, ma secondo la procedura dello stesso art 138, col rispetto dell’intervallo di almeno tre mesi tra una approvazione e l’altra di ciascuna Camera, intervallo che dovrebbe essere anche di un anno o di due anni, o tre anni , specie di fronte a riforme che riguardano il Parlamento , il Governo , il Presidente della Repubblica , il bicameralismo, e la magistratura, parti importanti della Carta. Nella procedura speciale dell’art 138, la Costituzione italiana si differenzia dalle Costituzioni di Weimar in Germania ( 1919 - 1933), e prefascista in Italia, che erano flessibili e furono stravolte con facilità da Hitler e Mussolini e portarono alla dittatura nei due paesi. Le costituzioni flessibili possono essere cambiate da ogni maggioranza a seconda delle convenienze dei capi e capetti. Vogliamo che la Costituzione resti rigida. La esigenza di un ampio intervallo nasce dal fatto che le riforme costituzionali sono così complesse da richiedere tempo per la comprensione, da parte dei cittadini e dei riformatori , dei mutamenti che esse determinano nel sistema democratico.
Ma noi non sappiamo quali sono le riforme, sappiamo solo che si vuole cambiare la normativa della II parte , sul Parlamento, sul Governo e sul Presidente della Repubblica e sulle Regioni e , temiamo, anche sulla magistratura. Secondo Aristotele, quando la Costituzione è in pericolo , “quelli che si danno pensiero della Costituzione, devono procurare motivi di timore, in modo che i cittadini stiano in guardia e non allentino la vigilanza intorno alla Costituzione” (Aristotele Politica.Laterza Bari 2000, 175) . Orbene i cittadini e gli stessi parlamentari , lo ribadiamo, non sanno nulla del contenuto preciso delle riforme minacciate dal Governo: si fa credere che risolverebbero la crisi economica che affligge il Paese; ma così non è. La crisi dipende dalla mancanza di volontà di fare le riforme giuste – riduzione privilegi dei politici, delle spese di Camere e Quirinale, controlli pubblici delle società partecipate, accordo per tassare i capitali all’estero, lotta all’evasione. Le riforme giuste possono essere varate rapidamente facendo ricorso, in questo caso si, al voto di fiducia in base all’art 77 della Costituzione. La riforma della seconda parte della Costituzione, approvata da spiriti eletti come Aldo Moro, Piero Calamandrei , Giuseppe Dossetti e Palmiro Togliatti, è finita nelle mani di persone “nominate” dai segretari di partiti, senza merito, libertà di decisione e conoscenza del problema. La riforma si presenta di estrema complessità, attenendo non solo alla procedura di approvazione ma anche all’equilibrio dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, realizzato dai padri costituenti, equilibri che subirebbe un colpo mortale con l’annunciata riforma presidenziale. Moro, con intuizione profetica, nell’aprile del 1948, denunciò il pericolo « abbastanza grave, che gruppi o individui, modificando la seconda parte della Costituzione, fossero indotti ad avversare anche i principi consacrati nella prima parte inerenti alla natura ed alla dignità della persona umana, principi che non dovrebbero mai essere oggetto di revisione costituzionale perché alterarli significherebbe condannarsi al ridicolo, al disordine, alla tragedia». «E’ necessario che tutti gli uomini di buona volontà siano concordi nella difesa di quei principi». (A Moro scritti e discorsi 1940- 1947 ed cinque lune).
Noi abbiamo una buona Costituzione che tutela i diritti inviolabili , al lavoro, alla scuola pubblica, alla giustizia indipendente, alla salute , alla vita, che si ispira al principio dell’ eguaglianza delle condizioni dei cittadini , intesa come eguale opportunità di tutti i cittadini di fare valere la propria persona nei vari campi dell’attività umana, in modo che tutti siano «ugualmente forti e stimati», consentendo ai «piccoli di diventare grandi» ( Tocqueville ). Tale eguaglianza esercita «una influenza prodigiosa sull’andamento della società» ( Tocqueville ). In Italia, questo principio affermato più volte dalla Costituzione, è di fatto violato dai governanti, poiché il nostro paese è afflitto da gravi ingiustizie sociali che sono aumentate negli ultimi tempi. Eppure la Costituzione afferma che è «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale , che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la piena partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale dello Stato». Ed è evidente che se un ex Premier , che oggi vuole cambiare la Costituzione, omette di pagare oltre trecento milioni di euro che potrebbero andare alla realizzazione di servizi e di posti di lavoro per cittadini non abbienti, egli viola in modo clamoroso il principio di eguaglianza, (art 3) danneggiando lavoratori, disoccupati e giovani e il principio di solidarietà politica economica e sociale che è altro pilastro fondamentale della nostra Carta (art 2).
