Imposimato su riforma costituzionale proposta dal Governo Letta

22 Settembre 2013
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Ferdinando Imposimato

Riteniamo utile per la difesa della Costituzione la riflessione di Ferdinando Imposimato, fine giurista, già magistrato e deputato nel gruppo comunista.

Dalla Costituzione può dipendere la fortuna o la sfortuna di un popolo. Lo diceva Erodoto nelle sue storie 400 anni prima di Cristo. Ed esaltava la Costituzione di Sparta durata 400 anni, fattore di  potenza e ricchezza degli spartani.   Oggi, quella che si vuole fare da parte del Governo Letta, d’accordo con il condannato ex premier, è una riforma incostituzionale perché tende a cancellare  dopo appena 65 anni la nostra Costituzione , a partire  dall’art 138 che si vuole cambiare violando la Costituzione,   per  stravolgere subito tutto il resto. Eppure l’art 138   è uno dei pilastri   della Carta, che non può mai essere derogato, ma solo modificato   non come vogliono le larghe intese, ma secondo la procedura dello stesso art 138, col rispetto  dell’intervallo di almeno  tre  mesi  tra una approvazione e l’altra di ciascuna Camera,   intervallo che   dovrebbe   essere anche di un anno  o di due anni, o tre anni ,  specie di fronte a riforme  che riguardano il Parlamento ,  il Governo , il Presidente della Repubblica , il  bicameralismo,  e la magistratura, parti  importanti della Carta.  Nella  procedura  speciale   dell’art 138,  la  Costituzione italiana si differenzia dalle Costituzioni di Weimar in Germania ( 1919 - 1933),  e  prefascista in Italia,  che erano  flessibili  e  furono stravolte con facilità da Hitler e Mussolini   e portarono alla dittatura nei due paesi.  Le costituzioni flessibili possono essere cambiate da ogni maggioranza  a seconda delle convenienze  dei  capi e capetti. Vogliamo che la Costituzione resti rigida. La esigenza di un ampio intervallo  nasce dal fatto che le riforme costituzionali sono così complesse da richiedere tempo per la comprensione,  da parte dei cittadini  e dei riformatori , dei mutamenti che esse determinano nel sistema democratico.
Ma noi non sappiamo quali sono le riforme, sappiamo solo che si vuole cambiare la normativa della II parte ,  sul Parlamento, sul Governo e sul Presidente della Repubblica e sulle Regioni e , temiamo,  anche  sulla magistratura.  Secondo Aristotele, quando la Costituzione è in pericolo ,  “quelli che si danno pensiero della Costituzione,  devono procurare motivi di timore, in modo che i cittadini stiano in guardia e non allentino la vigilanza  intorno alla Costituzione” (Aristotele Politica.Laterza Bari 2000, 175) . Orbene i cittadini e gli stessi parlamentari , lo ribadiamo,  non sanno nulla  del contenuto preciso delle riforme minacciate dal Governo: si fa credere che  risolverebbero la  crisi economica che affligge il Paese; ma così non è. La crisi  dipende dalla mancanza di volontà di fare le riforme giuste – riduzione privilegi dei politici, delle spese di Camere e Quirinale, controlli pubblici delle società partecipate, accordo per tassare i capitali all’estero, lotta all’evasione. Le riforme giuste possono essere varate rapidamente  facendo ricorso, in questo caso si, al voto di fiducia in base all’art 77 della Costituzione. La  riforma della seconda parte  della Costituzione,   approvata da spiriti eletti come Aldo  Moro, Piero Calamandrei , Giuseppe Dossetti e Palmiro Togliatti,  è finita  nelle mani di persone  “nominate”  dai segretari di partiti,  senza merito,  libertà di decisione   e   conoscenza del problema. La riforma  si presenta di estrema complessità, attenendo non solo alla procedura di approvazione ma anche  all’equilibrio dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario,  realizzato dai padri costituenti,  equilibri che  subirebbe un colpo  mortale  con l’annunciata riforma presidenziale. Moro, con intuizione profetica,  nell’aprile del 1948,  denunciò  il pericolo  « abbastanza  grave, che gruppi o individui, modificando la seconda parte  della Costituzione, fossero  indotti ad avversare   anche i principi  consacrati nella prima parte inerenti alla natura ed alla dignità della persona umana, principi che non dovrebbero mai  essere  oggetto di revisione costituzionale perché alterarli significherebbe condannarsi al ridicolo, al disordine, alla tragedia». «E’ necessario che tutti gli uomini di buona volontà  siano concordi  nella difesa di quei principi». (A Moro scritti e discorsi 1940- 1947 ed cinque lune).
Noi abbiamo una buona Costituzione  che tutela i diritti inviolabili , al lavoro, alla scuola pubblica, alla giustizia indipendente,  alla salute , alla vita, che  si ispira al principio dell’ eguaglianza delle condizioni  dei cittadini , intesa come eguale opportunità di  tutti i cittadini  di fare valere la propria persona nei vari campi dell’attività umana, in modo che  tutti siano «ugualmente forti e stimati», consentendo ai «piccoli di diventare grandi» ( Tocqueville ). Tale  eguaglianza esercita «una influenza prodigiosa sull’andamento della società» ( Tocqueville ). In Italia, questo principio affermato più volte dalla Costituzione, è di fatto violato dai governanti, poiché il nostro paese è afflitto da gravi ingiustizie sociali  che sono aumentate negli ultimi tempi.  Eppure la Costituzione afferma che è «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale , che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e  la piena partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione  di tutti i lavoratori  all’organizzazione politica economica e sociale  dello Stato». Ed è evidente che se un ex  Premier , che oggi vuole cambiare la Costituzione, omette di pagare   oltre trecento milioni di euro  che potrebbero andare alla realizzazione di servizi e di posti di lavoro per cittadini non abbienti, egli viola in modo clamoroso il principio di eguaglianza, (art 3) danneggiando lavoratori, disoccupati e giovani e il principio di solidarietà politica economica e sociale che è altro pilastro fondamentale  della nostra Carta  (art 2).
Piero Calamandrei mise in evidenza che ci sono leggi ingannatrici  che  apparentemente dicono una cosa ma in realtà ne vogliono un ‘altra. Ed è questo, il caso della modifica dell’art 138 della Costituzione italiana.
