Marisa Musu “Rosa”

26 Agosto 2013
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Marisa Musu nasce a Roma da una famiglia sarda di idee antifasciste, i genitori, Domenico e Bastianina Martini, erano infatti originari di Sassari, e saranno tra i fondatori del Partito d’Azione (1942).

Durante la guerra

Nel 1942, a sedici anni e ancora studentessa del liceo classico Mamiani, tramite Lucio Lombardo Radice, Marisa entra nell’organizzazione clandestina del PCI insieme ad Adele Maria Jemolo, sua compagna di studi e futura moglie di Lombardo Radice. Si iscrive alla facoltà di fisica dell’Università di Roma.

Sin da giovanissima svolge attività illegali contro il fascismo e, dopo l’armistizio, partecipa alla battaglia per la difesa di Roma facendo la staffetta del comando militare. Aderisce poi ai Gruppi di Azione Patriottica, con il nome di battaglia di “Rosa”, nella formazione guidata da Franco Calamandrei, della quale fanno parte anche Carla Capponi, Maria Teresa Regard, Rosario Bentivegna, Mario Fiorentini, Lucia Ottobrini, Luigi Pintor, Pasquale Balsamo, Carlo Salinari e Franco Ferri. È la più giovane della formazione partigiana (diciotto anni).

“Rosa” partecipa a varie azioni contro i tedeschi. Il giorno 3 marzo 1944, è presente all’assassinio di Teresa Gullace. Nel trambusto che segue, la “gappista” Carla Capponi estrae la pistola e la punta contro l’uccisore ma è subito circondata dalle donne presenti ed arrestata dai tedeschi. Nella confusione, Marisa ha la prontezza di spirito di sottrarle l’arma e di infilarle in tasca la tessera di un’associazione fascista, grazie alla quale la Capponi riesce a convincere l’ufficiale che la interroga della sua estraneità all’azione e riacquistare la libertà[1].

Il 23 marzo, “Rosa” partecipa, armata di bombe da mortaio, all’attacco contro una compagnia della polizia tedesca del battaglione Bozen in transito su via Rasella, con il compito di “finire” i sopravvissuti alla carica di tritolo fatta brillare da Bentivegna e di “coprire” la fuga di quest’ultimo e della Capponi[2][3]. L’attacco provoca la morte di 33 militari tedeschi e due civili italiani, nonché la rappresaglia delle Fosse Ardeatine. I gappisti non subiscono perdite.

La Musu è catturata dalla polizia il 7 aprile, insieme a Pasquale Balsamo e Ernesto Borghesi; fortunatamente i commissari Antonio Colasurdo e De Longis, che erano in collegamento con il CLN, li fanno passare per una banda di rapinatori comuni, facendoli rinchiudere nel carcere di Regina Coeli (Musu viene rinchiusa nel carcere femminile delle Mantellate). Viene condannata a morte dal tribunale di guerra nazista come criminale comune. Dopo il tradimento di Guglielmo Blasi, e prima che questi ne rivelasse l’appartenenza ai GAP, la Musu, fingendosi malata, si fa trasferire all’Ospedale Santo Spirito in Sassia, da dove, a fine maggio, riesce ad evadere. Esce dalla clandestinità con la liberazione di Roma.

Dopo la Liberazione

Nel dopoguerra continua l’attività politica nel PCI, lavorando per anni con Enrico Berlinguer nella Federazione Giovanile Comunista Italiana, entrando poi a far parte del comitato centrale del partito.

Diventa giornalista professionista, lavora a Paese Sera e a L’Unità; per conto di questi quotidiani è stata inviata a Praga nel 1968, in Vietnam, in Mozambico, in Palestina e in America latina.

Nel 1976 è con Gianni Rodari tra i fondatori del Coordinamento genitori democratici, associazione impegnata ad insegnare e praticare i valori di una scuola antifascista, laica e democratica; ne è anche presidente nazionale per alcuni anni, per oltre dieci anni è stata direttrice, succedendo nell’incarico a Rodari, del mensile Il giornale dei Genitori. È stata membro del Direttivo nazionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), vicepresidente dell’ANPI provinciale di Roma, membro del Consiglio nazionale degli Utenti, presidente del Comitato TV e Minori, membro della Commissione per le Revisioni cinematografiche. È stata inoltre vicepresidente della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica e presidente dell’Associazione Ragazze d’Italia. Ed è anche stata per molti anni consigliere comunale per il PCI a Roma.

Riconoscimenti

A Marisa Musu è intitolata la biblioteca Comunale di Rosignano Solvay e, in occasione del 60º Anniversario della Liberazione, il Comune di Cinisello Balsamo, le ha intitolato una via della città. Sempre il comune di Cinisello Balsamo ha istituito il riconoscimento “Marisa Musu”. A lei ed a Maria Teresa Regard è stata intitolata una Sezione dell’ANPI istituita nella primavera del 2011 a Roma nel II° Municipio.

Onorificenze

Medaglia d'Argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’Argento al valor militare

Da Wikipedia

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