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A Lipsia, dove nacque 150 anni fà, si è riunita l’Internazionale socialista con l’annuncio di voler mandare in archivio il nome identificativo della sua origine e di chiamarsi “ Alleanza progressista”.
Questa notizia, in realtà poco rilevante, data la deriva dell’”Internazionale socialista”, mostra il deterioramento dal punto di vista dell’analisi e della pratica politica che c’è stato in seno al movimento operaio e popolare. Karl Marx l’aveva promossa perché prima d’altri aveva visto la globalizzazione e alla mondializzazione dei mercati riteneva necessaro accompagnare la creazione di un’organizzazione internazionale dei lavoratori: “lavoratori di tutto il mondo unitevi!”. Oggi che la globalizzazione è diventata chiara anche agli altri, paradossalmente non esiste alcuna forma di organizzazione internazionale del mondo del lavoro, neppure a livello europeo.
Del resto, è indubbio che, nel secolo e mezzo trascorso dalla sua nascita, l’Internazionale è risultata tragicamente inadeguata a impedire lo scoppio di due conflitti che, sorti in Europa, culla del socialismo, incendiarono il mondo intero. Anzi è vero che l’Internazionale socialista perse la sua funzione proprio quando non riuscì ad impedire che molti partiti socialisti europei votassero i crediti di guerra dando inizio al primo conflitto mondiale. Ma l’Internazionale comunista ha avuto un ruolo fondamentale nella lotta al nazifascismo e alla sconfitta di esso, anche se poi non ha avuto altrettanta capacità positiva nella costruzione della democrazia nel dopoguerra.
E’ poi altrettanto evidente che a fronte dei sanguinosi conflitti religiosi, razziali e tribali che oggi si manifestano in tante parti del mondo, l’ Internazionale socialista si è distinta per i suoi silenzi, quando addirittura governi a guida socialista non sono stati parte dei conflitti. L’Internazionale socialista è giunta perfino a definire “risorsa” la guerra, paradosso ben sottolineato dal Luigi Pintor in uno dei suoi editoriali fulminanti.
E’ bene, dunque, che questo equivoco cada. L’Internazionale socialista muore perché i partiti che ne fanno parte non sono socialisti, con gli ideali del socialismo non hanno più alcun collegamento. E se ne vedono i risultati. L’attuale peggioramento della condizione dei lavoratori è esattamente il risultato del venir meno degli ideali e delle battaglie alternative alla politica borghese, alla rinuncia ad una battaglia per una società socialista. E’ frutto del misconoscimento del carattere sempre più marcatamente internazionalista, anzi globale, dei rapporti umani e del loro sempre più connesso interagire.
Certo, predicare un ritorno alle origini è impossibile. Tuttavia, gli ideali socialisti che 150 anni fà furono alla base della creazione dell’Internazionale socialista, seppure con i dovuti aggiornamenti, rimangono la chiave di soluzione pacifica e solidale di tutti i grandi problemi della società attuale a partire dalla redistribuzione delle ricchezze, con la necessaria opposizione alla loro crescente concentrazione di esse, a livello nazionale o multinazionale. Ad esso si aggiungono i grandi temi, sconosciuti agli albori del socialismo, della sostenibilità ambientale e, in parallelo, la riconsiderazione, da nuovi punti di vista, del dialogo interreligioso come antidoto al loro conflitto e alla conseguente e strumentale degenerazione armata.
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