Si vuole cambiare l’art 138 senza  specificare il contenuto del cambiamento che si vuole fare,    sicché l’art 138  viene derogato al buio , senza sapere in vista di quale modifica, anche se noi lo  sappiamo.    Intuiamo quali sono le controriforme.  Si vuole  stravolgere per sempre  la Costituzione  con  l’introduzione  del   Presidenzialismo o Semipresidenzialismo  e le modifiche di  ben 69 articoli  della II parte  ,  tra cui anche gli articoli  che riguardano la magistratura , riducendo i poteri del Parlamento che legifera su lavoro, scuola, eguaglianza sociale,  libertà, ambiente, programmazione economica ispirata alla utilità sociale . E questo    dopo che la stessa riforma  voluta da Berlusconi  e approvata nel 2003  fu  bocciata  dal referendum nel  giugno 2006. Quella riforma   aumentava i poteri del Primo Ministro, (potere di revoca dei ministri,  di dirigere la politica degli stessi non più coordinandola  ma determinandola;  di sciogliere  le Camere,  che spetta al Capo dello Stato) e fu considerata un attacco all’equilibrio dei poteri. Erodoto  ammoniva  che in democrazia  è necessario che «nessuno riesca a raggiungere una posizione troppo preminente», di cui sarebbe portato ad abusare. La Repubblica Presidenziale  si trasformerebbe  in regime, cioè nella  dittatura della maggioranza che governa nel disprezzo dell’opposizione, elemento cardine della democrazia. «Base delle Costituzione democratica è la libertà, fine di ogni democrazia. Una prova della libertà è nell’essere governati e nel governare, cioè l’alternanza dei governi. Nessun individuo può coprire due volte la stessa carica, le cariche sono di breve durata» (Aristotele). In questo alternarsi senza soste dei governi si realizza il continuo rinnovamento della democrazia.
Non   possiamo dimenticare, nel varare  la riforma semipresidenziale,  che presidenti del Consiglio sono stati, per  un trentennio, persone come Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Silvio Berlusconi, che hanno violato le regole della democrazia, o mantenendo rapporti con Cosa Nostra, o  ponendosi alla guida di organizzazioni illegittime, come Gladio, come  accertò la Commissione stragi di Gualtieri,  o ispirandosi  di fatto al  presidenzialismo  voluto dal capo della P2 Licio Gelli, nel suo progetto di rinascita  democratica. Con la Repubblica presidenziale, ci sarebbe il pericolo di regime,   una maggioranza che governa  senza consentire all’opposizione di diventare maggioranza, situazione  tanto più grave se la maggioranza o parte  di essa , come nel caso del Governo in carica,  è a sua volta  egemonizzata da una sola persona  che   fa le  leggi  a proprio esclusivo vantaggio. Invece ( Aristotele)  : “ base della democrazia è la libertà. Una prova della libertà consiste nell’essere governati e nel governare a turno, cioè nell’alternanza; la decisione della maggioranza è sovrana, ma nel rispetto dei diritti della opposizione”.  Chiediamo che  il  Capo dello Stato , primo garante della Carta,  difenda  la Costituzione  essendo in pericolo uno dei «principi supremi dell’ordinamento costituzionale», quello dell’equilibrio dei poteri (Corte Costituzionale) .
Ricordiamo  che  il 25 novembre 2004,   il Presidente Giorgio  Napolitano ebbe a  dire ,  circa la riforma della Costituzione prevista dal disegno di legge  n 2544,  presentato  dal Governo Berlusconi  il 17 ottobre 2003  : «Si può dire che esistano ancora esigenze di rafforzamento  dei poteri del primo Ministro? Il modo in cui da parte della maggioranza  che ha vinto le elezioni  nel 2001 siano stati esercitati i suoi poteri e il modo in cui li ha  esercitati il Presidente del Consiglio (Berlusconi nda) ci ha convinto  che noi ci eravamo buttati in un’avventura ? (quando nella Commissione Bozzi , poi nella Commissione De Mita -iotti e  in quella D’Alema abbiamo sostenuto la necessità di rafforzare i poteri del primo Ministro?)» E   ammonì    « quale è la cultura costituzionale omogenea che sta dietro il disegno di legge (Berlusconi nda) approvato dal parlamento e credo che c’é qualche difficoltà a vederla» E aggiunse «Non sarà facile la battaglia per il rigetto  della riforma costituzionale del centro destra» ( G.Napolitano 25 novembre 2004 ass ex parlament ) . Quella riforma bocciata dall’allora presidente della Camera G Napolitano era identica a quella che si vuole fare oggi. Perfino Giulio  Andreotti si disse contrario ai «maggiori poteri del Presidente del Consiglio , se fossi Presidente del Consiglio limiterei i poteri proprio in previsione  che poi diventi Presidente del Consiglio uno che non mi piace (sic)» (Andreotti 25 novembre 2004  all’ass ex parlamentari ) E  il prof Giuliano  Vassalli  mise in evidenza «l’eccesso , per me sbalorditivo , di poteri che venivano attribuiti al Presidente del Consiglio dei Ministri, nei confronti della camera dei Deputati  i cui membri recalcitranti verrebbero esposti alla minaccia di scioglimento anticipato» (G Vassalli del 25 novembre 2004  all’associazione ex parlamentari ). Non si vede perchè il Pres Napolitano, che  nel 2006  votò contro la riforma della Costituzione del Governo Berlusconi , oggi sia a favore di questa riforma  uguale  e forse peggiore di  quella , riguardando il titolo I ( il Parlamento), il Titolo II, ( Presidente della Repubblica), il titolo III (  Governo) e il titolo V ( le regioni , le provincie e i comuni) , e le leggi costituzionali connesse , che potrebbero essere il titolo IV ( cioè la magistratura) e  VI (la Corte Costituzionale).
Ma la cosa  grave è che si vuole  riformare la Costituzione,  posticipando la riforma della legge  elettorale ,  che invece dovrebbe essere approvata per prima , poiché vogliamo  rappresentanti eletti  con voto libero, uguale e personale e non scelti dai segretari dei partiti.
Nè possiamo essere tranquillizzati dal fatto che nel ddl  813 è  previsto sempre  il referendum ,  perchè  il maggiore interessato alla riforma, l’ex primo ministro  condannato a 4 anni, controlla tutte le TV , che sono in grado di influenzare il 75 % della popolazione che non legge il web.

