Vaticano rapace e “free rider” ai danni del Paese

5 Luglio 2013
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Gianfranco Sabattini

Lo IOR, si sa, è un punto nero nel contesto dell’attivtà del Vaticano. Trame oscure, ammazzamenti e altre nefandezze sono riconducibili all’attività della Banca Vaticana. Addirittura il destino di due papi sembra legato a questo istituto: Giovanni Paolo I, morto subit9o dopo l’elezione, e Benedetto XVI, clamorosamente dimissionario. Ora Papa Francesco sembra deciso a far pulizia. Ci riuscirà? Gli interessi sono grossi e gli ostacoli non semplici neanche per un papa.
Lo IOR peraltro è anche il collettore finanziario delle tante posizioni di vantaggio economico, che lo Stato accorda alla Chiesa. Il suo ruolo è dunque, per molti aspetti, centrale nei rapporti Stato/Chiesa.
Sul ruolo dello IOR ecco una ricostruzione di Gianfranco Sabattini, autorevole economista dell’Ateneo cagliaritano.


Nel suo ultimo libro “Vaticano rapace”, Massimo Teodori afferma giustamente che la “separazione tra Stato e Chiesa, pilastro delle democrazie occidentali, è in Italia ogni giorno di più esile, a causa dell’intreccio perverso tra religione, politica e affari, nato col Concordato del 1929 e sviluppatosi nei sessant’anni di Repubblica con gli ingenti benefici materiali sborsati dall’Italia e incassati dalla Santa Sede”. Teodori offre al lettore un esaustivo elenco di tutti i benefici dei quali gode la Chiesa e punta il dito contro la pretesa che si accettino acriticamente perché tutti gli italiani sono credenti. Le gerarchie ecclesiastiche ottengono così benefici miliardari, nonostante che in Italia sia enormemente cresciuta, come mostrano numerose indagini demoscopiche, la divaricazione tra chi professa sentimenti religiosi e chi si sente legato a una Chiesa che pretende di essere finanziata dallo Stato “in nome e per conto dell’intera comunità nazionale”.
L’anomalia di tutta questa situazione non sta tanto nel fatto che il Vaticano sia riuscito a consolidare questa pretesa. Essa potrebbe anche essere tollerata (seppure non giustificata), se le risorse finanziarie ottenute fossero indirizzate alla copertura delle spese sostenute per “opere di bene”, come il Dio della Chiesa cattolica comanda; quanto nell’averle utilizzate e di continuare ad utilizzarle per la costruzione di una complessa organizzazione finanziaria intorno al noto “Istituto per le Opere di Religione” (IOR), per compiere operazioni che hanno trasformano la Chiesa in un concorrente in tutti i sensi dello Stato che la finanzia. Papa Francesco ha inserito lo IOR tra gli uffici che appaiono necessari “fino a un certo punto”; per un Papa che si rifà ai valori francescani c’è solo da augurarsi che faccia veramente “piazza pulita” di un’istituzione il cui ruolo non è mai stato, sin dalla sua nascita, al servizio dell’attività di religione. Per gli italiani sarebbe una liberazione da un incubo che dura da anni.
Lo IOR (comunemente conosciuto come Banca Vaticana) è un istituto creato nel 1942 da Papa Pio XII; sorto originariamente per amministrare il patrimonio della Santa Sede, dopo il secondo conflitto mondiale si è trasformato lentamente in punto di riferimento di un complesso intreccio di politica, affari e religione. Negli anni ‘60-‘70 ha acquistato i caratteri ed i contorni organizzativi che lo hanno trasformato in un pericoloso centro di destabilizzazione degli equilibri politici italiani, specializzandosi in operazioni finanziarie spesso fuori dalla legalità. Sono note le vicende e le avventure che hanno visto lo IOR con il suo presidente, il lituano Paul Marcinkus, al centro di vicende internazionali dal contenuto oscuro e per molti versi tragico.
Dopo l’uscita di scena dei protagonisti principali (Sindona, Marcincus e Calvi), l’anomalia della finanzia vaticana è sembrata una storia conclusa, ma una sua parte di rilievo è divenuta poco tempo fa il contenuto di un libro-inchiesta: “Vaticano Spa”, di Gianluigi Nuzzi. Il libro, utilizzando il materiale di un archivio custodito in Svizzera da monsignor Renato Dardozzi, un ecclesiastico tra i più importanti nella gestione dello Ior fino alla fine degli anni Novanta, ha denunciato che, a partire dai primi anni Novanta, ha avuto inizio una nuova fase di operazioni dubbie, con conti intestati a banchieri, imprenditori, immobiliaristi e politici. Molti mezzi finanziari di Tangentopoli sono passati e sono stati intermediati dall’Istituto vaticano; lo IOR si è così trasformato in un “paradiso” che ha mancato di rispondere a qualunque legislazione diversa da quella dello Stato del Vaticano; tutto in nome di Dio.
L’illecito comportamento dell’Istituto vaticano è continuato sino ai nostri giorni, al punto che l’Autorità di vigilanza dell’UE ha qualificato lo IOR istituto di credito non affidabile. Papa Benedetto XVI, dopo averne affidato la presidenza a Ettore Gotti Tedeschi, ha deciso nel 2010 che fosse accolta la convenzione monetaria UE, accettando l’applicazione delle norme antiriciclaggio.
Per impedire che il processo di allineamento dello IOR alla convenzione comunitaria fosse radicale, è iniziato un duro scontro tra le massime gerarchie vaticane, al punto che, nel corso del 2012, Gotti Tedeschi ha rassegnato le dimissioni e Papa Benedetto, dopo incredibili vicende, si è dimesso. Da allora, la vita dello IOR è divenuta molto instabile per via dell’attività che al suo interno si sta svolgendo, al fine di renderlo istituto credibile; è di alcuni giorni fa la notizia che l’Autorità d’informazione finanziaria (AIF), voluta da Benedetto XVI, ha presentato il primo rapporto dal quale si è appreso che, ancora nel corso del 2012, si sono verificate all’interno dello IOR operazioni sospette aventi rilevanza penale e che il controllo sulle posizioni anonime esistenti è solo agli inizi.
Ciò che meraviglia è che, nel nostro Paese, a fronte di una storia così misteriosa e preoccupante come quella dello IOR, la classe politica abbia passato e continui a passare quasi sotto silenzio fatti ed azioni di un piccolo Stato (la Città del Vaticano) che, incastrato al centro dello Stato italiano, oltre a risultare gratificato da ingenti flussi di denaro dei contribuenti, lo delegittimi e lo destabilizzi con le sua operazioni; meraviglia soprattutto che la stessa classe politica rimanga inerte, adagiandosi su posizioni acquiescenti, quasi omertose, di fronte all’esercizio con modalità anomale del potere temporale della Chiesa cattolica, a differenza di quanto è solita fare nel caso di altre organizzazioni considerate giustamente antagoniste dello Stato italiano sul piano istituzionale e si quello politico. Ma meraviglia anche che i talk-show moralizzatori televisivi non portino all’attenzione dei cittadini i pericoli ai quali sono esposti dai comportamenti e dalle azioni di un’istituzione che loro stessi finanziano; preferendo invece dare risalto agli aspetti scandalistici che tali comportamenti e azioni nascondono.

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