Solidarietà e riformismo

9 Ottobre 2008
3 Commenti


Gianfranco Sabattini

La solidarietà sociale all’interno dei moderni sistemi democratici, nell’esperienza delle democrazie occidentali, è sempre stata associata alla cittadinanza. La storia recente ha spesso dimostrato che tale associazione non sempre risponde al vero.
La cittadinanza intesa come “grappolo” di diritti civili, politici e sociali di tutti i componenti un determinato sistema sociale non è di per sé, secondo Avishai Margalit, professore di filosofia all’università ebraica di Gerusalemme, garanzia di solidarietà (“Solidarietà, che cosa è oggi”, in Reset, Luglio-Agosto, 2008). L’immagine di cittadini che all’interno di sistemi sociali avanzati gridano disperatamente, ma inutilmente, aiuto (com’è accaduto ai superstiti dell’uragano Katrina), o ancora l’immagine di giovani cittadini che danno alle fiamme migliaia di automobili per protesta contro la loro emarginazione sociale (com’è accaduto di recente nelle banlieues parigine), o infine il reciproco straniamento tra cittadini di lunga data ed i figli di immigrati da altri paesi (com’è avvenuto nel caso dell’assassinio di Theo Van Gogh in Olanda, oppure nel caso degli attentati nella metropolitana di Londra in Gran Bretagna) possono essere assunti quale paradigma del fatto che la cittadinanza non né di per sé sempre garanzia di solidarietà.
A fronte della solidarietà, l’atteggiamento assunto dalle principali ideologie del XX secolo non è stato univoco. La socialdemocrazia riformista ha sempre propugnato, criticamente, una doppia solidarietà: da un lato, la solidarietà verso la patria (intesa come sistema di valori identitari non immodificabili) e, dall’altro, quella verso il lavoro. La sinistra radicale, per contro, ha sempre propugnato acriticamente un’unica e totalizzate solidarietà solo verso i cittadini-lavoratori, prescindendo dalla loro appartenenza ad una patria; la solidarietà, nella prospettiva della sinistra radicale, pertanto, può essere condensata nel famoso motto di chiusura del Manifesto: “Proletari di tutti i paesi unitevi!”. La destra radicale, infine, ha anch’essa sempre propugnato acriticamente un’unica e totalizzante solidarietà, in senso nazionalista ed integralista, solo verso la patria (intesa come sistema di valori identitari immodificabili).
In linea di fatto, tuttavia, la sinistra radicale ha fatto spesso ricorso ai sentimenti nazionalistici e patriottici che solitamente legano i cittadini-lavoratori alla patria di appartenenza; essa, però, ha attribuito alla solidarietà patriottica un valore strumentale, potenzialmente utile alla propria causa, come sta a dimostrare il discorso inusuale col quale Stalin, il tre luglio del 1941, oltre dieci giorni dall’inizio dell’invasione dell’Unione Sovietica da parte delle armate di Hitler, si è rivolto all’intero popolo dell’Unione Sovietica: “Compagni, cittadini, fratelli e sorelle, combattenti del nostro esercito e della nostra flotta! Mi rivolgo a voi amici miei…”. Ugualmente, e specularmene, anche la destra radicale, almeno nelle sue correnti prevalenti, ha fatto spesso ricorso ai sentimenti individuali attribuendo però alla coscienza dei singoli un valore strumentale alla difesa della patria, ovvero all’insieme dei valori in cui si identifica la nazione/patria.
A causa del significato riduttivo assegnato alla solidarietà sia dalla sinistra che dalla destra radicali, alla socialdemocrazia riformista è andato il merito di aver concorso a plasmare sistemi sociali “bene ordinati”, nel senso che, pur caratterizzati a volte da pratiche e procedure politicamente disdicevoli, la loro doppia solidarietà critica verso la patria e verso tutti i cittadini-lavoratori ha consentito che incorporassero nella loro organizzazione istituzionale democratica il “tarlo” della critica, il quale è valso ad orientarli sempre verso la rimozione di quelle pratiche e di quelle procedure.
Nonostante la diversità di atteggiamento, ad influenzare l’interpretazione della solidarietà della socialdemocrazia riformista è stata, tuttavia, l’interpretazione che ne ha dato la sinistra radicale; la solidarietà di classe, però, in quanto fondata sulla promessa della caduta di una particolare forma organizzativa della produzione (il capitalismo) ha scontato un impoverimento progressivo, in quanto non appena la promessa è stata soddisfatta, la solidarietà ha teso ad indebolirsi sino alla dissoluzione. Infatti, se la solidarietà è giudicata positivamente solo in funzione del tornaconto personale è invitabile una sua funzione largamente deficitaria, in quanto implicante, sia pure potenzialmente, un impegno opportunista di ogni lavoratore, nella speranza che gli altri non si comportino nello stesso modo.
La socialdemocrazia riformista per sottrarsi a tale pericolo, in prospettiva, dovrà fondare la solidarietà oltre che sull’interesse personale, anche sulla moralità, in base dell’assunto che la solidarietà è un atteggiamento morale che comporta un costo personale. La socialdemocrazia riformista dovrà, perciò, abbandonare la logica della lotta di classe, cioè del conflitto, ed affermare che la cooperazione tra tutti cittadini è condizione indispensabile per la conservazione della solidarietà e che il suo potenziamento sarà possibile laddove esisterà un “clima di pace sociale”, mentre non sarà stimolata ad espandersi in tempi di lotta, in quanto il conflitto ne provocherebbe lo stallo e l’involuzione.
 

