Referendum e cretinismo politico

7 Ottobre 2008
6 Commenti


Andrea Raggio

Ha ragione Andrea Pubusa. Nel referendum del 5 ottobre il centrodestra ha perso, nonostante la massiccia e costosa mobilitazione. Ma il centrosinistra ha vinto? Certo, il quorum non è stato raggiunto. Ma è una vittoria? E poi, se i Si sono pochi, i NO sono ancora meno. Vogliamo sommarvi le “astensioni consapevoli”? D’accordo, ma come facciamo a separarle da quelle fisiologiche e dalle altre provocate dal disgusto per lo scempio del referendum fatto da entrambi gli schieramenti?
La cosa certa è che il centrosinistra poteva vincere limpidamente mettendo in campo le sue buone ragioni e l’impegno a modificare i provvedimenti. Poteva vincere facendo affidamento sull’informazione, sul dibattito e sulla partecipazione degli elettori, sulla democrazia. Ha avuto paura e ha preferito il boicottaggio del referendum, dell’unico strumento di democrazia diretta esistente nel nostro ordinamento.
Il referendum era inutile? La consultazione diretta del corpo elettorale non è mai inutile. Certo, in questo caso si poteva evitare chiamando il Consiglio regionale a rivedere e a modificare. Ma perché coinvolgere lo strumento referendum nel giudizio su chi lo ha promosso? Si finisce con l’alimentare l’astensionismo anche nelle elezioni: non voto perché è inutile, sono tutti eguali!
Alla segretaria regionale del PD, fautrice dell’astensione, mi permetto ricordare l’articolo 49 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto ad associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.” Ed ecco il commento a questa norma che ricavo da un volumetto sulla Costituzione che ho acquistato nel 1948 e che conservo ancora: “Il significato di questo articolo va ricercato nel fatto che il diritto di costituire partiti è condizionato al fatto che essi si propongano di agire con metodo democratico”. Non mi pare che sabotare i referendum sia agire con metodo democratico.
In conclusione. Il centrodestra poteva tenere sotto tiro la Giunta regionale e farsi bello rivendicando la modifica dei provvedimenti. Ha preferito andare verso una sconfitta certa nel tentativo elettoralistico di dare una spallata. Il Partito democratico aveva in mano l’occasione di una vittoria certa e di trasformare il referendum in un momento di mobilitazione democratica, connotandosi effettivamente come partito democratico. Si è tirato indietro, rifugiandosi in un espediente. In entrambi i casi si tratta di cretinismo politico.
In un momento difficile, come quello che viviamo, la Sardegna è in mano a una classe politica imbelle. Non c’è da stare allegri.

6 commenti

  • 1 GIORGIO COSSU
    7 Ottobre 2008 - 14:27

    PERFETTO, questo è il punto nascosto nel dibattito politico spesso impigliato nella discussione tra il già fatto sempre contro nemici, il peggio, costretta a ricostruire eventuali percorsi alternativi, per evitare di confrontarsi sulle alternative reali prima e dopo. Una classe imbelle che rifugge da ogni confronto aperto sui problemi, dal motore della crescita democratica, civile ed economica, la selezione frutto di concorrenza tra uguali, devia dai ruoli istituzionali per imporre continui dilemmi non sulle scelte ottimali, ma sul già deciso e sul già fatto, prendere o lasciare, sempre chiamando alla lotta contro nemici veri ma deboli o ampificati, presunti e inventati.
    La PA già burocratica e lenta per logica esterna al mercato, imbrigliata e sotto controllo, interi capitoli e fondi bloccati dalla pretesa di decisione centrale.
    Il ruolo pubblico ridotto a dispensa improvvisata di aiuti e fondi secondo una logica personale “ideologica” identitaria e di rigore senza programmi.
    La concertazione che soffriva di carenza di progetti, travolta da scontri continui.
    I programmi e i progetti ridotti a traduzione, riscrittura tecnica e subordinata di scelte imposte come il PPR e il PRTS (turismo) ridotto a mostra inventario di strumenti per un progetto di blocco futuro e privo di valutazioni anche di massima pragmatiche.
    La Statutaria fatta in casa e da amici conniventi,

