Referendum: chi ha perso? chi ha vinto?

6 Ottobre 2008
5 Commenti


Andrea Pubusa

Chi ha perso i referendum disertati dagli elettori? Lo ha perso certamente il  centrodestra, che aveva chiamato al voto l’elettorato puntando su un diffuso malcontento dei cittadini interessati a svolgere attività edilizia. Ha pensato di poter far convergere su questi umori tutto il proprio elettorato per dare una severa lezione al centrosinistra, come anticipazione dell’auspicata sconfitta alle elezioni regionali della prossima primavera. E ha fatto plof.
Lo ha perso anche il centrosinistra, a cui Pili e compagni hanno offerto la ghiotta occasione di battere il centrodestra su un tema classico delle forze progressiste: la difesa dell’ambiente; l’utilizzo di una risorsa come l’acqua su cui destre e sinistre si confrontano a livello planetario. Ed invece ha mancato l’appuntamento, usando il più becero armamentario del peggior qualunquismo. Anziché affrontare in campo aperto il non irresistibile Pili con una franca battaglia sui temi ambientalistici, ha preferito chiudersi a riccio contando sul cumulo dell’astensionismo fisiologico con quello indotto. Insomma, le truppe del centrodestra si sono avventurate in una gola stretta dove l’esercito del centrosinistra poteva tendergli comodamente una imboscata devastante. Ed invece Soru e compagni hanno tenuto le forze aquartierate, respingendo certo l’assalto del nemico, ma senza batterlo. Poteva essere un momento di mobilitazione contro un centrodestra sardo propagandistico e pasticcione, ricaricando il morale del proprio elettorato in vista delle elezioni del giugno prossimo. Invece, ha preferito sollecitare la passività, senza rendersi conto che sarà proprio l’indifferenza il fattore da scongiurare, fra otto mesi, alle elezioni regionali.
Ha perso sicuramente la democrazia, che si alimenta di correttezza istituzionale, di discussione anche serrata e di partecipazione e muore quando lo stare a casa prevale sull’impegno e si diffonde il disinteresse per la civitas. A questo ha concorso la condotta propagandistica del centrodestra e il racapricciante silenzio istituzionale dell’esecutivo regionale, il loro assalto convergente ad affossare un istituto importante di democrazia, qual è il referendum.
Ma, si dirà, ha vinto la tutela del territorio e l’idea di un uso razionale dell’acqua. E’ proprio così? Ne siamo certi? Un sistema di uso del territorio centrato sul presidente della giunta regionale consegna la delicata materia al governatore di turno, e certo un rappresentante di Berlusconi coi poteri d’intesa e di deroga che Soru si è attribuito desta più di una preoccupazione. Ed allora che dire conclusivamente su questo esito referendario? Forse, in questo pazzo pazzo mondo politico regionale, la permanenza dell’attuale impianto delle discipline sottoposte vanamente al giudizio dell’elettorato giova in prospettiva più a chi voleva sopprimerlo che a chi lo ha difeso invitando al disertare le urne. Al contrario, il centrosinistra canta vittoria per il diffondersi di un astensionismo che è il principale ostacolo alla vittoria elettorale di esso nel giugno prossimo.

5 commenti

  • 1 Sergio Ravaioli
    6 Ottobre 2008 - 19:20

    Mi pare che tra i due schieramenti si sia innescata una gara a chi fa più fesserie.
    Entrambi hanno dimostrato al riguardo notevole impegno e capacità.
    La prossima occasione per tale singolar tenzone sarà la scelta del candidato presidente.
    Il PD e supporter vari sono praticamente obbligati a fare la fesseria di candidare Soru.
    PDL e supporter vari si stanno impegnando intensamente a trovare un candidato che riesca a perdere anche contro Soru.
    ….
    Che gara poco entusiasmante !

