Oggi andrò a votare

4 Ottobre 2008
7 Commenti


Andrea Raggio

Oggi si vota per confermare o cancellare provvedimenti importanti concernenti la pianificazione paesaggistica e la gestione delle risorse idriche. Niente di più e niente di meno. Ciononostante, il referendum è stato strapazzato al punto da creare una grande allarmistica confusione nel chiaro intento di incastrare l’elettore nel solito dilemma: o con la Giunta o contro la Giunta. I sostenitori del SI paventano catastrofi nel caso in cui i provvedimenti dovessero essere confermati e quelli del NO, non meno catastrofisti, invocano il ricorso all’arma estrema dell’astensionismo. Bene ha fatto, dunque, Tonino Dessì a rimettere la questione sul giusto binario.
oggi andrò a votare. Beh, dirette voi, dove sta la novità? Hai sempre votato! E’ vero, e non intendo smettere proprio domenica. La novità è che pur esercitando un elementare diritto-dovere, questa volta sono costretto a dare spiegazioni per evitare di essere intruppato in uno degli schieramenti contrapposti.
Quand’ero ragazzo e iniziavo a frequentare il sindacato e il partito, come tutti i giovani d’allora (e di sempre) ero conquistato dai grandi ideali ma ero portato a snobbare la dura fatica della democrazia.  Mi spiegarono che quando un lavoratore è nella cabina elettorale conta esattamente quanto il padrone e che la democrazia e la legalità sono armi a difesa dei deboli. La lezione, a mio parere, è valida tuttora. Alcuni democratici (nel senso di esponenti del partito) pretendono, invece, di convincermi che non è così, che la difesa vera oggi consiste nel disertare le urne. Dicono che il referendum è inutile. Allora, di che si preoccupano? Aggiungono che è costoso (è stato Andreotti, nel 1991, il primo a lamentare il costo della democrazia referendaria). Ci mettiamo, quindi, a tagliare anche le spese per la democrazia? L’astensione, insistono, è lo strumento più efficace per combattere il centrodestra regionale. La destra si combatte mortificando la democrazia, facendo cioè un favore alla destra? C’è da restare allibiti.
La verità, come scrivono i costituzionalisti (Andrea Morrone), è che “l’’appello all’astensione rappresenta la scorciatoia per affossare una richiesta di referendum popolare. Utilizzando l’astensionismo fisiologico è sufficiente convincere a non votare una minoranza di cittadini per boicottare qualsiasi referendum”. E’, cioè, un espediente antidemocratico. Parlano, gli astensionisti, di astensione consapevole. Ma mentre il voto è un diritto-dovere, l’astensione, certamente lecita, non è un diritto, è un voto inesistente. I voti validi, anche sotto il profilo formale, sono soltanto il Si, il No e la scheda bianca. E poi, sotto il profilo politico, come si fa a distinguere l’astensione fisiologica da quella cosiddetta consapevole? Aggiungono i giuristi, “…un fatto è la propaganda per l’astensionismo come manifestazione di opinione, altro conto è la propaganda che si risolve in un’azione organizzata per coartare il libero convincimento dell’elettore”. Organizzare l’astensione, inoltre, può portare ad una forma di controllo della partecipazione al voto, con conseguenze anche sul rispetto del principio della segretezza del voto. E che dire, infine, di chi avendo incarichi pubblici si è prestato alla campagna astensionista organizzata? E’ venuto meno al dovere di correttezza costituzionale, che consiste nel partecipare alla vita politica con “metodo democratico”, cioè favorendo e non ostacolando l’esercizio dei diritti di cittadinanza e la partecipazione popolare.        
Il PD sardo ha perso anche questa volta l’occasione di svolgere il ruolo, cui dice di ambire, di grande partito democratico. Poteva promuovere e favorire sui temi referendari l’informazione e il più ampio dibattito, si è fatto invece condizionare dalla faziosità di alcuni. La segretaria Barracciu non ha niente da dire?

7 commenti

  • 1 A.P.
    4 Ottobre 2008 - 08:14

    Domenica andiamo al mare (tempo permettendo), ma prima passiamo al seggio. Ha ragione Raggio; indigna il silenzio dell’istituzione regionale e l’invito di esponenti del PD all’astensione. Usano argomenti, sull’inutilità del referendum e sugli oneri finanziari, degni del qualunquismo di sempre. Non ha sentenziato anche il Gran Consiglio (di Stato) che il referendum vicentino è inutile e costoso? E non fu Craxi a invitarci ad andare al mare anziché al seggio?
    Quando Presiedevo la I^ Commissione del Consiglio regionale e ridisegnai (con l’ausilio di T.D.) la disciplina dei referendum, feci introdurre la norma che abbassava il quorum di partecipazione dal 50% + 1 al 33%, nella convinzione che questa innovazione favorisse l’impiego dell’istituto ed anche perché già allora si capiva che il quorum del 50% + 1 vanificava la consultazione. La Statutaria, nella sua ferocia antipopolare, ha elevato di nuovo questo quorum. Bisogna, al contrario, convincersi che il quorum costitutivo và soppresso in ogni tipo di competizione referendaria. Senza quorum, ogni parte politica sarebbe indotta a discutere il problema e a misurarsi a viso aperto con l’orientamento opposto. Insomma, il referendum sarebbe - come dovrebbe - un momento alto di coinvolgimento e decisione popolare, secondo Costituzione.