3 commenti

  • 1 Alessandro
    9 Ottobre 2008 - 11:06

    bell’articolo

  • 2 A.P.
    9 Ottobre 2008 - 16:39

    Sabattini ha formato alcune generazioni di studenti di Ec. e Comm. e, dunque, scrive sempre articoli meditati e colti. Tuttavia, mi permetto di far rilevare che la lotta di classe non è frutto di un credo filosofico, economico o politico. Esiste come prodotto della dialettica sociale. Quando le classi subalterne lo dimenticano, essa non scompare: semplicemente la continuano alla grande gli altri, arricchendosi ulteriormente, come è accaduto in questi ultimi 30 anni di supercapitalismo, e come accade oggi, in cui molti lavoratori non finiscono il mese e gli imprenditori, i manager, i finanzieri ostentano sfacciatamente la loro ricchezza.
    Quanto alla sinistra radicale, forse Sabattini si riferisce, per il passato, ai grandi partiti comunisti. Ma essi, pur ispirandosi all’internazionalismo marxista, furono sempre molto attenti agli interessi nazionali. Non ha caso, furono a capo di grandi movimenti di liberazione nazionale: in Cina, in Vietnam, in Africa ed anche in occidente hanno avuto questo carattere. In Italia ed in Europa sono stati partiti riformisti veri. Si pensi al ruolo del Partito comunista italiano: la Resistenza, la Costituzione, la democratizzazione del Paese, il movimento sindacale e cooperativo: una forza fondante della democrazia nel nostro Paese. Non a caso Willy Brandt, presidente dell’Internazionale socialista, preferiva dialogare con Berlinguer che con Craxi. La verità è che si trattava di un partito che al riformismo vero univa la prospettiva di una società democratica ede egualitaria: non a caso varò l’idea di una “via italiana al socialismo”. Insomma, quanto Sabattini dice va misurato con una vicenda storica che a sinistra (almeno riferendoci a quella storica, non a quella attuale che non ne costituisce neppure la caricatura) presenta maggior complessità e non si presta a schematismi.

  • 3 Giacomo Meloni /CSS
    9 Ottobre 2008 - 23:14

    Nella situazione in cui si trova oggi il Territorio Nuorese la prima risposta non può che essere la lotta,lo sciopero generale territoriale e la manifestazione popolare.
    Non capisco come il prof.Sabattini insista nella visione della “pace sociale” come soluzione politica senza indicare gli strumenti per arrivare ad essa.
    Mi trovo invece d’accordo con lui sull’affermazione che “la solidarietà è un atteggiamento morale che comporta un costo personale”,ma anche lo sciopero generale ,laddove si fondi sull’evidente rottura dell’equilibrio sociale ,deve considerarsi una risposta etica. e non una stanca ripetizione di formule abusate come “lotta di classe”.Questo,però, non può nè deve significare che ogni conflitto sociale deve essere evitato e/o abolito.
    Certo,come dice prof.Sabattini ,”la cooperazione fra tutti i cittadini è condizione indispensabile per la conservazione della solidarietà e il suo potenziamento sarà possibile laddove esisterà un .Fin qui sono d’accordo col Professore ;mentre ho forti dubbi sulle conclusioni,quando egli afferma che la solidarietà ” non sarà stimolata ad espandersi in tempi di lotta,in quanto il conflitto ne provocherebbe lo stallo e l’involuzione”.
    Forse nel passato vi sono molti casi di involuzione dopo le lotte e gli scioperi,ma non sempre è stato così,anzi il più delle volte per fortuna si è verificato il contrario perchè molti conflitti sociali hanno segnato progressi nella società civile.
    E’ per questo che la CSS aderisce allo Sciopero Generale Territoriale del Nuorese del 17/10/2008.

    Questo il Comunicato della CSS:

    ADESIONE DELLA CSS ALLO SCIOPERO GENERALE TERRITORIALE DEL NUORESE DEL 17 OTTOBRE 2008
    La Confederazione Sindacale Sarda, condividendo le preoccupazioni e le speranze che stanno alla base della vertenza del territorio nuorese, aderisce allo Sciopero Generale del 17.10.2008.
    La CSS sarà presente con una propria delegazione alla manifestazione di Nuoro per esprimere non solo solidarietà piena ai lavoratori e alle popolazioni del nuorese, ma partecipazione alle lotte di un territorio così fortemente provato dalla crisi economico-sociale e disoccupazionale.
    Il declino di tutte le attività del territorio nuorese chiama tutti, in primo luogo le Istituzioni locali e regionali, ad intervenire con soluzioni concrete e concordate col territorio perché si riavvii lo sviluppo e si dia speranza agli uomini e alle donne del nuorese che hanno diritto di cittadinanza in una società civile che non può essere emarginata e lasciata sola al suo destino.
    Siamo certi che nel nuorese come in tutta la Sardegna vi sono le energie umane e materiali per vincere le difficoltà e per risorgere col contributo di tutti.
    Cagliari, 09/10/2008
    Il Segretario Generale CSS
    Dott. Giacomo Meloni

    Confederazione Sindacale Sarda
    Via Roma, 72 – 09123 Cagliari
    Tel. 070.650379 – Fax 070.2337182
    http://www.confederazionesindacalesarda.it
    css.sindacatosardo@tiscali.it

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