Quali istituzioni per la sinistra?

2 Giugno 2013
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Alfiero Grandi

Il 14 giugno si tiene l’Assemblea promossa dall’Ars nazionale sul tema:“Quale sinistra dopo la sconfitta?”, Roma – Via del Seminario n. 76 – Sala del refettorio Biblioteca della Camera dei Deputati. Ecco uno stralcio della nota di Alfiero Grandi, posta a base per l’introduzione dei lavori, nella parte dedicata alle questioni istituzionali. E una trattazione interessante in questo momento in cui c’è il pericolo di manomissioni gravi della Costituzione.

L’impalcatura istituzionale della Costituzione italiana nella versione dei costituenti presuppone una sostanziale rappresentanza proporzionale dell’elettorato e una centralità del parlamento, che con troppa faciloneria oggi viene rimessa in causa.
Il cosiddetto sindaco d’Italia è la conferma di uno svilimento della qualità politica delle proposte in campo. Quello attuale non è l’unico assetto democratico possibile. Nel mondo ci sono altri modelli.
Ciò che non è accettabile è modificare parti fondamentali dell’assetto istituzionale previsto dalla Costituzione vigente senza porsi il problema di un nuovo e diverso equilibrio dei poteri e delle garanzie, che infatti sono garantiti in altri ordinamenti. Il bipolarismo approssimativo istituito in Italia non ha portato da nessuna parte. Le modifiche della Costituzione approvate a fine della scorsa legislatura per il pareggio di bilancio hanno compiuto una grave forzatura portando al rango di norma costituzionale una teoria economica conservatrice, in questo caso quella dominante in Europa, che ricorda i tentativi di togliere l’insegnamento di Darwin dalle scuole. La facilità con cui si accede, anche a sinistra, alla suggestione dell’elezione diretta del Presidente della Commissione europea senza riflettere sulle conseguenze sull’Italia. Oppure con cui si propone di imitare il Presidenzialismo francese (chiamato pudicamente semipresidenzialismo) conferma che si spera nella scorciatoia istituzionale per coprire una sostanziale debolezza politica della sinistra. La procedura di modfica della Costituzione prevista dall’articolo 138 deve essere rigorosamente rispettata.
Un nuovo assetto istituzionale può essere cercato ma la scelta deve avvenire a conclusione di un grande dibattito culturale e politico tra alternative possibili, partendo da una convergenza sull’esigenza di definire comunque degli equilibri, garantendo sempre funzioni autonome come quella della magistratura, con i contrappesi necessari di una democrazia e garantendo forme di partecipazione. Ad esempio è stato un grave errore che la maggioranza della sinistra non abbia saputo raccogliere l’esperienza rappresentata dai referendum vittoriosi per l’acqua pubblica e contro il nucleare, oppure che non abbia promosso, come in altri tempi, forme di partecipazione e di controllo sociale. La sinistra è vitalmente interessata ad un sistema costituzionale democratico funzionante, ad istituzioni credibili ed efficienti, ad un personale politico all’altezza del compito, ad un’etica pubblica praticata e rispettata. Altrimenti tutto si risolverà nel pur necessario sfoltimento dei parlamentari o nel taglio delle Province, mentre il problema di un’efficiente capacità di governo rimane sullo sfondo, senza la forza necessaria per diventare un obiettivo politico condiviso. Al populismo occorre rispondere senza rimanerne subalterni con una proposta di democrazia funzionante.
La sinistra è vitalmente interessata a ricostituire un assetto statuale credibile, in una prospettiva europea e con il riconoscimento del suo decentramento interno. La sinistra ha bisogno dello stato e dell’intervento pubblico perché senza di esso non sarebbe in grado di apportare le necessarie correzioni all’assetto economico, di guidarne lo sviluppo, di praticare l’eguaglianza nei settori fondamentali della vita a partire dall’ istruzione, dalla sanità, dai servizi sociali, dalla garanzia di un’esistenza dignitosa, dal diritto ad un’anzianità serena.
I conservatori possono ritenere che l’intervento pubblico non serve, la sinistra no e per questo è danneggiata più di altri dalla sua crisi che ne mina la credibilità stessa per il governo.
La debolezza politica attuale della sinistra. La prevalenza di alternative tra persone, la sottovalutazione del confronto tra visioni alternative hanno rafforzato l’idea che le soluzioni alla crisi siano di un’unica matrice possibile, quasi di carattere tecnico. Già Marx aveva denunciato con preoccupazione che la politica e l’economia venissero ridotte a tecnologia.
Il valore di visioni alternative che si confrontano è di far capire chi rappresenta chi e di influenzare le posizioni per la forza delle idee e delle proposte. Solo visioni alternative sono in grado di riconquistare i cittadini all’utilità della politica e in particolare di ricondurre al voto il mondo della sinistra.
Oggi la crisi è aggravata da un rifiuto che accomuna tutta la politica, l’unico modo di uscirne è indicare con chiarezza che un altro modello di sviluppo, di società è possibile, altrimenti la credibilità di un’alternativa di sinistra si indebolisce.
Senza alternative la partecipazione non è possibile e la sinistra non è in grado di dimostrare che un altro mondo, migliore, è possibile.

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