  • 2 M.D.
    4 Ottobre 2008 - 10:22

    Apprezzo da tempo questo sito, sia per l’autorevolezza delle persone che ci scrivono sia per i contenuti ed il modo di costruire il dibattito; auspico che dentro le istituzioni si ritrovi questo clima perchè la Sardegna ne ha un bisogno drammatico. Domenica andrò a votare non per dire che sulle coste si deve costruire come prima ma per oppormi alla visione centralistica del piano paesaggistico che si intende riportare fedelmente dentro le norme urbanistiche, fermo restando che non desidero che i comuni godano di totale deregolazione a loro favore perchè le diseguaglianze territoriali penso necessitino di condivisione tra le comunità locali e le precedenti esperienze (vedi piano provinciale di cagliari e le pubblicazioni di chi ne ha gestito i processi di partecipazione) hanno dimostrato che i sindaci spesso pensano all’autoreferenzialità. Si potrebbe ragionare in termini di copianificazione gestita da organismi tecnici (non politici per ovvie ragioni e non cooptati attraverso enti o associazioni che usufruiscono spesso di servizi di consulenza della politica), a tempo e competenti, tra le reti dei comuni delle amministrazioni provinciali, con la regione che coordina e verifica in modo trasparente l’evolversi dei progetti di crescita solidale. Dentro questi processi di copianificazione potrebbero formarsi nuove classi dirigenti tecniche prelevate per merito dalle università, creando quindi un processo di rinnovamento in tal senso. L’importante è comunque che se ne parli perchè le leggi di governo del territorio, condivise, sono fondamentali.

  • 3 Carlo Dore jr.
    4 Ottobre 2008 - 19:45

    A votare per un referendum proposto da Pili…?!?!? Francamente, non mi rovino la domenica…

  • 4 GIORGIO COSSU
    4 Ottobre 2008 - 22:14

    DORE j - L’articolo essenziale e chiaro di RAGGIO e il precedente di Tonino DESSI’ e i commenti politici che ho fatto sul significato politico per la Giunta e per il PD del modo strumentale nel percorso seguito sul PPR, richiedevano un altro commento che quello manicheo, utile ad uno stile plebiscitario, o di quà’ o di là, a cui costringe Soru. Continuare solo con i nemici da battere non fa avanzare nessuna ragione democratica, ma congela sempre più il centralismo e l’assenza di confronto democratico e di partecipazione reale.
    La politica responsabile non cammina con la logica del meno peggio ma con confronti per correzioni e soluzioni, le deleghe vanno verificate di continuo.
    Soru su una prima delega, l’elezione, ha costruito una continua piramide di poteri sempre più privi di confronto e controllo. Se sul PPR non avesse seguito una strada eccessiva voluta per scelta sbilanciata, la retorica dell’identità, imposta con un Comitato politico sul Comitato scientifico, che ha riempito con dati le scelte imposte, non saremmo arrivati a questo punto di calo di consenso e divisione. Se Soru non continuasse nella sua linea liberista che dimentica tutta la tradizione di intervento della Regione nello sviluppo, affidando solo alle imprese senza adeguati sostegni e politiche di programmazione sociale e territoriale non ci sarebbe quello scollamento completo dalle culture, dal patrimonio di conoscenze, dalla classe dirigente reale, che questo governo cerca di colmare con demagogia di nemici da combattere, imprese, sindacati, partiti, dirigenze, senza ottenere risultati di crescita, costretto a 600+180 mil in assistenza, con grandi opere improvvisate e costose, con piccoli fatti 4 treni, 200 autobus sempre fuori da un programma o piano discusso e condiviso.
    Questo è la sostanza politica di un continuo ricatto avendo costretto tutto il CS in un cul de sac continuo e voluto, che disegna un ribaltamento dei processi democratici, la “piramide rovesciata” basata su un uomo che da una delega populistica iniziale incrementa il potere occupando tutti gli spazi autonomi. La sostanza per cui la strumentalizzazione ulteriore dopo quella sulla Statutaria e quelle politiche spinge ad una ferma critica e presa di coscienza che questo sistema nega le ragioni di fondo delle regole democratiche: responsabilità delle scelte verso i cittadini e verifica del consenso.

  • 5 Sergio Ravaioli
    5 Ottobre 2008 - 21:20

    Domenica sera: non so ancora nulla del referendum perche’ ero al mare e non hocsentito il TG Sardo.
    Prima di andare al mare ho dedicato 5 minuti del mio tempo per tracciare tre segni di croce sul NO di altrettante schede elettorali.
    Avro’ portato acqua al mulino dell’avversario?
    Non mi interessa: mi interessa essere stato coerente con trent’anni di prediche, anche da parte mia, contro gli imbroglioni che si impadroniscono dell’astensionismo fisiologico per trasformalo, surretiziamente in un No.

  • 6 GIORGIO COSSU
    5 Ottobre 2008 - 22:10

    PER CHIAREZZA il VOTO corretto era : due NO sulla gestione idrica dove la strumentalizzazione era tutta della destra ed una BIANCA sulla legge n.8 questione paesaggistica per evitare la strumentalizzazione di SORU. Questo era un voto chiaro nelle due direzioni.

  • 7 Sergio Ravaioli
    6 Ottobre 2008 - 15:18

    Caro Giorgio,
    perchè non me l’hai detto prima!
    Così non mi sbagliavo!!

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