Gianna Lai
Ieri al Tar era fissata l’udienza per la discussione del ricorso contro due gravi atti di mala amministrazione di Massimo Zedda: la nomina della Crrivellenti a Sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari e la revoca del Maestro Baggiani dal Consiglio di amministrazione della Fondazione del Teatro per surrogarlo con un componente compiacente. La discussione non si è tenuta per una grave manchevolezza del Tar, che ha rinviato d’ufficio la causa per l’assenza del Giudice relatore. Cose che capitano anche in un Tar normalmente efficiente come quello sardo. Ciò che ha destato la contrarietà dei difensori dei ricorrenti e il disappunto dei dipendenti del Teatro è stato il rinvio dell’udienza al 27 novembre. E’ vero che l’eventuale annullamento produce effetto retroattivo, ma nel frattempo il Teatro muore, retto da una signora che era entrata al Teatro come addetta alla biglietteria su pressione di Gianno Letta, stando a quanto ha dichiarato al P.M. Pilia il vecchio Soprintendente. Zedda non solo l’ha promossa a Sovrintendente, ma lo ha fatto benché la Crivellenti non avesse i titoli e addirittura non avesse presentato domanda. Sovrintendente “a sua insaputa”, mentre non sono state esaminate ben quaranta domande, fra le quali sono presenti alcune fra le più qualificate professionalità nazionali del settore. Ed ora, grazie anche al rinvio del Tar, il Teatro, importante istituzione culturale cittadina, è a rischio chiusura.
I lavoratori però non si arrendono e continuano nella loro lotta, sostenuti dalla solidarietà della cittadinanza, come testimonia l’ultima manifestazione di un’intera giornata, di cui ci parla Gianna Lai.
Nelle magliette l’immagine di Maria Callas e una preghiera, ‘non zittite l’arte’. All’insegna di ‘Tutti a teatro …tranne i tagli’, i lavoratori del Lirico di Cagliari hanno organizzato venerdì scorso la Festa europea della musica, che cade il giorno del solstizio d’estate, per il divertimento di adulti e bambini. Visite guidate, conferenze, spettacoli musicali, tango e balletti, dalle dieci del mattino fino al Concerto straordinario,‘Omaggio a Giuseppe Verdi’ delle 21, nei grandi spazi interni ed esterni al Teatro lirico di via Sant’Alenixedda.
Ha aperto il dibattito sulla situazione degli Enti lirici in Italia il Sovrintendente Francesco Ernani, della Fondazione del Teatro di Bologna, seguito dalle rappresentanze sindacali nazionali e dagli interventi degli artisti e dei lavoratori di quella cagliaritana, fortemente in crisi insieme alle Fondazioni di Genova e del Maggio fiorentino. Una volta letti i messaggi di solidarietà dei Sovrintendenti di Torino, di Genova e del Maggio fiorentino, del S. Carlo di Napoli e della Fenice di Venezia, unici assenti risultavano il Sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari e il sindaco, che della Fondazione è il presidente. Ed è stato davvero un peccato, perché non hanno potuto sentire le voci vive di chi combatte per salvare la cultura e vuole difenderla, come se ciò suonasse attacco contro di loro, e le proposte fondate su esperienze di altissimo livello, come se si potesse pensare che i responsabili della crisi cagliaritana fossero proprio loro. Ha espresso le sue preoccupazioni Ernani, per come poco viene finanziata la cultura in Italia rispetto al resto d’Europa, e per come gli ultimi governi abbiano tradito il concetto stesso di investimento culturale, beneficio e non semplice costo. Vanificato l’Articolo 9 della Carta Costituzionale, che pone la cultura come diritto fondamentale del cittadino, e quindi la ragione stessa delle Fondazioni, ‘favorire la formazione culturale della collettività’, è ‘l’arpa d’or’ che si vuol mettere a tacere, come nel Nabucco di Verdi, conclude Ernani. E dichiara