Piero Calamandrei mise in evidenza che ci sono leggi ingannatrici che apparentemente dicono una cosa ma in realtà ne vogliono un ‘altra. Ed è questo, il caso della modifica dell’art 138 della Costituzione italiana.
Si vuole cambiare l’art 138 senza specificare il contenuto del cambiamento che si vuole fare, sicché l’art 138 viene derogato al buio , senza sapere in vista di quale modifica, anche se noi lo sappiamo. Intuiamo quali sono le controriforme. Si vuole stravolgere per sempre la Costituzione con l’introduzione del Presidenzialismo o Semipresidenzialismo e le modifiche di ben 69 articoli della II parte , tra cui anche gli articoli che riguardano la magistratura , riducendo i poteri del Parlamento che legifera su lavoro, scuola, eguaglianza sociale, libertà, ambiente, programmazione economica ispirata alla utilità sociale . E questo dopo che la stessa riforma voluta da Berlusconi e approvata nel 2003 fu bocciata dal referendum nel giugno 2006. Quella riforma aumentava i poteri del Primo Ministro, (potere di revoca dei ministri, di dirigere la politica degli stessi non più coordinandola ma determinandola; di sciogliere le Camere, che spetta al Capo dello Stato) e fu considerata un attacco all’equilibrio dei poteri. Erodoto ammoniva che in democrazia è necessario che «nessuno riesca a raggiungere una posizione troppo preminente», di cui sarebbe portato ad abusare. La Repubblica Presidenziale si trasformerebbe in regime, cioè nella dittatura della maggioranza che governa nel disprezzo dell’opposizione, elemento cardine della democrazia. «Base delle Costituzione democratica è la libertà, fine di ogni democrazia. Una prova della libertà è nell’essere governati e nel governare, cioè l’alternanza dei governi. Nessun individuo può coprire due volte la stessa carica, le cariche sono di breve durata» (Aristotele). In questo alternarsi senza soste dei governi si realizza il continuo rinnovamento della democrazia.
Non possiamo dimenticare, nel varare la riforma semipresidenziale, che presidenti del Consiglio sono stati, per un trentennio, persone come Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Silvio Berlusconi, che hanno violato le regole della democrazia, o mantenendo rapporti con Cosa Nostra, o ponendosi alla guida di organizzazioni illegittime, come Gladio, come accertò la Commissione stragi di Gualtieri, o ispirandosi di fatto al presidenzialismo voluto dal capo della P2 Licio Gelli, nel suo progetto di rinascita democratica. Con la Repubblica presidenziale, ci sarebbe il pericolo di regime, una maggioranza che governa senza consentire all’opposizione di diventare maggioranza, situazione tanto più grave se la maggioranza o parte di essa , come nel caso del Governo in carica, è a sua volta egemonizzata da una sola persona che fa le leggi a proprio esclusivo vantaggio. Invece ( Aristotele) : “ base della democrazia è la libertà. Una prova della libertà consiste nell’essere governati e nel governare a turno, cioè nell’alternanza; la decisione della maggioranza è sovrana, ma nel rispetto dei diritti della opposizione”. Chiediamo che il Capo dello Stato , primo garante della Carta, difenda la Costituzione essendo in pericolo uno dei «principi supremi dell’ordinamento costituzionale», quello dell’equilibrio dei poteri (Corte Costituzionale) .