In difesa della democrazia due sono le priorità assolute e indifferibili, di cui il Governo Letta continua a non parlare, con il silenzio del Colle: la legge sul conflitto di interessi, per consentire che «tutti i cittadini, uomini e donne, possano accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza», e, lo ribadiamo,  la riforma della legge elettorale, per eliminare lo sconcio di una legge che riconosce a un partito che raggiunge il 24-25 per cento dei voti di avere una maggioranza assoluta e di governare contro una opposizione del 75%.
Concludendo rifiutiamo l’idea che il  ddl costituzionale 813 cambi l’art 138  dimezzando al buio i tempi della doppia approvazione e con un solo voto   a leggi  costituzionali non omogenee che non possono essere votate insieme. La procedura corretta  da seguire  sarebbe di presentare  tanti distinti disegni di legge costituzionali, quante sono le riforme su Parlamento,  Governo e bicameralismo da approvare con due  deliberazioni  della camera ad intervallo non minore di tre mesi.  L’intervallo dovrebbe essere anche di sei mesi o un anno, in modo da avere la approvazione anche da parte del nuovo parlamento da eleggere con una nuova legge elettorale.
La Costituzione non è un arido elenco di articoli senza nome. Dietro ogni articolo della Costituzione ci sono giovani, giovani come voi,  caduti, caduti combattendo, giovani  che hanno dato la vita perché le parole giustizia e libertà venissero scolpite su questa Carta. Se qualcuno vi chiede dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne ove dei  giovani  furono fucilati, nei campi ove furono impiccati, nelle carceri ove furono torturati.   Laddove è morto un italiano per riscattare la  dignità del popolo italiano  andate lì col pensiero, o giovani, perché  lì è nata la nostra Costituzione. (Calamandrei)

Tratto da  http://ferdinandoimposimato.blogspot.it/2013/09/ferdinandoimposimato.blogspot.it

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