la netta opposizione di tutti contro la chiusura dei Teatri, e contro le dichiarazioni del presidente della Commissione Cultura della Camera, secondo cui ‘14 Fondazioni sono troppe per il nostro Paese’. Particolarmente critici gli altri interventi, contro ‘il dilettantismo e la prepotenza’ che caratterizzano la gestione cagliaritana, e che non difende, anzi mette a repentaglio lavoro e cultura, personale altamente qualificato e esperienze così a lungo radicate in città, un tempo orgoglio e vanto dei sindaci. E la professoressa d’orchestra dice che non sono gli spettacoli che costano, ma tutto l’entourage di natura politica, e ringrazia con ironia, tra gli applausi del pubblico, gli amministratori della città di Cagliari, assenti al dibattito: ‘noi li abbiamo votati, ma si sono mostrati peggiori dei loro predecessori, perché non siamo riusciti a farci ricevere neppure una volta, in questi due anni di battaglie per la difesa del Teatro’. Ugualmente critico il Segretario nazionale Cisl dei lavoratori dello spettacolo, che ‘ rappresentazione del silenzio’ definisce il rifiuto del sindaco a incontrare i lavoratori. ‘Assurda non volontà di dialogo’, cui si può rispondere con una vera occupazione del Teatro per fare una programmazione comune, artisti e cittadini. E critico il Segretario Cgil, quando si chiede chi sono questi sindaci che vogliono chiudere i teatri, e questi politici, i boiardi li definisce che, volta a volta tecnici e poi ministri, destrutturano la cultura e poi dovrebbero ricostruirla. Perché i soldi ci sono e vanno recuperati da quell’avanzo di trecento milioni di euro l’anno che il settore garantisce, ma bisognerebbe porre fine all’invasività della politica.
Il ruolo e il significato dell’opera lirica erano stati già messi in risalto dal cantante Gianluca Floris, patrimonio culturale che è welfare, per far crescere cittadini migliori, ma per far tornare anche i conti, se ad amministrare non sono ‘teste d’uovo, teste d’uovo di Pasqua’. Come nella città di Cagliari, che usufruisce di maggiori finanziamenti, rispetto alle altre Fondazioni, grazie all’intervento della Regione Sardegna. L’Italia dedica ai suoi teatri lirici poco più di ciò che la Germania destina al solo teatro di Berlino, cifre risibili altro che troppi soldi, conclude Floris, con uno Stato che si sfila e rinuncia ad avere ruolo pubblico nella gestione delle Fondazioni.
Gli ultimi interventi sono quelli del cantante del Coro, che denuncia il venir meno del finanziamento regionale per non aver presentato sindaco e sovrintendente il Piano di ristrutturazione, e dell’ingegner Cualbu, del Cda della Fondazione, che si dichiara impegnato nella difesa del Teatro. Nel mentre continuano a scorrere le immagini sulle manifestazioni di protesta dei mesi scorsi in città, che hanno accompagnato tutto il dibattito, ‘Teatro di Cagliari lottizzato’, ‘La morte a Teatro’. E le donne in nero piangono sulla sua bara, e la falce, enorme, atterra uno ad uno artisti e cantanti. E il violoncellista suona in mutande, di fronte ai colleghi in mutande, per denunciare l’indigenza cui si è ridotti.
Ma torna la speranza al pomeriggio, con gli spettacoli e le musiche e le rappresentazioni, che vedono la partecipazione di artisti e cantanti e musicisti e attrici e attori, espressione di una cultura vasta e importante della città. Il pubblico affolla gli spazi esterni del Lirico e poi, alle 21, il Teatro, per l’atteso e bellissimo Concerto dedicato a Giuseppe Verdi. Grandi applausi e bis, e il brano finale dedicato ai lavoratori della Grecia che si son visti chiudere la TV di Stato. Per una solidarietà che è auspicio di impegno popolare in difesa della cultura e della dignità del lavoro.
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