Rosamaria Maggio
Pubblichiamo una sintesi di un più ampio lavoro della Presidente del CIDI di Cagliari
Il Piano Programmatico presentato nei giorni scorsi dal governo sviluppa un’idea, minimalista e classista della scuola.
Tre sono le aree di intervento:
1) La revisione degli ordinamenti scolastici; 2) la riorganizzazione della rete scolastica; 3) la razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse umane.
Il primo intervento viene realizzato anzitutto con la reintroduzione del maestro unico nella scuola primaria, la revisione dei piani di studio, la reintroduzione degli anticipi anche nella scuola dell’infanzia. Si prevede una “essenzializzazione” dei piani di studio della scuola dell’infanzia e del primo ciclo attraverso una revisione del piano orario di queste scuole. La scuola dell’infanzia avrà un orario obbligatorio solamente nella fascia antimeridiana, impiegando una sola unità docente. Con le conseguenti economie di spesa potrà essere consentita l’estensione del servizio.
La scuola primaria avrà un orario obbligatorio di 24 ore e la reintroduzione del maestro unico. Questo modello didattico e organizzativo sarebbe più funzionale all’innalzamento degli obiettivi di apprendimento, favorirebbe l’unitarietà dell’insegnamento, il rapporto docente allievo e i rapporti con le famiglie. Si muove dall’assunto, privo di base scientifica ed esperenziale, che tra i sei ed i sedici anni si avverta il bisogno di una figura di riferimento.
Colpisce la diversa impostazione contenuta nei programmi dell’85 con particolare riferimento alla programmazione didattica collegiale, che esaltava una formazione specialistica dei docenti, funzionale alla complessità dell’insegnamento in una società complessa, diretto non più ad analfabeti figli di analfabeti, ma a studenti più informati, più capaci di usare strumenti tecnologici. Di fatto questa viene scardinata dalla reintroduzione del maestro unico.
Quanto all’utilizzo delle risorse umane, il Piano innalza il rapporto alunni/docenti dell’1% e il numero alunni per classe dello 0,20 % nel 2009/10 e dello 0,10 % nei due anni successivi. Giustificazione? Riduzione della spesa, ma non solo. Occorre evitare la polverizzazione dei centri di erogazione del servizio; non sarebbero funzionali agli obiettivi formativi, in quanto non consentono di inserire gli studenti “in comunità educative culturalmente adeguate”. Per capirci: se in un piccolo comune, distante da centri più popolati, vi è una classe di bambini della scuola dell’infanzia o del primo ciclo, questa non è una comunità educativa culturalmente adeguata. Ergo meglio sopprimerla!
Le classi di inizio ciclo dovranno essere formate sulla base degli alunni iscritti ed assegnandole solo successivamente sulla base delle scelte e dei posti disponibili.
Verranno ridotte le compresenze dei docenti tecnico pratici negli istituti tecnici, ricondotte a 18 ore le cattedre delle scuole secondarie e accorpate le classi di concorso con stessa matrice culturale e professionale. La riduzione del corpo docente e del personale non docente è determinata in modo che prescinde da qualsiasi logica pedagogica didattica ed è fondata su scelte di contabilità generale dello stato e di politica finanziaria. La riduzione, pari al 17% per il personale ausiliario, è indicata in 44.400 unità (la finanziaria 2008 in un anno prevedeva la riduzione di 1000 unita contro i 14.167 previsti per il 2009) mentre la riduzione dei docenti nel triennio sarà di 87.341 unità!
Le strategie adottate sono quindi la riduzione del personale, l’aumento degli alunni per classe, la diminuzione delle compresenze, l’accorpamento delle classi di concorso, l’aumento dell’orario di cattedra fino alle 18 ore di lezione.
Omettendo in questa sede ogni altra considerazione, questa manovra attesta il nostro paese su livelli di investimento pubblico per istruzione molto al di sotto della media dei paesi OCSE. E non partiamo in pole position! Già ora – secondo il Quaderno Bianco - la quota del PIL per istruzione in Italia è del 3,6% contro la media OCSE del 3,9%.
1 commento
1 simonetta
9 Ottobre 2008 - 19:11
sono già in pensione e osservo con tristessa che sfacelo sta facendo questo governo della Istituzione deputata alla crescita dei nostri figli e come esso governo possa pensare ad una crescita economica se mette sulla strada tanti di noi. Brava Rosa.
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