  • 2 Raffaele Pilloni
    6 Ottobre 2008 - 19:30

    Messo da parte il discorso sulla “sterilità democratica” del referdum che viene sempre (o quasi, ricordando la sonora batosta sulla riforma costituzionale) falcidiato dall’astensionismo, a mio parere da questa consultazione ne esce notevolmente con le ossa rotte il centrodestra, che ha proposto un referendum che non esiterei a definire imbarazzante: hanno sbandierato l’incapacità di gestione (amministrativa ed economico-tariffaria) dell’acqua da parte di Abbanoa (cosa peraltro non del tutto infondata) e propongono però un referendum per abrogare il perimetro ottimale di gestione del bene e l’unica tariffa d’ambito? Sull’abrogazione della salvacoste invece, che per me è uno dei provvedimenti condivisibili nell’ambito della poltica di tutela ambientale promossa della regione (anche se il ppr va in parte rivisto a mio avviso), sentivo dicorsi assurdi da molti politici che sostengono la battaglia referendaria, che parlano di limitazione allo sviluppo turistico oltre che di provvedimento inefficace sotto il profilo della tutela ambientale, poichè i 2 km che la legge fissa sarebbero talvolta troppi o talvolta pochi. Ora, questi signori cosa pretendono? Che si valuti luogo per luogo, caso per caso, il limite per i nuovi insediamenti dalla costa? Vedo già Pili & co. con metro alla mano misurare palmo a palmo le frastagliate coste ogliastrine o alle prese con le insenature delle coste dell’inglesiente. Se si sceglie di fare una politica di questo genere sulle coste, è logico che la legge fissi un limite esatto, altrimenti sarebbe il caos.
    Ora, a testa bassa ne esce anche il psd’az che, sostenendo il referendum e accecato da un antisorismo pregiudiziale non riesce a risollevarsi dalle ceneri a cui è stato costretto da una politica di proposte ed alleanze davvero tristi: sarebbe interessante l’opinione di un certo Emilio Lussu. Il centrosinistra invece non penso abbia sbagliato a non dibattere sui temi limitandosi a rispondere sul dovuto, anche perchè sui temi referendari, lo si è visto, c’era davvero poco da dire: ciò nonostante continua nella sua lenta agonia interna che forse lo porterà alla morte cerebrale ( in termini di fare e di poltiche ambiziose) anche perchè il cuore di molti elettori ed intellettuali di centrosinistra non batte più per questa giunta da tempo.

  • 3 Marcello D.
    6 Ottobre 2008 - 22:22

    Sig. Pilloni, ho avuto modo di seguire un convegno promosso dai promotori della “Conservatoria delle coste” e un funzionario regionale disse che il limite di tutela da vincolo temporaneo di N km si era trasformato secondo una linea a geometria variabile ottenuta tramite gli studi sugli ambiti di paesaggio da tutelare. Una modalità di pianificazione molto simile a quella che negli anni 60-70 ha realizzato il gruppo Insolera per i piani galluresi e nuoresi. Se clicca sopra il nome trova il link. Mi sembra una modalità molto più adeguata che quella di limite per distanza dal mare non sapendo appunto cosa ci sia tra gli N km e il mare. Non ho conferma se il PPR abbia integrato tale struttura o il vincolo di N km visti anche i commenti di questi giorni pre-referendum, nè so che intenzioni abbia la giunta. A me spiace si strumentalizzi la vicenda del referendum, io sono andato a votare contro la gestione centralistica della giunta, senza contrappesi adeguati e che considero pericolosa, non contro la tutela e la valorizzazione del paesaggio costiero. Ognuno creda quel che vuole. Saluti.