Ricordiamo che il 25 novembre 2004, il Presidente Giorgio Napolitano ebbe a dire , circa la riforma della Costituzione prevista dal disegno di legge n 2544, presentato dal Governo Berlusconi il 17 ottobre 2003 : «Si può dire che esistano ancora esigenze di rafforzamento dei poteri del primo Ministro? Il modo in cui da parte della maggioranza che ha vinto le elezioni nel 2001 siano stati esercitati i suoi poteri e il modo in cui li ha esercitati il Presidente del Consiglio (Berlusconi nda) ci ha convinto che noi ci eravamo buttati in un’avventura ? (quando nella Commissione Bozzi , poi nella Commissione De Mita -iotti e in quella D’Alema abbiamo sostenuto la necessità di rafforzare i poteri del primo Ministro?)» E ammonì « quale è la cultura costituzionale omogenea che sta dietro il disegno di legge (Berlusconi nda) approvato dal parlamento e credo che c’é qualche difficoltà a vederla» E aggiunse «Non sarà facile la battaglia per il rigetto della riforma costituzionale del centro destra» ( G.Napolitano 25 novembre 2004 ass ex parlament ) . Quella riforma bocciata dall’allora presidente della Camera G Napolitano era identica a quella che si vuole fare oggi. Perfino Giulio Andreotti si disse contrario ai «maggiori poteri del Presidente del Consiglio , se fossi Presidente del Consiglio limiterei i poteri proprio in previsione che poi diventi Presidente del Consiglio uno che non mi piace (sic)» (Andreotti 25 novembre 2004 all’ass ex parlamentari ) E il prof Giuliano Vassalli mise in evidenza «l’eccesso , per me sbalorditivo , di poteri che venivano attribuiti al Presidente del Consiglio dei Ministri, nei confronti della camera dei Deputati i cui membri recalcitranti verrebbero esposti alla minaccia di scioglimento anticipato» (G Vassalli del 25 novembre 2004 all’associazione ex parlamentari ). Non si vede perchè il Pres Napolitano, che nel 2006 votò contro la riforma della Costituzione del Governo Berlusconi , oggi sia a favore di questa riforma uguale e forse peggiore di quella , riguardando il titolo I ( il Parlamento), il Titolo II, ( Presidente della Repubblica), il titolo III ( Governo) e il titolo V ( le regioni , le provincie e i comuni) , e le leggi costituzionali connesse , che potrebbero essere il titolo IV ( cioè la magistratura) e VI (la Corte Costituzionale).
Ma la cosa grave è che si vuole riformare la Costituzione, posticipando la riforma della legge elettorale , che invece dovrebbe essere approvata per prima , poiché vogliamo rappresentanti eletti con voto libero, uguale e personale e non scelti dai segretari dei partiti.
Nè possiamo essere tranquillizzati dal fatto che nel ddl 813 è previsto sempre il referendum , perchè il maggiore interessato alla riforma, l’ex primo ministro condannato a 4 anni, controlla tutte le TV , che sono in grado di influenzare il 75 % della popolazione che non legge il web.
In difesa della democrazia due sono le priorità assolute e indifferibili, di cui il Governo Letta continua a non parlare, con il silenzio del Colle: la legge sul conflitto di interessi, per consentire che «tutti i cittadini, uomini e donne, possano accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza», e, lo ribadiamo, la riforma della legge elettorale, per eliminare lo sconcio di una legge che riconosce a un partito che raggiunge il 24-25 per cento dei voti di avere una maggioranza assoluta e di governare contro una opposizione del 75%.
Concludendo rifiutiamo l’idea che il ddl costituzionale 813 cambi l’art 138 dimezzando al buio i tempi della doppia approvazione e con un solo voto a leggi costituzionali non omogenee che non possono essere votate insieme. La procedura corretta da seguire sarebbe di presentare tanti distinti disegni di legge costituzionali, quante sono le riforme su Parlamento, Governo e bicameralismo da approvare con due deliberazioni della camera ad intervallo non minore di tre mesi. L’intervallo dovrebbe essere anche di sei mesi o un anno, in modo da avere la approvazione anche da parte del nuovo parlamento da eleggere con una nuova legge elettorale.
La Costituzione non è un arido elenco di articoli senza nome. Dietro ogni articolo della Costituzione ci sono giovani, giovani come voi, caduti, caduti combattendo, giovani che hanno dato la vita perché le parole giustizia e libertà venissero scolpite su questa Carta. Se qualcuno vi chiede dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne ove dei giovani furono fucilati, nei campi ove furono impiccati, nelle carceri ove furono torturati. Laddove è morto un italiano per riscattare la dignità del popolo italiano andate lì col pensiero, o giovani, perché lì è nata la nostra Costituzione. (Calamandrei)
Tratto da http://ferdinandoimposimato.blogspot.it/2013/09/ferdinandoimposimato.blogspot.it
0 commenti
Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.
Lascia un commento