  • 2 GIORGIO COSSU
    7 Ottobre 2008 - 14:45

    quel consigliere di cui Pubusa e io non ricordiamo il nome, che si vanta di non aver saputo regolare il conflitto di interessi e di non consentire una verifica del programma, il mancato esame degli assessori, l’introduzione di quorum elevati segni di una distanza dal confronto.
    Le grandi opere a scatola chiusa imposte senza una verifica di funzione e fuori dalle regole ambientali, in modo plateale, persino su siti altamente inquinati, Monteponi, su cui esiste uno scontro documentato in 19 punti di domanda con Tonino DESSI’, che insieme al metodo del PPR ne hanno determinato le dimissioni .
    Una classe dirigente di alto livello non impone le scelte ma esercita una leadership funzionale, una capacità di egemonia basata non sul controllo del potere ma sul confronto e la ricerca del consenso popolare.
    Secondo il patrimonio migliore delle culture di governo regionale della sinistra e cattolico-democratica che hanno condotto alla nascita del PD, informate alla programmazione dello sviluppo secondo partecipazione popolare e pluralismo di istituzioni.

  • 3 GIORGIO COSSU
    7 Ottobre 2008 - 14:49

    PS. rammento F.Sanna: come dice P. SODDU un doroteo, scrissi neo-doroteo, come altri si sente “meno peggio” uno dei Topi Gigio furbilli atorno al formaggio soriano.

  • 4 Giacomo Meloni /CSS
    7 Ottobre 2008 - 23:55

    Colgo nel risultato del Referendum del 5 ottobre 2008 una indicazione chiara al Consigllio Regionale. Chiudetevi a chiave in aula, come in un conclave o in camera di consiglio per la scrittura di una sentenza importante, e non uscite finchè non avete approvato una buona Legge urbanistica che esalti i vincoli sulle coste, ma restituisca potestà ai Sindaci nell’ambito dei propri territori e ponga regole chiare per una gestione intelligente della risorsa ambientale che sia sotto il segno dello sviluppo e del lavoro.
    Occorre che i nostri Rappresentanti nelle Istituzioni sappiano ascoltare bene la voce del popolo che li ha eletti,anche quando questa voce non si esprime nel voto.
    Chi è andato a votare sapeva benissimo che questo Referendum aveva una connotazione politica chiara. I quesiti
    non erano facili anche perchè nel merito le materie proposte potevano avere risposte con molti distinguo sia per chi era orientato per il NO sia per chi aveva deciso di votare SI.
    Non c’entra niente la Statutaria,anche perchè la percentuale dei votanti non ha superato neppure la vecchia soglia del quorum.
    La maggior parte degli elettori non è andato a votare consapevolmente, rifiutando di schierarsi pro o contro politicamente su una materia così importante su cui deve legiferare il Consiglio Regionale che ha gli strumenti e gli esperti per fare una legge moderna e attenta alle aspettative dei Sardi. Attenzione . I Sardi vogliono abitare l’ambiente e non solo ammirarlo e goderlo pensando ai figli dei figli.Se la Legge urbanistica sarà tutto questo, le Istituzioni ne usciranno rafforzate, altrimenti la politica fatta di bassi compromessi ed interessi forti allontanerà ancor di più dalla Politica Vera gli onesti che per fortuna sono ancora la maggioranza dei sardi

