A.P.
Conosco Luciano Casula da oltre un quarto di secolo avendo militato con lui nel PCI. Nel suo primo nmandato di sindaco, ho avuto modo anche di affrontare alcune delicate questioni giuridico-amministrative del Comune di Assemini. Quindi, umanamente, mantengo un buon rapporto. Devo dire, però, che ho provato un certo disagio a vederlo ancora candidato alla carica di sindaco; mi è sembrato che mentre trent’anni fà fosse il nuovo avanzante, oggi, obiettivamente, sia diventato il classico tappo che impedisce alla ruota di girare, per usare una frase cara a Bersani.
Mi è parso che Puddu, che non conosco, per età e per la sua professionalità, meglio rappresenti le istanze di rinnovamento di un comune importate e pieno di problemi. Mi chiedo come abbia potuto il centrosinistra commettere l’errore di puntare su un candidato dal ricco curriculum, ma attempato e non esente da opposizioni interne, anziché su personalità meglio rispondente alle esigenze delle generazioni giovani e di mezza età.
Certo, Puddu deve dar prova di essere all’altezza delle aspettative che ha suscitato. E non si tratta solo di “tagliare i costi della politica ad iniziare dai mille euro del Presidente del Consiglio ed eliminare tante inutili consulenze e incarichi vari che giovano solo ed esclusivamente ai traffichini del palazzo”, come ha dichiarato in campagna elettorale. Mario Puddu deve essere capace di suscitare una spinta unitaria perché i problemi di un comune come Asseimini non si risolvono stando soli. E il M5S deve anche imparare a dialogare, a pensare che esistono in politica molti mascalzoni, ma anch persone serie.
Anche la trasparenza è più facile enunciarla che crearla. Far diventare il palazzo municipale la casa di tutti gli asseminesi è un compito immane, che si scontra con prassi radicate e con piccole e grandi riserve di potere. Il buon esempio predicato da Puddu è fondamentale, ma non basta. La messa in sicurezza del territorio, per esempio, indicata come priorità dal neo sindaco è già un grosso e complesso problema come lo è il dissesto idrogeologico. Raddrizzare la macchina amministrativa però è ancora più difficile, è sempre un’opera titanica anche in un comune non grande.
E’ andato a chiedere i voti in bicicletta il neosindaco e ora… deve pedalare. E’ pieno di entusiasmo e di buoni propositi. Dobbiamo fare tutti il tifo per lui.
Naturalmente dobbiamo sperare che i sindaci eletti del centrosinistra, a partire da Marino a Roma, facciano bene. Le sorti del Paese, non solo sul piano amministrativo, dipendono anche da loro. Bisogna sfruttare al meglio questo successo generalizzato, anche se in un clima d’astensione preoccupante. Ecco bisogna riconquistare alla politica la maggior parte degli italiani. Non è facile.
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