Circolo Gramsci per una fase costituente dal basso

28 Maggio 2013
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Simone Seu - Presidente dell’Associazione culturale “A. Gramsci”

Anche a Cagliari qualcosa si muove a sinistra. Ecco il report dell’iniziativa del Circolo Gramsci, fuori da PRC ma dentro la sinistra per una fase costituente dal basso.

Circa due settimane fa, chi si fosse trovato a passare in via Doberdò 101 nel quartiere di Is Mirrionis, avrebbe certamente notato una bandiera rossa nuova di zecca e un capannello di persone fuori dall’entrata dello storico circolo di Cagliari. Nulla di nuovo, avrebbe pensato, una delle tante iniziative che i “comunisti del Gramsci” organizzano da 15 anni a questa parte. Eppure qualcosa di nuovo c’è stato: il giorno venerdì 17 Maggio, in barba alla superstizione, il Circolo ha ufficializzato la sua uscito dal Partito della Rifondazione Comunista dopo 22 anni al suo interno. Da inizio serata fino alle nove, i suoi locali, sono stati teatro di una partecipata assemblea (circa 70 persone) sul futuro del circolo, dei comunisti e della sinistra nel nostro paese. Quella che ha seguito e partecipato all’iniziativa, è stata una platea attenta ed estremamente eterogenea. Militanti del “Gramsci”, compagni di altri circoli del Prc, ex iscritti, compagni di SEL e del movimento studentesco universitario, il consigliere regionale Giuseppe Stocchino e quello Comunale Enrico Lobina, esponenti del sindacato e tanti singoli.

Una dolorosa ma ineluttabile scelta

Il Circolo Gramsci nasce con il PRC nel 1991. E’ il primo circolo ad aderire in Sardegna al nuovo partito. Da quella data centinaia di militanti e simpatizzanti sono transitati al suo interno, animandone la sede e promuovendo partecipazione ed elaborazione politica nel capoluogo sardo. Molto spesso in minoranza ed ostracizzato all’interno del partito “il Gramsci” è comunque rimasto al suo interno continuando a svolgere attività sul territorio. L’unità, la disciplina e la salvaguardia di una comunità politica, sono stati e sono, valori irrinunciabili per i suoi iscritti.
La scelta di abbandonare il partito che si è contribuito a far nascere e crescere non è quindi stata presa a cuor leggero. Sia nella relazione introduttiva della segretaria Michela Caria, sia nei 16 interventi che si sono susseguiti è emerso come la decisione di lasciare il PRC sia stata difficile e sofferta. Una decisione dolorosa ma al contempo ponderata, ragionata e condivisa. Tanti sono stati gli interventi che hanno ripercorso gli ultimi 10 anni di vita di Rifondazione sottolineandone errori e limiti o che si sono soffermati sulle ultime vicende legate alla Federazione della Sinistra e alla sconfitta della lista “Rivoluzione Civile”. Quella che è emersa, è un immagine del PRC ormai insufficiente per la fase storica. Un partito autoreferenziale, incapace di connettersi con al realtà e di elaborare una proposta politica di massa; un partito che si guarda l’ombelico mentre fuori il mondo è sconvolto da avvenimenti epocali; un partito incapace di riconoscere i propri errori e fare autocritica; un partito che vive esclusivamente per il mero momento elettorale; un partito minoritario e testimoniale; un partito che ha perso l’iniziale “spinta propulsiva”.
In questi ultimi anni è inoltre venuta pian piano a mancare la spinta ideale e l’entusiasmo nei compagni. Tanti iscritti, giovani e meno giovani, hanno progressivamente ridotto la loro militanza allo stretto necessario per mancanza di passione.
Per tutti questi motivi il Circolo Gramsci ha deciso di lasciare il partito della Rifondazione Comunista e di mettersi a disposizione di una nuova fase
costituente della sinistra e dei comunisti.

Il futuro del circolo

Oltre al confronto sulle ragioni di abbandono del PRC, l’assemblea ha anche discusso del futuro del circolo. Per proseguire nel proprio lavoro e non disperdere la comunità politica creatasi negli anni al suo interno, si è deciso di costituirsi come associazione politico-culturale a cui chiunque (tesserato a un partito o meno) possa iscriversi. Il Circolo Gramsci non ha infatti alcuna intenzione di mettersi da parte aspettando che arrivi il messia della sinistra italiana ma anzi, si impegna a proseguire e ampliare il proprio impegno su due direttrici: Iniziative territoriali ed Iniziative di più ampio respiro. Come molti interventi hanno sottolineato infatti, il circolo è sempre riuscito a coniugare iniziative nel quartiere (Mercatino del libro usato, pranzo domenicale per i senzatetto, sostegno concreto alle vertenze dei lavoratori, rappresentanza studentesca) a momenti di incontro, analisi ed elaborazione politica più generali sul marxismo e sulla politica italiana ed internazionale (Assemblee sulla questione palestinese, sulla rivoluzione bolivariana, sull’attualità del marxismo, su Gramsci, sui cambiamenti macroeconomici del capitalismo ecc…). Un lavoro che il circolo si appresta a svolgere assieme ai movimenti, alle associazioni, ai partiti e ai singoli compagni che nel tempo hanno collaborato con esso e con cui si potrà collaborare in futuro. In questo senso vanno letti i saluti e la disponibilità alla collaborazione sia di Matteo Murgia dell’Associazione Don Chisciotte sia di tanti e tante singoli. Nella sua relazione, la segretaria, ha inoltre sottolineato come, il contributo ai compagni del Prc che il circolo ha contribuito ad eleggere nelle istituzioni (in Comune, in Provincia e in Regione), non verrà certamente meno.

Una fase costituente di elaborazione e costruzione dal basso

I recenti avvenimenti politici italiani e più in generale la crisi economica, sociale e culturale che investe l’Italia e il mondo, sono stati i temi da cui la maggior parte degli interventi sono partiti per sottolineare la necessità di una forte organizzazione di classe nel nostro paese. A sintetizzare il pensiero unanime dell’assemblea sono le parole di Gianni Fresu: «Possibile che, proprio nel pieno di una così catastrofica crisi organica del capitalismo, siano i comunisti a dover arrotolare le loro bandiere e non le forze liberali e socialdemocratiche, responsabili di questo disastro economico-sociale?». Per queste ragioni il Circolo Gramsci si mette a disposizione di una fase costituente della sinistra italiana, una fase che superi le attuali forze politiche organizzate e ne costruisca una nuova. Una fase in cui si facciano i conti con gli errori del passato e in cui l’elaborazione collettiva sia il fulcro della formazione e del funzionamento della nuova soggettività politica. Su quale forma debba prendere questa “nuova organizzazione” le posizioni in campo sono tante; da chi vorrebbe un nuovo partito comunista assieme a una più ampia aggregazione della sinistra (sul modello del Fronte de Gauche/Izquierda Unida), a chi un partito unico della sinistra (sul modello della Linke) a chi un partito del lavoro (sul modello del PT Brasiliano). La maggior parte dei compagni del Circolo Gramsci, pur propendendo per la prima di queste ipotesi, non ha alcuna intenzione di chiudere il dialogo con chi la pensa diversamente. In questa fase nessuno può avere la presunzione di saperla più lunga degli altri. La tragicità congiunturale che l’Italia sta attraversando e la profonda crisi che la sinistra (comunista e non) sta vivendo, rendono infatti necessario e sacrosanto il dialogo. Solo mettendo da parte le vecchie ruggini, ascoltandosi e favorendo i momenti di confronto è possibile costruire un unità forte e stabile .

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