  • 4 GIORGIO COSSU
    7 Ottobre 2008 - 00:04

    Di fronte ad un referendum scriteriato che nega l’ambito regionale, (aprendo a irrazionalità e sprechi in una risorsa vitale e scarsa) e sulla tariffa unica dell’acqua (su cui si poteva inserire una fase di transizione per i comuni penalizzati), avendo tra l’altro costituito Abbanoa, trovo ingiustificata, anche a prescindere dal referendum, l’assenza politica della Giunta e del PD che esplicitasse una linea decisa su un tema delicato ed emblematico, e anche insieme intervenire sulla efficienza della gestione, secondo una linea di rigore professionale non a fasi alterne.
    Sul PPR la tesi che il territorio sia un sistema in cui gli elementi non possono essere toccati per cui si definisce l’ambito di Castiadas, per la bonifica, zona di attraversamento, l’ambito di Quirra perché Bacino del rio zona di attraversamento, senza differenziare usi del territorio per assicurarne la fruizione pubblica, con relativi effetti di reddito e occupazione, una scelta da un lato squilibrata e “ideologica” e dall’altro priva di effetti funzionali alla fruizione pubblica. Se si fosse adottato un metodo aperto di studio, accettato un confronto serio sulle critiche avanzate non si sarebbero alimentate tante diverse opposizioni. Se poi la gestione del piano non è adeguata come governance, proprio come capacità di avviare processi efficaci ed efficienti. Infine sostituire ad un discrezionalità autorevole della PA la discrezionalità politica dell’intesa e della deroga appare comunque un’arma impropria, contraria all’evoluzione attuale della trasparenza e imparzialità e negativa per l’ambiguità ed i pericoli che produce.
    C’era un terreno ampio di elaborazione progettuale e politica che non è stato mai percorso, ma deliberatamente chiuso per una scelta culturale arretrata e un metodo autoritario.
    La radice sta nell’assenza di una concezione adeguata della politica di intervento. Che per scelta autoritaria e culturale inclina sempre all’eccesso di divieti, anzichè il disegno di piani e progetti nuovi, innovatori, di riforme con più SI dei NO.
    Significa anche, come in altre realtà, piani territoriali, piani turistici, seri piani di zona evitando il continuo dilemma tra poteri politici comunali e regionali, con rischi continui del disordine e dell’inadeguato.

  • 5 angelo aquilino
    12 Ottobre 2008 - 06:32

    Molti dicono che Soru non va bene come presidente della regione Sarda,forse Totò Cuffaro, in Sardegna, andrebbe meglio ….
    Vivo in Sardegna dal luglio del 1968,ma provengo da Palermo. Nei primi anni 1970 vivevo a Sassari ed ho assistito alla vergogna assoluta dei comportamenti dei politici nazionali e regionali nei confronti della SIR di Porto Torres (dove ho lavorato per due anni).La SIR era una galassia di aziende con un unico referente ,ed era finalizzata ad incassare e sperperare (come poi si e’ visto) i fondi del piano rinascita (si diceva che erano 1000 miliardi di lire). La politica regionale di allora in Sardegna era assai somigliante a quella della regione Siciliana. Ristretti gruppi politico-massonici controllavano tutto. In Sicilia i gruppi di controllo erano e sono ancora politico-mafiosi questa la sola differenza . In questi ultimi 40 anni in Sardegna,ho visto solo dal 2004 ad oggi un solo governo regionale degno di questo nome.A mio sommesso parere(perchè ho visto di molto peggio) è quello diretto dal dottor Soru. Eppure a destra ed a sinistra si fa a gara a cercare di cacciarlo con tutti metodi,taluni francamente sleali per non dire illeciti. Una soluzione ci sarebbe (non per risolvere i problemi della Sardegna, ma almeno per convincere alcuni a smetterla di spararle troppo grosse tipo Soru-Mugabwe,Soru-principe,Soru-autocrate e per evitare di buttar via milioni di euro in referendum ammazza-coste) la soluzione,come si legge nei libri di Sherlock Holmes, è elementare (caro Watson) e la scrivo qui di seguitoi:

    Cari Sardi, chiamate ed eleggete Totò Cuffaro.
    Sicuramente non farà nessun P.P.R(piano paesagistico regionale). non prenderà a pretesto l’assenza di industrie per chiudere consorzi industriali (come invece ha incredibilmente fatto il dottor Soru) e non abolirà comunità montane,come invece ha fatto il dottor Soru, con la scusa inaudita che erano formate da paesi rivieraschi. Inoltre, se a qualche benemerito imprenditore edile venisse in mente di costruire un bel complesso di palazzi al posto dell’anfiteatro romano di Cagliari oltre che addosso alla necropoli punica , sarebbero prontissimi per lui il placet regionale e le relativa licenza edilizia del comune interessato al progetto. Infine tutti gli operatori privati di sanità potrebbero ottenere assistenza, facilitazioni e tariffe adeguate per la loro attività ed anche soffiate di allarme nel caso che guardia di finanza o magistrati volessero dare un occhiata troppo curiosa alle carte della ditta .Perchè bisogna che anche in Sardegna la gente si convinca che gli affari non vanno disturbati neppure se consistono nella costruzione ininterrotta di case su tutto il perimetro costiero dell’isola e nel seppellimento nel cemento di tutti i siti archeologici.

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