  • 5 GIORGIO COSSU
    8 Ottobre 2008 - 01:02

    UNA CLASSE AL POTERE IMBELLE
    PERFETTO, questo è il punto nascosto nel dibattito politico spesso impigliato nella discussione tra il già fatto, sempre contro nemici, dietro il peggio, costretta a ricostruire eventuali percorsi alternativi, per evitare di confrontarsi sulle alternative reali prima e dopo. Una classe imbelle, non politica ma al potere, che rifugge da ogni confronto aperto sui problemi, dal motore della crescita democratica, civile ed economica, la selezione frutto di concorrenza tra uguali, devia dai ruoli istituzionali per imporre continui dilemmi non sulle scelte ottimali, ma sul già deciso e sul già fatto, prendere o lasciare, sempre chiamando alla lotta contro nemici veri ma deboli o ampificati, presunti e inventati.
    La PA già burocratica e lenta per logica esterna al mercato, imbrigliata e sotto controllo, interi capitoli e fondi bloccati dalla pretesa di decisione centrale.
    Il ruolo pubblico ridotto a dispensa improvvisata di aiuti e fondi secondo una logica personale “ideologica” identitaria e di rigore senza programmi.
    La concertazione che soffriva di carenza di progetti, travolta da scontri continui.
    I programmi e i progetti ridotti a traduzione, riscrittura tecnica e subordinata di scelte imposte come il PPR e il PRTS (turismo) ridotto a mostra inventario di strumenti per un progetto di blocco futuro e privo di valutazioni anche di massima pragmatiche.
    La Statutaria fatta in casa e da amici conniventi, come quel consigliere di cui Pubusa e io non ricordiamo il nome, che si vanta di non aver saputo regolare il conflitto di interessi e di non consentire una verifica del programma, il mancato esame degli assessori, l’introduzione di quorum elevati segni di una distanza dal confronto.
    Le grandi opere a scatola chiusa imposte senza una verifica di funzione e fuori dalle regole ambientali, in modo plateale, persino su siti altamente inquinati, Monteponi, su cui esiste uno scontro documentato in 19 punti di domanda con Tonino DESSI’, che insieme al metodo del PPR ne hanno determinato le dimissioni .
    Una classe dirigente di alto livello non impone le scelte ma esercita una leadership funzionale, una capacità di egemonia basata non sul controllo del potere ma sul confronto e la ricerca del consenso popolare.
    Secondo il patrimonio migliore delle culture di governo regionale della sinistra e cattolico-democratica che hanno condotto alla nascita del PD, informate alla programmazione dello sviluppo secondo partecipazione popolare e pluralismo di istituzioni.
    PS. rammento F.Sanna: come dice P. SODDU: “un doroteo”, si scrissi neo-doroteo, “con quella faccia”, si da topino furbo, come altri si sente “meno peggio”, uno dei Topi Gigio furbilli attorno al formaggio soriano.

  • 6 angelo aquilino
    8 Ottobre 2008 - 09:07

    chi era contrario alle iniziative urbanistiche della giunta Soru avrebbe potuto,in consiglio regionale, CHE ERA LA SEDE PIU OPPORTUNA cercare di emendare il PPR e la statutaria. non hanno fatto niente. tranne poi proporre ed ottenere costosi ed inutili referendum sul nulla e disertati dagli elettori. L’analisi di Andrea Raggio, su questo aspetto è perfetta. Agli altri che continuano a cercare in tutti i modi di allontanare Soru dalla presidenza dico solo che hanno la loro possibilità nella primavera dell’anno prossimo. Entrando nel merito urbanistico, ho l’impressione che alcuni cosiddetti imprenditori saranno contenti solo quando avranno riempito di villette e filo spinato tutta la costa ed avranno impedito ai Sardi, che vivono nell’interno, di accedere alla battigia. a costoro dico che in Sicilia politici di gran valore come Lima, Ciancimino e Totò Cuffaro l’hanno già fatto un povero Cristo può andare da Palermo a Termini Imerese per oltre 30 chilometri di costa senza neppure vedere il mare ma solo villette,condomini e casermoni. con tutta la buona volontà non riuscira ad accedere a nessun centimetro di mare per bagnarsi i piedi.Ho l’impressione che molti in Saredegna vogliono la stessa cosa. Invito tutti a dare uno sguardo da via Is Maglias (qui a Cagliari) verso il colle dI Tuvixeddu. c’è un piccolo edificio (forse gli uffici dell’impresa edile che sta abbellendo,ognuno ha il suo punto di vista, la necropoli punica) e sopra c’è scritto a caratteri cubitali: UN NUOVO QUARTIERE NEL CUORE DI CAGLIARI.
    Mi chiedo : perche’ il cuore di Cagliari da riempire con un nuovo quartiere deve stare addosso ad una zona archeologica vecchia di 25 secoli. Suggerisco all’impresa di costruire un NUOVO QUARTIERE addosso all’anfiteatro romano che è ancora più centrale.

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